Parla il leader degli indipendentisti veneti: «Voteremo Sì, ma il referendum di Zaia non servirà a nulla»

L'avvocato che ha difeso i Serenissimi assicura sostegno al referendum consultivo che si terrà quest'anno. Ma è convinto che sarà solo un'illusione che non porterà effetti, anche per colpa della Lega. Meglio la via catalana

Autonomia. Il Veneto terrà entro l’anno un referendum (consultivo) per chiedere ai suoi cittadini se vogliano che la loro Regione abbia maggiori competenze. E’ un meccanismo previsto dalla Costituzione, lo stesso che intende utilizzare la Lombardia, con un referendum gemello da far votare in contemporanea. Non è un caso che a intestarsi la battaglia autonomista siano due governatori leghisti, alla guida di Giunte di centrodestra: Luca Zaia, in Veneto, e Roberto Maroni, in Lombardia. Ma è nel Veneto che la faccenda si complica. Perché è una terra che storicamente ambisce più all’indipendenza che all’autonomia. «Noi lo sosterremo con tutte le forze, voteremo sì. Ma – dice a Linkiesta.it Alessio Morosin, guida del movimento Indipendenza Veneta – lo faremo per togliere il giocattolo a chi sta illudendo i veneti. Noi ci stiamo preparando già alla fase due: preparare una nuova legge che eserciti il diritto di autodeterminazione del Veneto. Il nostro modello è la Catalogna». Morosin, 61 anni, è un avvocato. Ha difeso anche i Serenissimi, la cui impresa in piazza San Marco risale a vent’anni fa esatti. Più di recente ha difeso la legge per un referendum iindipendentista davanti alla Corte Costituzionale. Che lo ha però bocciato, dando (in parte) il via libera invece a una seconda legge che consentirà appunto di convocare il referendum autonomista. Secondo Morosin, è impensabile che il quesito venga bocciato dai veneti. Ma dopo, «non accadrà nulla». Anche per colpa della Lega, dice.

Avvocato partiamo dall’inizio…
Prima chiariamo qualche concetto. La stragrande maggioranza delle persone, cittadini ma purtroppo anche tanti pseudo-esperti, non hanno ancora inquadrato il problema dal punto di vista legale. Noi crediamo all’indipendenza del Veneto attraverso la via istituzionale, pacifica e democratica, invocando il diritto all’autodeterminazione.

Questo è, quindi, il punto di partenza?
Sì, ma fate attenzione: indipendenza e autodeterminazione non sono sinonimi. L’indipendenza è l’obiettivo, l’autodeterminazione è lo strumento giuridico per arrivarci.

È lo strumento che avete usato davanti alla Corte Costituzionale…
Lì, ho contestato la competenza della Corte Costituzionale a decidere sul referendum per l’indipendenza. Perché l’autodeterminazione è ante-costituzionale, non anti-costituzionale. E’ un diritto che precede la Costituzione stessa.

Va bene. Ma che cosa voteranno i veneti, se saranno chiamati a votare quest’anno?
Una cosa demagogica, che non è indipendenza. Devo prima spiegare come ci si è arrivati.

Prego.
Si voterà il referendum previsto dalla legge 15, che il governatore Zaia ha detto essere la “madre di tutte le battaglie”. Ma noi come Indipendenza Veneta nel 2013 abbiamo raccolto 100.000 firme a sostegno di una proposta di legge regionale per un referendum sull’indipendenza. E nessuno, in Consiglio regionale, l’ha fatta propria. Nessuno, tranne un consigliere dell’Udc, che firmandola ha permesso di far partire l’iter. Abbiamo fatto votare anche 183 ordini del giorno di sostegno in altrettanti Comuni veneti. Poi è stato presentato un progetto di legge alternativo, quello per l’autonomia, diventato appunto la legge 15, per metterci i bastoni fra le ruote. Ma sa chi l’ha presentato?

Chi?
Forza Italia, non la Lega. La Lega oggi definisce il referendum la “madre di tutte le battaglie”, ma glielo hanno preparato gli altri. Del resto è diventata una Lega nazionalista…

Aspetti, restiamo ancora un po’ sul referendum. La Corte costituzionale ha salvato un quesito ampio…
Macchè quesito ampio… La Corte ha lasciato fare, perché sa che quel quesito non porta a nulla, non è altro che il testo dell’articolo 116 comma 3 della Costituzione, che prevede la possibilità di richiedere maggiori competenze alla Regione. Ma tutto resta nel solco della Costituzione.

È in questo che vedete una debolezza nel referendum?
Non vedo debolezza, vedo qualcosa di peggio. Noi lo sosterremo con tutte le forze, questo referendum. Voteremo sì. Ma lo faremo per togliere dal tavolo la demagogia, per togliere il giocattolo a chi sta illudendo i veneti.

Perché ritenete l’indipendenza un’altra cosa…
Ma l’indipendenza non c’entra niente con l’autonomia! Anche se vincerà il sì al referendum, poi ci sarà una trattativa a ridurre, perché sarà possibile ottenere più materie, fra quelle elencate nell’articolo 117 della Costituzione, ma non tutte le materie. E poi comunque non si otterranno neanche quelle, perché basta leggerlo, il 116: il terzo comma dice che dopo aver raggiunto un’intesa con la Regione, per ratificarla serve una legge dello Stato, che dovrà essere votata dalla maggioranza assoluta dei componenti delle Camere. Non accadrà mai, lo Stato non se lo può permettere. E sarà la tomba di una grande illusione.

Come fa a essere certo che non succederà mai?
La maggioranza assoluta dei componenti, non dei presenti? Non ci sarà mai. Si aprirà un vaso di Pandora: tutte le altre Regioni che avranno diritti da vantare, cercheranno di ottenere le stesse cose. Quindi nessuno otterrà quel che vuole.

«Noi ci stiamo preparando già alla fase due: preparare una nuova legge che eserciti il diritto di autodeterminazione del Veneto. Il nostro modello è la Catalogna. Non sono né i Governi né le corti Costituzionali di Italia e Spagna a decidere: la sovranità appartiene al popolo»

Però sembra che dia per scontato che i veneti voteranno sì all’autonomia…
Ma certo! Renzo Arbore direbbe che è una catalanata, quello che mi ha appena chiesto. Ti fanno una domanda: vuoi stare meglio di come stai adesso? È una domanda retorica. L’unica incognita è quante persone andranno a votare, se si rimanesse sotto il 50% sarebbe un male.

Ma?
Ma alla fine credo che il quesito vincerà con il 90%. Anzi, con il 110%.

E dopo?
E dopo, come le dicevo, non cambierà niente.

Così non rischia di morire anche il sogno indipendentista?
No. Noi ci stiamo preparando già alla fase due: preparare una nuova legge che eserciti il diritto di autodeterminazione del Veneto. Il nostro modello è la Catalogna. Non sono né i Governi né le corti Costituzionali di Italia e Spagna a decidere: la sovranità appartiene al popolo.

È ancora così forte la spinta indipendentista in Veneto?
È più forte di prima. Ci sono molte sigle indipendentiste. E il 70% dei militanti della Lega ci guarda con ammirazione.

Quali temi la mantengono così forte?
C’è un’identità e un senso di appartenenza fortissimo. E c’è un prelievo fiscale che ci impoverisce…

La Lega Nord, in tutto questo?
Matteo Salvini ha toccato le corde giuste per raccogliere consenso. Ma la Lega non è più un partito territoriale. Gode di una buona immagine in Veneto, grazie alla stragrande maggioranza dei suoi amministratori locali. Però la Lega con Salvini è ormai statalista e lepenista. No euro e no immigrazione sono temi che fanno guadagnare voti e potere: è questo che consente ancora di superare la contraddizione. Ma a livello locale, il 70-80% dei leghista è ancora indipendentista.

Ecco, appunto: un Veneto indipendente sarebbe, secondo lei, dentro o fuori dall’euro?
No euro o no Europa non hanno senso per noi veneti, almeno ponendo la questione in questi termini. Perché se fossimo indipendenti, potremmo rispettare i parametri di Maastricht. In Veneto abbiamo credito, non debito.

Ma la critica alle istituzioni Ue non è soprattutto una questione di identità?
Se sei debole, dipendi dagli altri. Se sei forte, sbatti la porta in faccia quando vuoi. Ecco perché quello dell’euro è un falso problema per noi.

Senta, vent’anni fa i Serenissimi. Se in vent’anni si è riusciti ad arrivare solo a questo referendum che non vi convince, non è che questo è il massimo risultato a cui si può arrivare?
Il problema è stata la strumentalizzazione che ha fatto la Lega. Noi il referendum per l’indipendenza lo faremo, volente o nolente lo Stato italiano.

@ilbrontolo

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