Accade molto di rado, cioè quasi mai, che al termine di un evento di presentazione di un libro, o di un film, o di un album, io mi avvicini all’artista per fare la groupie. Ma con Cristina Donadio (Scianel nella seconda stagione di Gomorra, la serie tv prodotta da Sky e tratta dal libro di Roberto Saviano, recentemente uscita in Blu-ray e DVD) non ho potuto esimermi, al termine dell’incontro di presentazione del cofanetto, a Milano (per chi se lo stesse chiedendo,sì, Scianel è quella della scena con il vibratore/microfono, sì). “Mi piacerebbe tantissimo intervistarti”, le ho detto, “Il tuo personaggio è tra quelli scritti meglio in tutta la serie, secondo me”. “E anche tra i meglio interpretati spero?!” mi ha risposto, guardandomi con questi occhi blu profondi e sorridendomi con una dolcezza che rende inverosimile il parallelo con il personaggio che l’ha resa celebre al grande pubblico. “Beh, ma naturalmente!”, ho concluso. E abbiamo riso. E così, con il placet di agenti e uffici stampa, una chiacchierata di venti minuti ce la siamo fatta, io e Cristina Donadio, classe ’60, napoletana, attrice a tutto tondo, intensa e appassionata, formatasi tra palco teatrale e macchina da presa, ben prima di diventare per tutti Donna Annalisa aka Scianel.
Che donna è Scianel?
Scianel è una donna di potere, indipendente, intelligentissima, strategica (infatti è una giocatrice di poker); al tempo stesso è una donna spietata, orribile, disturbante, una iena, come lei stessa si definisce
Come hai dato vita al suo personaggio?
Quando mi hanno proposto il ruolo di Scianel per un attimo ho detto: aiuto, da dove comincio? Perché è un personaggio molto particolare, scolpito con l’accetta, pieno di contraddizioni.
Ti sei ispirata a delle camorriste reali?
In verità ho pensato che sarebbe stato sbagliato trattarla come una “camorrista” e ho fatto esattamente ciò che faccio quando lavoro a teatro: l’ho considerata un archetipo del male, una Lady Macbeth, una Medea, un personaggio della tragedia greca o shakesperiana. Era l’unico modo per appropriarmene fino in fondo, facendola diventare mia carne, mie lacrime, mio sudore, mio tutto; e per prenderne le distanze poi.
Le donne, quando scendono in campo, in qualsiasi campo scendano, nel bene e nel male, sono persino più determinate degli uomini, vanno dritte al punto, paradossalmente sono più feroci
Eppure Scianel è estremamente realistica e ha una potenza destinata a rimanere impressa nell’immaginario del pubblico, anche perché è l’unica vera donna Capo
Certo, non è la moglie di, non scende in campo per difendere gli affari di famiglia e fare le veci del marito arrestato o ucciso. Scianel è un capo tra i capi per sua scelta e questa è una cosa a cui non siamo abituati, nel nostro immaginario. Però è uno dei cambiamenti che stanno avvenendo, in generale, nel mondo e nella società, e anche nelle organizzazioni criminali. Adesso le donne hanno questa capacità di scelta e rivestono ruoli di grande potere, come nel caso del narcotraffico sudamericano. E poi come sempre, le donne, quando scendono in campo, in qualsiasi campo scendano, nel bene e nel male, sono persino più determinate degli uomini, vanno dritte al punto, paradossalmente sono più feroci. Ecco Scianel rappresenta questa nuova femminilità criminale in Gomorra.
Una femminilità forte, potente, senza una derivazione maschile. Tutto questo rende Scianel, in qualche modo, inesorabilmente sola. È inevitabile esserlo, se si è una donna così forte, tanto più in un contesto criminale?
Io credo che tutti quelli che fanno una scelta così determinata, così radicale, così senza ritorno, sono condannati a essere soli, maschi o femmine che siano. Certo, per una donna ci stranisce di più, perché la pensiamo più nel ruolo di compagna, complice, madre, e meno in quello di leader. Però sì, è destinata a essere sola, perché non si possono mostrare vulnerabilità, non si possono avere debolezze, bisogna essere fedeli a un solo obiettivo, che è quello del potere. Nel momento stesso in cui apri una piccola crepa, una piccola possibilità di accesso alla tua emotività, vuol dire che sei spacciato. E per questo Scianel non può guardare in faccia nessuno, costi quel che costi. Tutto le serve per accrescere il suo potere, incluso il suo rapporto con il figlio e in questo rappresenta l’orrore, totale, per quello che fa e per come lo fa
A proposito di Scianel e delle sue relazioni interpersonali, il suo rapporto con la nuora Marinella rappresenta la dicotomia tra quelle che sembrano essere le uniche possibilità per la donna, in quel mondo: essere la vittima (nelle sue innumerevoli declinazioni) o essere la carnefice. Il fatto però è che nessuna delle due sembra una vita desiderabile e viene il sospetto che siano tutte vittime dell’assenza opprimente di alternative. È un sospetto fondato?
Certo, in realtà Scianel e Marinella sono due facce della stessa medaglia e cioè essere donna in questo grande sistema perverso della criminalità organizzata, che è una condizione che ha un prezzo molto alto, sia che tu lo faccia da capo, attivamente, sia che tu lo faccia da vittima, subendolo. Devo dire che una delle scene più amate è quella in cui Scianel parla con Marinella di cosa voglia dire essere donna, ed è significativa nel senso che dici tu. In realtà quella scena è l’unica in cui lei mostri una sorta di umanità, in cui è come se – tra le righe – le dicesse “io ti capisco, anche io avrei voluto avere una vita, essere libera, però a forza di carocchie ce lo fanno imparare”, come a dire che in un modo o nell’altro devi sottostare alle regole del sistema.
Anche perché esistono donne che, nonostante i rischi che corrono, a un certo punto decidono di denunciare ma ne pagano conseguenze molto amare. Mi viene in mente Maria Concetta Cacciola (istigata al suicidio dalla sua stessa famiglia), Lea Garofalo (il cui corpo è stato sciolto nell’acido e mai più trovato), Giuseppina Pesce (che vive sotto protezione con i 3 figli)…
Certo perché nel migliore dei casi significa cambiare identità, andare via, dover proteggere i propri bambini, scappare sotto un sistema di protezione che a volte funziona e a volte meno; e comunque significa essere costretti a cambiare profilo, orizzonti, vita, per forza, perché la denuncia o comunque la ribellione, a volte anche il semplice dubbio, vuol dire fare i conti con tutto ciò che può succedere dopo, perché si sa che chi si ribella viene punito; ultimamente la cronaca ci ha proposto storie di donne che si sono allontanate dalle organizzazioni, hanno iniziato a collaborare con la giustizia e hanno denunciato fatti di cui sono state comprimarie o addirittura protagoniste; hanno raccontato cose anche orrende che hanno fatto in prima persona ma perché non potevano sottrarsi. Fossero nate e cresciute in altri contesti, probabilmente avrebbero avuto una scelta e la loro scelta sarebbe stata diversa
Cosa sarebbe diventata Scianel se fosse nata in un altro contesto?
Beh con la sua intelligenza e la sua determinazione, sarebbe potuta diventare una donna manager, un’imprenditrice, un esempio positivo
Eppure, nonostante la sua ferocia, Scianel è amata
Sì perché, al netto dell’orrore, è un personaggio forte, con una femminilità prorompente e un’irrinunciabile indipendenza che le consente di non sottostare a nessuno
E cosa ti dicono le fan? Immagino che tu non possa più camminare per strada senza essere fermata, soprattutto a Napoli
Sono cambiate tante cose dopo Scianel. Per le donne è diventata una sorta di modo di essere o di stato d’animo, che non significa sentirsi una camorrista ma, per esempio, un giorno sono andata a comprare il pane e la ragazza nella panetteria mi ha riconosciuta subito e mi ha detto: “Che emozione! Ieri sono andata a dare parola con il mio fidanzato, futuro marino, e prima di entrare l’ho guardato e gli ho detto: ma tu lo sai perché mi chiamano Scianel? Perché ne capisco assai di profumi e tu puzzi già di morto” e io le ho chiesto “No, ma perché gli hai detto così, poverino, rischiando magari che scappasse?” e lei mi ha risposto “Perché devono capire subito chi comanda in famiglia”
Insomma sei la versione femminile di altri tormentoni che sono nati da Gomorra. Del resto hai anche tu la tua parodia, Cotto e Ammazzato con Barbara Foria
Esatto! Che usa il vibratore come frusta o come matterello. Ecco, quando ti rendi conto che c’è qualcuno che fa una parodia di un personaggio che hai interpretato, vuol dire che quel personaggio è arrivato
Chiuderei con una domanda marzulliana: quanto di Scianel c’è in Cristina e quanto di Cristina in Scianel?
Potrei risponderti che l’unica cosa che le accomuna è la profondità, le contraddizioni che hanno, che tutti abbiamo, ma sarebbe troppo semplice dirti questo. La verità è che per appropriarmi di un personaggio così complesso, sono dovuta andare a cercare i miei demoni più nascosti, perché ognuno di noi ce li ha, che giacciono da qualche parte. Noi che facciamo questo mestiere abbiamo la possibilità di attingere a piene mani a tutto ciò che il nostro animo nutre, nel bene e nel male. Hai sempre bisogno di qualcosa di tuo, ma è un processo quasi misterioso, difficile da raccontare, intimo in un certo senso. Un attore si ritrova da solo con la propria anima e lì deve aprire i cassetti che è necessario aprire. Questo è anche il bello del nostro mestiere, non aver paura. Molte altre persone non hanno la spinta a cercare di capirsi, mentre per noi attori più vai sotto, più vai dentro, più scopri cose di te che puoi trasformare e rielaborare nei personaggi…però devi avere il coraggio. Scavare dentro di sé non è mai cosa semplice
Ultimissima domanda, lo giuro: quanto è stato emotivamente impegnativo indossare i panni di Scianel?
A volte più e a volte meno, però ci sono stati dei momenti molto toccanti, nel senso che magari tornavi a casa all’alba (perché gomorra si gira quasi sempre di notte) e non riuscivi a chiudere occhio perché avevi girato scene feroci; quello è un mondo di orrore, aleggia il male, un sentimento mortifero, gli stessi personaggi non sorridono mai; se ridono, ridono di scherno; sono sempre guardinghi. Ma la cosa più faticosa è sapere che stai mettendo in scena delle situazioni che sono reali, estremamente verosimili; che quella cosa che tu stai per fare, per quanto abominevole, è stata fatta da qualcuno prima di te, nella realtà. Nel momento in cui si gira io sono Scianel, e non ho un giudizio verso me stessa, in linea con lo stile di Sollima, che si basa sulla narrazione pura dei fatti; ovviamente però quando torni nella tua realtà, ti spogli di quegli abiti e senti il peso. Però devi metterlo da parte, perché sai che il giorno dopo si ricomincia. Nel complesso è senza dubbio impegnativo. Io me ne sono resa conto ma anche i miei compagni di avventura, soprattutto quando finiscono le riprese ed emergi dall’atmosfera cupa, allora l’adrenalina sfuma e tu senti una stanchezza emotiva molto forte. Adesso però siamo tutti carichi, perché si ricomincia!
Lo so, lo so, non ti chiedo nulla perché so che non puoi rilasciare dichiarazioni sulla terza stagione…
Esatto, posso solo dirti che se ne vedranno delle belle!