«È veramente una vergogna che nessuno dei parlamentari abbia il coraggio di mettere una faccia per una legge che è dedicata alle persone che soffrono e che non possono morire a casa propria e che devono andare negli altri Paesi per godere di una legge che potrebbe esserci anche in Italia». Parlava così Fabiano Antoniani, dj Fabo, nell’ultimo videoappello del 24 febbraio rivolto ai deputati italiani, il terzo rilasciato prima di partire per la Svizzera per avviare le procedure per la morte volontaria.
Fabo il 25 febbraio è arrivato nella clinica dell’associazione Dignitas per chiedere il suicidio assistito, accompagnato dal radicale Marco Cappato. Cieco e tetraplegico dal 2014, a causa di un incidente stradale, non può muovere né le gambe né le braccia. Respira con l’aiuto di un ventilatore e viene nutrito tramite un sondino che arriva direttamente allo stomaco. Dopo l’incidente ha tentato la riabilitazione e anche diverse cure sperimentali, ma non ha avuto risultati. Negli ultimi mesi, Fabo è diventato un simbolo della lotta per l’approvazione della legge sull’eutanasia e il testamento biologico.
Mentre Fabo si preparava a espatriare in Svizzera per cercare la morte che in Italia non gli è permessa, il Parlamento italiano rinviava per la terza volta l’inizio dei lavori per la legge sul biotestamento. L’avvio della discussione alla Camera era atteso prima a fine gennaio, poi il 20 febbraio, poi ancora il 27, e ora l’ultimo rinvio porta la data di inizio marzo.
Dopo dieci anni di battaglie, l’Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica tre anni fa ha depositato la proposta di legge di iniziativa popolare sull’Eutanasia legale. Un testo finito in un limbo di continui rinvii da parte del Parlamento. Eppure, secondo una indagine recente condotta con Swg, la legge è attesa dal 77% degli italiani.
Dj Fabo si è rivolto all’Associazione Luca Coscioni, chiedendo tramite un appello al presidente della Repubblica Sergio Mattarella di intervenire per sbloccare lo stallo della legge. Ma i suoi ripetuti appelli sono stati ignorati e il testo è ancora lì ad aspettare di essere discusso.
Nel suo terzo appello, Fabo, che voleva morire senza essere costretto a fuggire in un altro Paese, dà un giudizio molto severo sulla politica italiana. «Nessun parlamentare ha li coraggio di metterci la faccia», aveva datto, mentre alla Camera la discussione della legge veniva rinviata per la terza volta senza apparenti motivi. Poi Fabo “ha fatto le valigie” ed è partito per la Svizzera per andare a morire. «Sono finalmente arrivato in Svizzera», racconta in un audio pubblicato da Eutanasia Legale, «e ci sono arrivato, purtroppo, con le mie forze e non con l’aiuto del mio Stato».