Un 2017 di aspiranti leader. Ecco chi tenere d’occhio

Nell'anno che porterà (prima o poi) alle elezioni Politiche, volti vecchi e nuovi cercheranno fortuna. Fra Gentiloni e Speranza, l'immancabile Berlusconi

Per la politica italiana, il 2017 sarà un anno di decisioni importanti. Che si voti in primavera o l’inverno prossimo, si concluderà infatti una legislatura di transizione. Tre premier Pd, Enrico Letta, Matteo Renzi, Paolo Gentiloni. Due maggioranze parlamentari diverse, prima con Silvio Berlusconi e poi senza. Due presidenti della Repubblica, di cui uno – Giorgio Napolitano – per la prima volta rinnovato alla scadenza del settennato. Ma chi bisognerà tenere d’occhio nel 2017? Qualche congettura va pur fatta, in attesa della prova dei fatti. Almeno per tentare di orientarsi nelle scadenze politiche in arrivo. Ecco, quindi, alcuni nomi che potrebbero lasciare il segno.

Paolo Gentiloni

Facile che il capo di un governo in carica sia fra i nomi da tenere d’occhio. Ma Gentiloni, 62 anni, potrebbe confermarsi come la sorpresa di questa stagione politica contraddittoria. Il suo nome è uscito dal mazzo dopo la sconfitta di Renzi al referendum costituzionale: il ministro degli Esteri non era mai stato citato fra i possibili successori a Palazzo Chigi. Eppure ci è arrivato col tappeto rosso, anche se con un incarico di fatto a tempo, almeno nelle intenzioni dello stesso Renzi, che è rimasto alla guida del Pd e vuole elezioni al più presto. Se, con la stessa squadra di ministri, Gentiloni farà meglio del predecessore, avrà salvato la ditta (e anche il diritto a un posto di rilievo nella prossima legislatura). Se farà peggio porterà, con sé il Pd in fondo alle urne. Per capirlo, bisognerà aspettare la data delle prossime elezioni.

Marco Minniti

Il ministro dell’Interno è uno che, di sicurezza nazionale e servizi segreti, se ne intende. Allevato alla scuola di Massimo D’Alema, amico di Francesco Cossiga, Minniti, 60 anni, ha gestito in questa legislatura dossier scottanti. Funzionario di partito quasi sempre dietro le quinte, il responsabile del Viminale si è trovato al posto giusto nel momento giusto. L’arresto del killer di Berlino a Sesto San Giovanni lo ha mandato subito nelle case di tutti gli italiani. Minniti può svolgere un ruolo interessante nel 2017: se saprà coniugare la fermezza dello Stato in materia di sicurezza con le politiche di accoglienza, avrà tolto la sinistra dall’angolo sul tema immigrazione, dopo quasi quattro anni di delega all’alleato Angelino Alfano. Senza contare che è il Viminale a dover gestire le elezioni Politiche.

Roberto Fico

Fra i due litiganti, il terzo gode. Se Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista dovessero risultare troppo ingombranti, specie dopo il pasticcio romano, il Movimento 5 Stelle potrebbe trovare nel presidente della commissione di Vigilanza Rai un nome alternativo, ma sempre di peso, nella ricerca di un candidato premier. Fico, 42 anni, fa parte di quell’ala “purista” del movimento grillino, che ha spesso contestato l’eccessiva autonomia di altri leader emergenti e che si è al contempo fatto le ossa nelle gerarchie parlamentari. Un nome alternativo anche a lui? Chiara Appendino, 32 anni, neo -sindaco di Torino, modello che spicca rispetto a quello di Virginia Raggi, Ma contro l’Appendino gioca il rischio di far apparire i grillini un partito come gli altri nel gioco delle poltrone.

Silvio Berlusconi

Non è davvero una sorpresa. Ma Berlusconi, 80 anni, un modo per rimanere determinante negli equilibri politici lo ha sempre trovato. E con la sconfitta di Renzi al referendum costituzionale è tornato a essere un interlocutore corteggiato anche fuori dal centrodestra. Il leader di Forza Italia ha infatti offerto una leale collaborazione a Gentiloni e al suo governo. Si dice che sia una collaborazione interessata a ottenere una legge elettorale proporzionale, che gli lasci libertà d’azione nella prossima legislatura. Berlusconi gioca su due tavoli: potrebbe fare da sponda a Gentiloni, come scegliere di rinnovare l’alleanza con la Lega di Matteo Salvini nel caso capisse di non aver ottenuto nulla a Roma. Divide et impera, è la regola del Cav redivivo.

La sinistra

L’incognita su quel che saranno il Pd e il centrosinistra dopo l’uscita di Renzi da Palazzo Chigi è talmente grande da imporre un breve elenco di nomi dentro l’elenco generale. Fra i Dem, interessante capire che ruolo avranno i sindaci più ascoltati da Renzi: da Giorgio Gori (Bergamo), che potrebbe pensare a una candidatura a governatore della Lombardia, a Matteo Ricci (Pesaro), che è dato in ingresso con un ruolo di peso nella segreteria nazionale. Interessante capire soprattutto chi sfiderà Renzi al congresso: si è fatto avanti Roberto Speranza, già capogruppo del Pd alla Camera. Più forte, ma non in lizza al momento, è il nome del ministro della Giustizia, Andrea Orlando. Ma c’è chi scommetterebbe anche su un colpo di scena della minoranza, magari con un nome tipo quello di Bianca Berlinguer.

@ilbrontolo

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