Subito elezioni, con un correttivo alla legge elettorale al Senato, dopo aver atteso la pronuncia della Corte Costituzionale sull’Italicum. Lo ha chiesto una delegazione di parlamentari M5s. La deputata Giulia Grillo ha escluso nuove modifiche alla Costituzione, mentre Alessandro Di Battista ha annunciato future modifiche.
La deputata Giulia Grillo ha esordito, commentando: «È stata una battaglia, crediamo nel valore e nella correttezza di questa Costituzione. Come M5s nasciamo dal fatto che molte parti di questa Costituzione non sono state realizzate. Ringraziamo tutti i cittadini italiani che hanno partecipato a questo voto e che hanno sancito spero per un lungo periodo che in questa Costituzione gli italiani si rispecchiano».
«Bisogna andare a elezioni subito – ha aggiunto il senatore Vito Crimi -. Nessuno pensi di bivaccare in questo Parlamento per arrivare al traguardo di 4 anni e 6 mesi che fanno scattare il vitalizio o pensione. È arrivato il momento di dare la palla agli elettori, che hanno dimostrato che quando sono chiamati a pronunciarsi fanno sempre la scelta giusta».
Sulla legge elettorale che sarà utilizzata si è espresso Danilo Toninelli: «Abbiamo imparato che non c’è alcuna possibilità con questi partiti di trovare accordi su leggi buone. Al Senato ci potremo e ci potranno mettere pochi giorni per fare dei correttivi, al netto di quello che dirà la Corte Costituzionale sull’Italicum alla Camera». Toninelli ha aggiunto che una volta che l’M5s avrà la maggioranza farà passare la propria proposta di legge elettorale.
«Siamo estremamente contenti e soddisfatti – ha detto Alessandro Di Battista -. Ci siamo impegnati moltissimo in questa campagna, lo abbiamo fatto usando i nostri mezzi scarsi, senza un euro di soldi pubblici. Vorrei segnalarvi due cose: quando non c’è un quorum l’affluenza è record. Va modificata la Costituzione per dare più potere ai cittadini. Va inserito in Costituzione il divieto di cambiare casacca. È tempo definitivamente di chiudere con la parola “antipolitica” legata al Movimento 5 Stelle. Basta, non se ne può più. Gran parte dei giornali e della tv erano contro di noi. Quella che è stata definita forza antipolitica ha difeso la Costituzione».
La conclusione è spettata a Luigi Di Maio: «Oggi ha perso l’arroganza al potere. La politica italiana che pensa che siano populismo» le proposte del Movimento Cinque Stelle. «Da domani saremo al lavoro per preparare il futuro governo a Cinque Stelle – ha aggiunto -. Siamo pronti a mettere in pratica tutti i passaggi necessari per arrivare a nuove elezioni. Noi al governo di questo Paese arriviamo in un solo modo: con il voto dei cittadini italiani».
«L’esperienza del mio governo finisce qui. Domani pomeriggio riunirò il consiglio dei Ministri e salirò al Quirinale dove al presidente della Repubblica consegnerò le mie dimissioni». Lo ha detto il premier Matteo Renzi nel suo discorso a commento della sconfita nel referendum costituzionale. «È stata una grande festa della democrazia», ha esordito, facendo riferimento all’alta affluenza.
«Viva l’Italia che decide e che crede nella politica», ha detto. «Il No ha vinto. Questo voto consegna ai sostenitori del No oneri e onori. Tocca a chi ha vinto avanzare proposte per la legge elettorale».
«Agli amici del Sì vorrei consegnare un abbraccio forte e affettuoso – ha aggiunto -. Ci abbiamo provato. Ma non ce l’abbiamo fatta. Mi assumo tutte le responsabilità della sconfitta. Dico agli amici del Sì che ho perso io, non voi».
«Fare politica contro qualcosa è più facile, fare politica per qualcosa è più difficile ma è più bello – ha aggiunto -. Io ho perso. Nella politica italiana non perde mai nessuno. Io sono diverso e lo dico a voce alta. Non sono riuscito a portarvi alla vittoria. Vi prego di credermi quando dico che ho fatto tutto quello che si potesse fare in questa fase».
Renzi con voce a tratti commossa ha elencato le principali leggi approvate dal suo governo e ringraziato la moglie Agnese e i suoi figli.
Il No stravince nel sud e nelle isole: Sardegna, Sicilia, Campania attorno al 60% e pure in Lombardia e Veneto.
Le uniche regioni a favore del Sì sono Trentino Alto Adige e Toscana. In Emilia – Romagna, l’unico testa a testa
PS: Renzi twittò «arrivo, arrivo» poco prima della sua prima conferenza stampa da Premier. Un altro indizio di dimissioni, a quanto pare.
La seconda proiezione di Emg/Acqua per La7 (con copertura al 40%) dà il No in ulteriore salita: No al 59,5, Sì al 40,5 per cento. «Non credo che ci saranno oscillazioni oltre il punto», ha detto Fabrizio Masia, direttore generale di EMG Acqua.
«Renzi vada a casa. Il Pd indichi un altro presidente del Consiglio e governi», ha detto a La7 il capogruppo di Forza Italia alla Camera, Renato Brunetta. «La maggioranza c’è ed è autonoma», ha risposto alla domanda se Forza Italia avrebbe appoggiato il nuovo governo.
Le prime proiezioni di Emg/Acqua per La7, con copertura al 10%, danno il No al 59,2% e il Sì al 40,8 per cento.
I nuovi exit poll ponderati di Ipr Marketing per la Rai segnano un allargamento del vantaggio per il No. Sia il secondo che il terzo exit poll danno il No al 57-61%, il Sì al 39-43%
Dal Viminale, arrivano i primi dati reali. Con 812 sezioni scrutinate su 61.551, il No è davanti col 61,1% dei consensi.
«La grande affluenza è un ottima notizia – dice il vicesegretario del Pd Lorenzo Guerini -, non commentiamo gli exit poll». «Noi come Pd oltre a valutare nel corso della serata i risultati che giungeranno alla nostra attenzione – ha aggiunto – convocheremo gli organi del partito in pochi giorni. Presumibilmente già nella giornata di martedì convocheremo la direzione del partito per valutazioni dell’esito del voto referendario e per l’indicazione che trarremo da quella analisi rispetto alle valutazioni politiche da assumere».
Il primo leader a parlare è Matteo Salvini della Lega Nord: «Se fossero confermati gli exit poll, Renzi dovrebbe dimettersi tra pochi minuti. Senza governi del presidente. Si torni alle urne. Non sarebbe una sconfitta solo di Renzi, ma anche dei suoi servi, servetti e tirapiedi. Dai banchieri, ai finanzieri, da Confindustria a Coldiretti, da pseudointellettuali e pseudogiornalisti. Contro tutto e contro tutti».
Sono stati resi noti i dati sul voto degli italiani all’estero: su oltre 3 milioni di aventi diritto i votanti sono stati 1,251 milioni, pari al 31,3%, in linea con il dato delle politiche del 2013.
Sono stati resi noti i primi exit poll del referendum costituzionale. Secondo le rilevazioni di Emg-Acqua per La7, il No è in vantaggio con una forchetta compresa tra il 55 e il 59 per cento. Il Sì sarebbe tra il 41 e il 45 per cento. Secondo gli exit poll di Ipr Marketing-Istituto Piepoli per la Rai, il No è in vantaggio con il 56-60%, mentre il Sì oscilla tra il 40 e il 44 per cento.
Il premier Matteo Renzi ha indetto una conferenza stampa a mezzanotte. Con questi dati si rafforza l’ipotesi dell’annuncio delle dimissioni.
Il Presidente del Consiglio Matteo Renzi ha convocato i giornalisti per mezzanotte. Le speculazioni su questa scelta inusuale – lo spoglio sarà iniziato da appena un’ora – ha scatenato i dietrologi. La voce più accreditata è quella di chi parla di risultati netti che emergono dagli exit poll riservati (qui un esempio, se volete rovinarvi la sorpresa) e che non sarebbero favorevoli al Governo. Per saperne di più, ovviamente bisognerà aspettare dopo le 22.
Difficile dire chi ne possa beneficiare, per ora, ma l’altissima partecipazione al voto referendario è indubbiamente la prima vera notizia della giornata. Secondo i dati arrivati al Viminale l’affluenza alle urne alle ore 12 in Italia si è attestata al 20,09%, mentre il dato delle 19 è sopra al 57%. Questo significa che a quattro ore dalla chiusura dei seggi avevano già votato 26,6 milioni di persone. L’asticella per raggiungere il 50+1 dei consensi è quindi già ora molto alta, attorno ai 13 milioni di voti (al netto delle schede bianche e dei voti non validi). Dovesse raggiungere il 70%, come molti prevedono, ci vorranno più di 15 milioni di voti per vincere.
Alle 19, la Regione in cui si è votato di più è stata l’Emilia-Romagna (67,6%), quella in cui si è votato di meno la Calabria (44,34%). La provincia con la più alta parteceipazione al voto è stata Vicenza (67,86%), la peggiore Crotone (39,25%). In generale, come al solito, si è votato molto più al centro nord che al Sud.