Che fine hanno fatto Sabrina Ferilli, Antonello Venditti, Claudio Santamaria, Fiorella Mannoia, e perché non regalano un concerto di Capodanno a Roma e alla sua sindaca Virginia Raggi, che hanno apertamente sostenuto? Sarebbe un atto di generosità per la città, e un sostegno pratico alla Prima Cittadina che è palesemente in difficoltà, confusa come non mai, davanti al voltafaccia di tutti i grandi e piccoli poteri capitolini che l’avevano appoggiata in campagna elettorale.
I sindacati di base, innanzittutto. Quelli della sinistra-sinistra dell’Atac e dell’Ama che si erano sbracciati per lei e poi si sono accodati alla Cgil rifiutandosi di lavorare sotto le feste. I capi dei tassisti, che improvvisamente hanno cominciato a parlarne male. Il generone degli affari e delle relazioni che ruota intorno allo studio Sammarco. Quelli dall’altra parte, gli amici del giro Micromega e dei Comitati per la casa.
Persino il segretario di Stato vaticano Pietro Parolin che alla vigilia del voto l’aveva benedetta dicendo: «le auguro ogni successo e di diventare quel che vuole diventare». E ovviamente Beppe Grillo, che l’aveva incoronata all’inizio della sua avventura. Dove sono finiti tutti? Possibile che non ci sia nessuno in grado di offrire uno straccio di sponsor per la fine dell’anno, una mano per tenere aperta la metro e sulle strade gli autobus? Una parola gentile per difenderla?
Dove sono finiti tutti? Possibile che non ci sia nessuno in grado di offrire uno straccio di sponsor per la fine dell’anno, una mano per tenere aperta la metro e sulle strade gli autobus? Una parola gentile per difenderla?
Ci sono due modi per raccontare il triste fine d’anno della Captain Fantastic della città eterna. Il primo è quello corrente, che un po’ tutta la stampa sta usando: incapace, ritardataria, lenta, inefficiente nei bandi, prigioniera della guerra tra fazioni del suo partito. Il secondo, più realistico, è la precipitosa fuga dal carro della Sindaca da parte del variegato mondo che aveva scommesso su di lei, per nobili motivi di cambiamento in qualche caso, per calcolo in molti altri.
Virginia Raggi non appare isolata soltanto nelle stanze del Quirinale – dove un video spietato l’ha mostrata mentre si aggirava smarrita tra le sedie, senza nessuno che le rivolgesse la parola – ma anche nel suo partito e nella sua città, dove all’improvviso è diventato “poco conveniente” associare a lei la propria immagine.
Lo scorso anno anche un burocrate venuto dal nord e del tutto inesperto di questioni romane, il prefetto Paolo Tronca, si era “dimenticato” del Concertone salvo svegliarsi intorno al 20 dicembre e rendersi conto che si doveva fare qualcosa. In extremis aveva trovato Intesa San Paolo, Enel, Poste Italiane, Tim, Toyota e Radio 2 pronti ad accollarsi le spese. E al Circo Massimo era arrivato un palco decente con sopra i Negramaro ed Edoardo Bennato. Quest’anno niente, nein, nada. Nessuno che abbia voglia di aprire il portafoglio. Nessuno che ci metta la faccia.L’assessore alla Cultura (e neo-vicesindaco) Luca Bergamo per metterci una pezza ha cercato di rovesciare la questione, e di attribuire la mancanza di un “grande evento” a una scelta culturale e ideologica, alla preferenza per una nuova idea di «comunità» che dovrebbe realizzarsi nella catena di micro-eventi con musicisti e artisti di strada programmati sui ponti e sugli argini del Tevere. Ma la pezza è molto trasparente. Il rattoppo si vede. E se il Capodanno non è in fondo un gran problema – Roma non avrà il solito concerto, amen – il resto dovrebbe preoccupare. Perché in tutta evidenza alla Sindaca non è bastato, per superare l’isolamento, spostare l’asse del Campidoglio dal vecchio raggio magico in odor di destra (Marra, la Muraro, Romeo) al nuovo entourage con natali a sinistra (lo stesso Bergamo, Paolo Berdini, Pinuccia Montanari, il nuovo assessore all’ambiente cresciuta alla scuola di Prodi). Quelli di prima erano forse impresentabili. Ma quelli di adesso non sanno o non vogliono spendere più di tanto le loro relazioni, i loro contatti, le loro agende.
Cosa immaginava, cosa credeva, Virginia Raggi quando si affacciò la prima volta al balcone del Campidoglio? Aveva idea di che tipo di bestia fosse Roma, che dai tempi di Cesare e Caligola fa e disfa imperatori in un battito di ciglia?
Insomma, la rete di interessi visibili e invisibili che governa Roma ancora una volta si mostra massimamente ingenerosa con i leader che sceglie, pronta ad acclamarli quando il vento è a favore e altrettanto svelta nel voltargli le spalle appena ne intuisce una qualche debolezza. Successe con Alemanno e con Marino.
Ora si intuisce che la Raggi è sulla stessa strada, e viene quasi da solidarizzare con lei. Cosa immaginava, cosa credeva, quando si affacciò la prima volta al balcone del Campidoglio? Aveva idea di che tipo di bestia fosse Roma, che dai tempi di Cesare e Caligola fa e disfa imperatori in un battito di ciglia? Qualunque cosa fosse, è andata in un altro modo, e sarà lei il capro espiatorio che ne dovrà portare il peso dopo il giro di boa del 2017, in solitudine.