Svizzera: il giornalista denuncia disfunzioni nel voto e viene condannato

Una storia molto italiana (o anche peggio): un giornalista scopre un bug nel sistema di voto elettronico per una consultazione e lo rende noto. Il problema è che, per scoprirla, ha dovuto effettuarla di persona, commettendo una irregolarità grave

Dopo le noiose polemiche sulle matite copiative o anticopiative, c’è da dire che nemmeno il voto elettronico sia esente da problemi. Ad esempio in Svizzera, dove sono convinti che tutto funzioni al meglio manco fosse la Germania, fa scalpore il caso di Joël Boissard, un giornalista di RTS che, in vena di inchieste scomode, era riuscito a dimostrare che, con il voto via internet, era possibile imbrogliare.

Si riferiva per la precisione a un referendum nel marzo 2015, dove a causa di una falla del sistema i cittadini di Ginevra potevano votare due volte. Boissard, per poterlo raccontare, si è visto costretto, lui in persona, a votare due volte. Insomma, per diritto di cronaca, ha dovuto infrangere la legge (frode elettorale), addirittura auto-denunciandosi attraverso gli articoli.

Bene. Scandali a parte, la notizia non è che il sistema di voto svizzero via internet possa aver presentato delle disfuzioni, ma il fatto che il giornalista sia stato, a distanza di un anno, condannato. Del resto, la legge è legge: cosa importa se ha reso nota una falla del sistema, quando ha commesso un reato? E cosa importa se, subito dopo averlo fatto, ha avvisato i vertici del ministero? La risposta è, per gli svizzeri: niente. Non ci importa niente.

Il procuratore federale Marco Renna (di solito si occupa di mafia, terrorismo e riciclaggio di denaro sporco) dopo aver ascoltato la versione di Boissard, non è rimasto convinto. “Approfittando di una falla della piattaforma elettronica che registrava voti elettronici per il Cantone di Ginevra, ha intenzionalmente esercitato in maniera illecita i suoi diritti politici votando in due riprese, esercitando cioè una seconda volta un diritto che aveva già esaurito al primo voto”, questo è il testo ufficiale della decisione della procura.

E quindi? Quindi si fa ricorso e dopo un tira e molla, la palla passa al Tribunale Penale Federale, che deciderà, dopo un processo fissato per il 2017, se Boissard avesse avuto o meno ragioni valide per giustificare la sua condotta reprensibile. Molto bene. Cioè, molto male. È la Svizzera, ma sembra tanto (tanto) la vicina Italia.

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