La Cina di Xi e gli Usa di Trump: ecco le conseguenze sui nostri portafogli

Nel Paese asiatico il valore da guardare è l’indice dei prezzi alla produzione, che potrebbe salire più del previsto. Negli Stati Uniti invece osservato speciale il livello troppo alto delle azioni. Mentre in Europa la partita è sui tassi

I mercati possono essere imprevedibili, per questo è meglio guardare i rischi all’orizzonte. Mentre la presidenza Trump prende il via, negli Stati Uniti vanno tenuti sotto osservazione i valori delle azioni. Dopo le elezioni dell’8 novembre sono saliti, con il risultato che oggi il price earning (P/E) è mediamente ben al di sopra della media degli ultimi dieci anni. Si tratta della metrica standard (prezzo/utili) per misurare il valore di un’azione, su cui gli investitori si possono basare per decidere se un’azione costa poco o tanto in relazione ai suoi fondamentali. È nella natura umana pagare meno per qualcosa che acquisterà valore in futuro, il fatto è che d’ora in avanti potrebbe non essere più così.

I rischi però vengono anche dalla Cina e sono legati all’indice dei prezzi alla produzione (PPI). Negli ultimi 5 anni il PPI cinese è sempre stato basso, ma sta ricominciando a salire. Se la tendenza al riazo continuerà, i prezzi dei beni di consumo in Occidente potrebbero risentirne nel corso dell’anno. Si tratta di un cambiamento destinato a non impattare unicamente sugli investimenti ma anche sul potere d’acquisto, e potrebbe essere un’inaspettata voce di spesa del nostro 2017.

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