«Nel 2013 accoglievamo solo 23mila persone, quest’anno siamo a quasi 200mila. Se facciamo 200mila diviso 60 milioni di italiani, fa tre persone ogni mille abitanti. Visto così il problema immigrazione non esiste. È un problema che abbiamo costruito rendendo questa vicenda strumentale allo scontro politico tra governo e opposizione». Parola del prefetto Mario Morcone, capo dipartimento immigrazione del Viminale, intervenuto a Milano in occasione della presentazione del ventiduesimo rapporto sulle migrazioni della Fondazione Ismu.
Il piano Anci (Associazione nazionale comuni italiani) siglato a settembre, che prevede la distribuzione in tutti i comuni italiani di 2,5 migranti ogni mille abitanti, «è stato in parte bloccato dalle “colonne d’Ercole” del referendum», dice il prefetto. «Ma da lunedì 5 dicembre si ripartirà. I sindaci non possono decidere quello che gli pare sui migranti. Dobbiamo avere sì rispetto per chi è stato eletto, ma si presta giuramento alla Repubblica italiana e non si può interpretare questo giuramento a seconda della convenienza politica. Bisogna sradicare l’argomento immigrazione, che riguarda la vita delle persone, dal dibattito politico che mira ad acquisire il consenso».
I sindaci non possono decidere quello che gli pare sui migranti. Dobbiamo avere sì rispetto per chi è stato eletto, ma si presta giuramento alla Repubblica italiana e non si può interpretare questo giuramento a seconda della convenienza politica
Come convincere i sindaci ad accogliere i migranti? «Nel decreto fiscale che prevede l’abolizione di Equitalia è stato istituito un nuovo fondo come concorso dello Stato agli oneri sostenuti dai Comuni che accolgono i richiedenti asilo, che per quest’anno è finanziato con 100 milioni di euro», risponde. Per ogni richiedente asilo verranno riconosciuti fino a un massimo di 500 euro una tantum. E poi, aggiunge Morcone, «nella legge di stabilità stiamo cercando inserire lo sblocco del turn over per i comuni che accolgono i migranti». Incentivi economici in cambio di accoglienza.
Il problema oggi è che la mappa dell’accoglienza italiana è a macchia di leopardo, senza una logica. Con comuni virtuosi che accolgono migranti e richiedenti asilo, altri che lo fanno a stento e quelli che non lo fanno proprio. Lo dicono i numeri. Su 8mila sindaci solo 2.600 ospitano i migranti, tramite le gare gestite dai prefetti per la cosiddetta accoglienza straordinaria. E tra questi, quelli che hanno attivato volontariamente i progetti Sprar dell’accoglienza diffusa sono meno di mille. Per l’ultimo bando Sprar, su diecimila posti previsti dal ministero dell’Interno, i comuni ne hanno messi a disposizione circa cinquemila, la metà di quelli necessari. Pochi sindaci si prendono la responsabilità di essere loro stessi a portare i migranti sui propri territori. Le differenze si vedono dentro le stesse regioni. In Lombardia, ad esempio, solo 503 comuni su 1.527 accolgono migranti. Nel Lazio 108 su 378.
Il risultato è che viviamo ancora di accoglienza straordinaria più che di quella programmata, come vorrebbe il Piano nazionale accoglienza. Con casi, come quello di Gorino, Ferrara, in cui si fanno le barricate alla notizia dell’arrivo dei migranti. «Quello che è successo a Gorino non deve più succedere», dice Morcone. «Ogni comune deve mettere a disposizione la sua partecipazione al sistema di accoglienza».
Nel decreto fiscale che prevede l’abolizione di Equitalia vengono destinati 100 milioni di euro ai comuni che accolgono i richiedenti asilo. E nella legge di stabilità stiamo cercando inserire anche lo sblocco del turn over per questi comuni
Un sistema, dice Morcone, «che di sicuro ha delle inefficienze, ma io cammino a testa alta rispetto all’accoglienza che fanno in altri Paesi europei». Il prefetto ammette alcune falle nella gestione dei migranti: «Non si può dire che non capita che appena sbarcati ci siano minori insieme agli adulti nei centri di accoglienza. Non posso dire che non capita che nel centro di accoglienza di Lampedusa anziché stare solo 48 ore qualcuno ci stia anche dieci giorni. Ma questo succede perché siamo sempre in affanno nella ricerca di posti per queste persone, proprio per la scarsa collaborazione dei sindaci a offrire disponibilità». Ora, avverte, «deve partire la fase due». Finora il piano dell’Anci, come molte altre iniziative “sensibili” legate all’immigrazione, è rimasto nel cassetto per evitare proteste e barricate a pochi giorni dal referendum costituzionale. Ma dal 5 dicembre partirà la redistribuzione. I sindaci sono avvisati.
Non posso dire che non capita che nel centro di accoglienza di Lampedusa anziché stare solo 48 ore qualcuno ci stia anche dieci giorni. Ma questo succede perché siamo sempre in affanno nella ricerca di posti per queste persone, proprio per la scarsa collaborazione dei sindaci a offrire disponibilità