Sulla cima del campanile, non si erge una croce ma una stella. A otto punte. E molte altre se ne trovano negli affreschi e nei candelabri all’interno. Nella basilica milanese di Sant’Eustorgio, questa stella a otto punte è il simbolo dei Re Magi. Le loro spoglie sono infatti arrivate in Europa attraverso il vescovo Eustorgio, nel quarto secolo dopo Cristo. La leggenda vuole che sia stato l’imperatore d’Oriente, Costante, a donare a Eustorgio i corpi dei tre Magi tumulati a Gerusalemme e poi spostati a Costantinopoli. Da lì, un carro trasportò un pesante sarcofago di marmo fino alla Dalmazia, per salpare verso la costa opposta e riprendere in Abruzzo il cammino verso nord. Si tramanda che, una volta arrivato a Milano, il carro si sia piantato improvvisamente dalle parti della Porta Ticinese. Troppo gravoso il carico. Un segnale, dunque, della provvidenza che in quel punto dovessero fermarsi le preziose reliquie. Sorse così la basilica di Sant’Eustorgio.
Che ci si creda o no, la leggendaria cometa che annunciava la nascita di Cristo è entrata nella tradizione milanese. Nel giorno dell’Epifania, si celebra il culto dei Magi, a Sant’Eustorgio. Eppure, oggi, i corpi dei tre sovrani d’oriente di cui parla il Vangelo di Matteo non si trovano più a Milano. Ma a Colonia, in Germania, nella poderosa Cattedrale che attorno alle preziose reliquie ha costruito la sua ricchezza. Perché dove si era fermato il carro di Eustorgio, è arrivata la forza di un altro Imperatore, venuto però da nord. Il Barbarossa. Che da Milano, come bottino di guerra, nel 1164 prese con sé quell’oggetto di culto che doveva avere un significato non solo spirituale ma simboleggiare anche la continuità del potere dai primi re cristiani.
La teca di Sant’Eustorgio è esposta al pubblico fino al giorno dell’Epifania. Come ogni anno. Conserva solo una tibia, un perone e una vertebra. Poi verrà rimessa in un tabernacolo che si trova piuttosto in alto, nella cappella a destra dell’altare. Nel 1904 queste reliquie furono restituite dalla Cattedrale di Colonia, grazie all’intervento dei due arcivescovi di allora, il cardinale Andrea Ferrari e il cardinale Antonio Fischer. Secoli di inimicizie politiche si sciolsero in un gesto di fratellanza. Proprio nei mesi scorsi, la teca è stata aperta per una rara operazione di pulizia, ovviamente con la supervisione ecclesiastica, e vi è stata trovata una pergamena che certifica questo accordo che risale a più di un secolo fa. E’ stata fotografata e studiata, poi di nuovo arrotolata e rimessa al suo posto. I sigilli di cera rossa spiccano sul coperchio della teca d’oro e vetro.
Milano è insomma la città dei Magi, insieme a Colonia e alla piccola Brugherio, dove viene vantata una reliquia arrivata sempre dalla città di Ambrogio. Il giorno dell’Epifania questa particolarità di Milano viene ricordata da un corteo in costumi storici che (attorno alle ore 11) parte da piazza del Duomo per arrivare alla basilica di Sant’Eustorgio, attraverso quella di San Lorenzo, dove c’è l’incontro simbolico con re Erode. I tre Magi portano oro, incenso e mirra in dono al bambin Gesù, che attende insieme a tutta la sacra famiglia sul sagrato. Il rito si ripete dal 1336. Si racconta che solo la peste è riuscito finora a fermarlo.
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