Giuseppe Sala è tornato a fare il sindaco di Milano a tempo pieno. Lo ha annunciato su Facebook, con un lungo post. Giovedì notte, aveva annunciato che si sarebbe autosospeso con un comunicato stampa stringatissimo, subito dopo aver appreso di essere stato indagato dalla Procura generale di Milano con l’accusa di concorso in falso ideologico e materiale per l’appalto della piastra di Expo. L‘ex commissario dell’Esposizione universale ha spiegato di essersi preso una pausa, per capire di cosa dovesse rispondere, essendo stato informato solo dalla stampa.
“Ho deciso di autosospendermi – ha scritto Sala – poiché su un punto non si può transigere: un professionista, un uomo d’azienda e, tanto più, un amministratore pubblico hanno nell’integrità morale l’elemento insostituibile della propria credibilità. Ne va della dignità personale e della concreta possibilità di agire nell’esclusivo interesse dei cittadini. Io non ho alcun motivo di polemizzare con la magistratura”. Quindi la sostanza: “So di aver agito sempre nell’unico interesse di portare Expo 2015 al successo, con tutte le opere pronte il giorno dell’inaugurazione. Come so perfettamente di non aver mai goduto di nulla che non fosse il mio regolare stipendio e di non aver mai utilizzato i miei poteri per favorire qualcuno. Le verifiche svolte dai miei legali in queste intense giornate hanno chiarito sufficientemente il merito dell’indagine e l’inesistenza di altri capi di imputazione”.
Il centrosinistra tira un sospiro di sollievo. Eventuali dimissioni di Sala, che all’inizio non venivano affatto escluse, avrebbero riportato al voto Milano nel momento di maggiore crisi del Pd, più che mai diviso dopo la vittoria del No al referendum costituzionale.
Senza contare che Sala è un prodotto (politico) di Matteo Renzi. Ma anche le opposizioni, centrodestra e Movimento 5 Stelle, preferiscono non si riapra improvvisamente questa sfida, nonostante abbiano molto da guadagnarci in termini elettorali. L’obiettivo su cui nel 2017 si concentreranno tutti gli appetiti politici e’ infatti soprattutto nazionale.
C’è un fronte che però il gesto del sindaco di Milano ha aperto e difficilmente riuscirà a chiudere in tempi brevi: aver risposto in maniera tempestiva, e anche emotiva, alla notizia dell’indagine nei suoi confronti. Nessuno (o quasi) ha criticato la reazione di Sala dal punto di vista umano. Quello che in tanti hanno stigmatizzato è stata la scelta di fermare se stesso (e quindi la guida del Comune) al primo segnale della magistratura.
Dando così l’idea che chi sta a Palazzo di giustizia possa condizionare con poco sforzo la politica. Tema caro anche al centrodestra, che ai tempi del Berlusconi arrembante ci aveva costruito intere campagne elettorali. Il punto è: se arrivassero nuove accuse o un rinvio a giudizio, che cosa farà un Sala già autosospesosi? La fortuna del sindaco di Milano – politicamente parlando – si chiama Virginia Raggi. Il caos romano ha messo (per ora) in secondo piano lo scivolone milanese.
@ilbrontolo