Tutto quello che sapete sull’Europa è falso

Chi ha detto che la moneta unica è stata una sciagura? E se rimanere nell’Unione ci convenisse? Pochi sanno, poi, che l’intera burocrazia europea impiega complessivamente meno dipendenti della città di Roma. Un prontuario dei Radicali smonta i falsi miti dell’euroscetticismo

LEON NEAL / AFP

Ma chi ha detto che l’Europa non serve a niente? Chi dice che la moneta unica ci ha impoverito e a Bruxelles si è instaurata una burocrazia che spreca un sacco di denaro pubblico? Per rispondere a questi e altri dubbi, Radicali Italiani ha deciso di rispondere punto su punto. Una lunga serie di domande e risposte per sfatare alcuni dei miti più diffusi, e spesso ingiustificati, sull’Unione Europea. Il documento finale è un vademecum utile a chi vuole difendere la scelta europeista. Una guida controcorrente, che solo per questo merita di essere letta.

Si parte dai sentimenti. Il concetto di patria europea è un’invenzione? Andatelo a dire ai 3 milioni e mezzo di giovani che dal 1998 a oggi hanno usufruito del programma Erasmus per trascorrere un periodo della loro vita in un altro paese dell’Unione. Parliamo di soldi? Al bar o in ufficio, c’è sempre qualcuno che si lamenta. «Sul piano economico l’Europa è stata una iattura». Il decalogo radicale smonta un altro mito. Finora l’Unione europea ha garantito prosperità. «Il boom economico italiano – si legge – coincide con l’esistenza della Comunità (poi Unione) Europea che abbiamo fondato nel 1957 assieme ad altri cinque Stati». Certo, c’è la crisi. Nonostante tutto, però, «il reddito degli europei, italiani compresi, è tra i più alti al mondo».

«Sul piano economico l’Europa è stata una iattura? Falso. Il decalogo radicale smonta un altro mito. Finora l’Unione europea ha garantito prosperità. E nonostante la crisi, il reddito degli europei, italiani compresi, è tra i più alti al mondo

Botta e riposta. L’iniziativa si chiama Europe First. “Tutto quello che sai sull’Europa è falso”. Un documento elaborato per smentire luoghi comuni sull’Unione «alimentati da chi cavalca il disagio delle persone per lucrare consenso elettorale», spiega il segretario radicale Riccardo Magi. E allora, è vero che l’Unione Europea non serve a niente? Falso. «Da oltre settant’anni l’Unione tra gli Stati nazionali europei è garanzia di pace». Un dettaglio non da poco, considerando che nella prima metà del secolo scorso proprio in questo continente sono state scatenate due guerre mondiali che hanno causato oltre 70 milioni di morti. Numeri alla mano, anche le critiche sulla burocrazia europea rischiano di perdere di sostanza. Tutte le istituzioni dell’Unione Europea impiegano complessivamente 55mila persone. «Per la sola città di Roma – si legge – lavorano 62mila persone, tra i dipendenti del comune (25mila) e quelli delle società partecipate (37mila)». Il risultato? «La spesa dell’Unione nel 2015 era pari all’uno per cento del PIL dell’Unione stessa, mentre la spesa pubblica nazionale dei 28 Stati membri, nello stesso anno, era pari in media a quasi la metà dei rispettivi PIL».

La burocrazia? Tutte le istituzioni dell’Unione Europea impiegano complessivamente 55mila persone. «Mentre per la sola città di Roma – si legge nel documento – lavorano 62mila persone, tra i dipendenti del comune (25mila) e quelli delle società partecipate (37mila)».

Pro o contro, il tema dell’appartenenza europea resta dibattuto. Non è che alla fine l’uscita dall’Ue sarebbe poi un vantaggio? Il vademecum radicale smonta un altro dubbio. «Con l’affermarsi del protezionismo e della guerra commerciale dell’America di Trump, i mercati di esportazione da cui ricaviamo un quarto del nostro PIL si faranno sempre più stretti e instabili: il mercato comune europeo con 500 milioni di consumatori e la moneta unica saranno l’unica salvezza dell’Italia e dei nostri partner europei». Qualcuno dice che l’Europa rappresenta un costo insostenibile. In realtà, si legge, è vero il contrario. Secondo le stime del servizio studi del Parlamento europeo «se alcune politiche già intraprese dall’Unione (come ad esempio il completamento del mercato interno, la creazione del mercato unico digitale e l’unione bancaria) venissero portate fino in fondo, il vantaggio economico potrebbe raggiungere negli anni circa 1.600 miliardi di euro». Non proprio spiccioli.

Certo, si parla di grandi economie. Ma i semplici cittadini e consumatori che vantaggio hanno avuto dall’Ue? Il grande mercato europeo, sostiene il documento radicale, ha portato benefici a tutti i consumatori europei, italiani compresi. Dallo sviluppo di fonti rinnovabili, all’abbassamento delle tariffe nel campo delle telecomunicazioni. Senza dimenticare il trasporto aereo. «L’Unione europea ha rotto i monopoli nazionali e aperto alla concorrenza, liberalizzando completamente le tariffe e l’accesso al mercato nel 1992. Da allora, l’incremento dell’offerta di rotte, della concorrenza tra operatori e dell’incidenza delle compagnie low cost sull’offerta di posti ha beneficiato i consumatori in termini di prezzo e di scelta. Volare era riservato alle élite. Oggi è un fenomeno di massa».

Le newsletter de Linkiesta

X

Un altro formidabile modo di approfondire l’attualità politica, economica, culturale italiana e internazionale.

Iscriviti alle newsletter