Referendum, la parola ai tweet: c’è già un vincitore ed è la paura

L’analisi dei tweet effettuata da Expert System non ci dice se avrà la meglio Renzi o i suoi avversari. Ma racconta di uno scontro tra città e provincia, di una polarizzazione tra Pd e Cinque Stelle e soprattutto di un sentimento collettivo in cui l’ansia prevale sulla speranza

Ansia e paura. Paura e ansia. Se il referendum fosse tra voto di pancia e voto di cervello, Beppe Grillo avrebbe stravinto. Perlomeno, questo si evince dalle elaborazioni di Expert System, eccellenza italiana specializzata nei Big Data proprietaria della piattaforma «Cogito» che effettua analisi semantiche di tipo qualitativo, in grado cioè di interpretare il senso dei testi e coglierne il significato. Una peculiarità che ha fatto di questa piccola realtà nata tra i banchi dell’Università di Modena un partner di giganti come Google e Microsoft.

Ultimamente, nell’imminenza delle campagne elettorali, Expert System ha giocato con i tweet e ha provato, a partire dall’analisi del loro contenuto, a predire come sarebbe finito il referendum britannico sulla permanenza nell’Unione Europea e le elezioni americane. Ci crediate o meno, ci hanno preso in entrambi i casi. E non potevano esimersi dal provare a fare altrettanto anche per il referendum costituzionale italiano del 4 dicembre, analizzando 120mila tweet dal 24 ottobre al 30 novembre

C’è un problema, però. Che dalle nostre parti non si può dire, causa blocco dei sondaggi due settimane prima del voto, chi vincerà. Certo ci sono conclavi e corse clandestine dei cavalli, ma una società quotata all’Aim di Milano come Expert System non può permettersi di infrangere la legge. Però si può dire altro, e non è detto che non sia altrettanto interessante. Ad esempio, mappare il sentiment dell’elettorato, analizzarne la polarizzazione, geolocalizzarne le preferenze. Se siete solutori più che abili, potreste usare questi dati per fare il vostro gioco e provare a predire i risultati di domenica sera.

Gli unici due partiti di cui si parla, nei cinguettii sul referendum sono il Partito Democratico e il Movimento Cinque Stelle. E i due leader che svettano – con buona pace del Cav., di Salvini di D’Alema e pure di Alessandro Di Battista – sono Matteo Renzi e Luigi Di Maio. Se qualcuno ci vuol vedere l’antipasto delle prossime elezioni politiche, faccia pure

Cominciamo, dai sentimenti prevalenti per l’appunto. Che sono ansia e paura. E che prevalgono nettamente, e sempre di più man mano che passa il tempo, rispetto a fiducia e speranza. Tutto abbastanza scontato? Forse. Meno scontato è chiedersi cosa ci terrorizza: la svolta autoritaria adombrata da Grillo o Berlusconi? La prospettiva di rimanere senza governo in balia di una nuova tempesta perfetta? Di sicuro non guardiamo il domani con la giusta dose di entusiasmo. Magari è solo propaganda, certo, però è significativo.

Quel che è ancor più chiaro è chi finirà di beneficiare di questa polarizzazione da fine del mondo. Gli unici due partiti di cui si parla, nei cinguettii sul referendum sono il Partito Democratico e il Movimento Cinque Stelle. E i due leader che svettano – con buona pace, di Salvini di D’Alema e pure di Alessandro Di Battista – sono Matteo Renzi e Luigi Di Maio. Terzo incomodo? L’immortale Cavaliere. Se qualcuno ci vuol vedere l’antipasto delle prossime elezioni politiche, faccia pure.


Curioso, ma nemmeno troppo dopo gli exploit grillini di Torino e Roma, è che i tweet di chi vota No prevalgano nei grandi centri urbani, mentre quelli per il Sì sono più equamente distribuiti. In particolare, il No svetta a Napoli, Bari, Genova (ovviamente!) e Milano, mentre il Sì è molto forte nelle province del centro-nord e stenta invece al Sud. Buone notizie per il premier, invece, arrivano dai dati elaborati il 30 novembre, nelle ultime 24 ore di rilevazioni, in cui i tweet a favore del Sì prevalgono nettamente su quelli contrari alla riforma. Sorpasso in vista? Per saperlo bisognerà aspettare domenica.


X