Arriva il Natale e gli italiani si siedono a tavola. Una ricorrenza da celebrare tra capitoni e cappelletti in brodo, senza dimenticare capponi, spaghetti con le vongole, cozze e panettoni. Da Nord a Sud, seppure tra mille differenze territoriali, sotto l’albero il Belpaese riscopre le tradizioni culinarie delle Feste. Con alcuni immancabili punti fermi: il pesce alla Vigilia, la carne il giorno successivo. E se la crisi porterà qualche regalo in meno, quasi ovunque il ricco menù non risentirà delle difficoltà finanziarie. Solo per preparare il cenone di Natale e quello di Capodanno gli italiani spenderanno 4,6 miliardi di euro. Rispettivamente, secondo le stime di Confcooperative, si tratta di un investimento enogastronomico pari a 2,5 e 2,1 miliardi di euro. In totale ogni famiglia spenderà 106 euro, alla faccia della congiuntura economica.
Chissà, forse un ruolo fondamentale lo hanno giocato le ultime crisi politiche. Forse sono state determinanti le incertezze internazionali e le crescenti incognite sul futuro. Intanto, senza grandi punti di riferimento, gli italiani sembrano aver riscoperto le tradizioni delle Feste. Le statistiche mostrano come nove connazionali su dieci trascorreranno il Natale in famiglia. Riuniti attorno al desco, soprattutto. Tra una partita a tombola e le statuine del presepe, quello che non può mancare a Natale sarà il dolce. E qui il Paese si divide. Pandoro veronese o panettone di Milano? E nel secondo caso, con o senza canditi? Il dibattito è aperto, ognuno scelga secondo i propri gusti. Senza rinunciare, in aggiunta, a torroni, panforti e panpepati. Per dimenticare le amarezze dell’anno appena trascorso, se ne andranno oltre 500 milioni di euro. Questa, almeno, è la stima del Codacons per le spese dedicate ai dessert delle Feste.
Tra una partita a tombola e le statuine del presepe, quello che non può mancare a Natale sarà il dolce. E qui il Paese si divide. Pandoro veronese o panettone di Milano? E nel secondo caso, con o senza canditi? Senza rinunciare a torroni, panforti e panpepati. Per dimenticare le amarezze dell’anno appena trascorso, se ne andranno oltre 500 milioni di euro
Un passo indietro e si torna all’antipasto. Tra entrée e primi piatti, l’alimento più richiesto sarà ovviamente il pesce. Protagonista quasi indiscusso del cenone della Vigilia. C’è chi punta sul tradizionale capitone, chi preferisce un elegante piatto di crostacei. Per molti saranno immancabili cozze e vongole, altri non rinunceranno al filetto di spigola. I più raffinati punteranno su salmone affumicato e tartine con il caviale. Federcoopesca ha stimato la presenza di almeno un piatto a base di prodotti ittici sulle tavole di tre italiani su quattro. Per la felicità delle pescherie che già da qualche giorno hanno iniziato a prendere le ordinazioni. Secondo le stime del Centro Studi Confcooperative, quasi cento milioni di euro se ne andranno per primi piatti a base di vongole e frutti di mare. Almeno 450 milioni di euro, invece, serviranno per acquistare il pesce delle seconde portate. E se i prezzi risultano stabili rispetto allo scorso anno, in dodici mesi le associazioni di categoria hanno fotografato un aumento dei consumi pari al 5 per cento.
Non solo tradizione, però. Soddisfatte le liturgie della tavola, spazio alla fantasia. Dopo pesci e molluschi, ognuno dia sfogo alle ricette preferite. In vista delle Feste si stima che gli italiani spenderanno la bellezza di 520 milioni di euro per carni e salumi. Altri 400 milioni di euro andranno in frutta e verdura. Senza dimenticare i carboidrati: 230 milioni di euro serviranno per acquistare pane, pasta, farina e olio. E il companatico? Latticini, soprattutto. A formaggi freschi e stagionati sarà dedicata una spesa di circa 90 milioni di euro. Tavole imbandite di ogni delizia e inevitabili sprechi. «Stimiamo che circa il 20 per cento di cibi e bevande acquistati durante l’intero periodo di festività finirà nella spazzatura» spiegava alcuni giorni fa Carlo Rienzi, presidente del Codacons. Uno spreco medio di circa 23 euro a famiglia. Secondo la Cia-Confederazione italiani agricoltori, gli alimenti in eccesso acquistati negli ultimi giorni di dicembre rappresenteranno il 9 per cento circa della spesa. E così, raccontano, in breve tempo quasi 230 milioni di euro potrebbero finire nell’immondizia, letteralmente.
Tavole imbandite di ogni delizia e inevitabili sprechi. Si stima che circa il 20 per cento di cibi e bevande acquistati durante l’intero periodo di festività finirà nella spazzatura. Secondo la Cia-Confederazione italiani agricoltori, in breve tempo quasi 230 milioni di euro potrebbero finire nell’immondizia, letteralmente.
A Natale i nostri connazionali mangeranno parecchio. E berranno altrettanto. L’Osservatorio del Vino si aspetta un periodo festivo particolarmente frizzante. Senza grandi distinzioni geografiche, durante i prossimi giorni saranno stappate circa 62 milioni di bottiglie di spumanti italiani. Quasi il 10 per cento in più rispetto allo scorso anno. È il risultato di un’annata fortunata: se il trend fosse confermato, il comparto nazionale dei vini spumanti chiuderà il 2016 con una produzione di circa 625 milioni di bottiglie. Quasi il 20 per cento in più rispetto all’anno precedente. Da Natale a Capodanno scorrerà un fiume di alcol. Tra vini, prosecchi e spumanti, secondo le stime di Confcooperative si spenderanno circa 430 milioni. Per il Codacons anche di più, almeno 550 milioni di euro.