11mila sfollati, 18 casette: la ricostruzione del Centro Italia è peggio del terremoto

A vincere l’appalto da 1,2 miliardi, un’azienda di Terni che si era sempre occupata d’altro. Nel frattempo anche i contributi non arrivano. E i sindaci attaccano: «Sbagliato tutto sin dall’inizio. Troppa burocrazia e troppe carte, spesso inutili»

Basta affacciarsi alla Porta Romana di Norcia, dove è attivo uno dei presidi della Protezione Civile sin dalle prime scosse che hanno devastato il centro Italia: lungo la strada principale che attraversa il cuore del paese, ancora un cumulo di detriti e calcinacci tra case diroccate. «Le macerie sono ancora tutte lì», ci dice un signore, sconsolato. La gente, qui a Norcia, a sei mesi dal sisma è ormai svuotata, senza alcuna speranza concreta. Vuole solo sfogarsi e denunciare il proprio stato di abbandono. Facciamo pochi passi e ci ferma un imprenditore. Aveva un piccolo agriturismo, con annessa stalla e animali. «Ho perso praticamente tutto – ci racconta – e nessuno mi sta dando una mano. Pure per rivendere il latte che avevo accumulato prima del terremoto, avevo chiesto all’amministrazione semplicemente che liberassero dalle macerie la strada che porta al mio agriturismo, che non è nella zona rossa, ma niente. Ho mandato tre raccomandate e non ho ricevuto nessuna risposta». Alla fine ha dovuto provvedere da solo a liberare la strada e consentire il trasporto del latte, per racimolare qualche soldo. Abbandonati, insomma.

Esattamente come lo è Alessandra, terremotata di Arquata del Tronto. Dinanzi al silenzio delle istituzioni, anche Facebook può dare una mano. È da qui che è partito il suo appello, disperato, in cui chiede una roulotte per lei e sua madre: «non possiamo permetterci di pagare un affitto», dice. Già, perché il punto è proprio questo: tra casette che tardano ad arrivare e contributi inesistenti, chi può si è servito dei propri risparmi per spostarsi o comprare una piccola abitazione. Gli altri sono nella disperazione. Basta visitare il sito terremotocentroitalia.info per rendersi conto del livello di abbandono di tanti. Il 18 febbraio era una famiglia di Amatrice a chiedere disperatamente una roulotte, «anche usata» perché è urgente: «ci sono bambini». Il 20 febbraio a chiedere un alloggio era una coppia di Cingoli, in provincia di Ancona. Il 28 febbraio è stato, invece, proprio il Comune di Castelraimondo (Macerata) a lanciare un appello: «Si cercano alloggi per sfollati. Stanno vivendo una situazione difficile tutti coloro che hanno perso le loro abitazioni, dichiarate inagibili a causa delle scosse sismiche. Proprio per questo il Comune – si legge ancora – lancia un appello a tutti coloro che hanno un’abitazione da poter mettere a disposizione per i terremotati».

A vincere il mega appalto Consip per la realizzazione di 18mila moduli abitativi, con un incasso da 1,2 miliardi, è stato il Cns che, per Norcia e dintorni, ha affidato i lavori ad un’altra cooperativa, la Cosp Tecnoservice di Terni, che finora si è sempre occupata di tutt’altro, dalla raccolta di rifiuti alla gestione di piscine fino alla disinfestazione

CAOS CASETTE

Secondo l’ultimo report della Protezione Civile, il numero delle persone rimaste senza abitazione è salito a 11.623. Ma dai dati è evidente che la gestione dell’emergenza, tra Regioni, Comuni, Protezione Civile e commissario alla ricostruzione, è stata fino ad oggi a dir poco fallimentare. Da Ussita ad Arquata del Tronto fino a Cingoli, il grido dei sindaci è unanime: «hanno sbagliato tutto, sin dall’inizio». Ancora più diretto il primo cittadino di Visso, Giuliano Pazzaglini: «creare un commissario (Vasco Errani, ndr) è stato totalmente inutile. Ci sono i sindaci e i presidenti di Regione. È stato un grosso errore paragonare l’Emilia Romagna a terre completamente diverse come sono le Marche e l’Umbria». E il risultato non può che essere il caos totale. Se infatti circa novemila sfollati sono ospitati in strutture ricettive, altri tremila sono rimasti nei propri Comuni di residenza. Tuttavia, delle tremila casette da installare, ne sono state ordinate solo 1.470 e consegnate soltanto 18 a Norcia. «Sono per gli sfollati post 24 agosto (la prima delle terribili scosse, ndr) – ci spiega Andrea Liberati, consigliere regionale M5S in Umbria – ne erano previste 100, ma si arriverà massimo a 40 a fine mese. C’è un problema di competenza oltreché burocratico».

Basti questo: a vincere il mega appalto Consip per la realizzazione di 18mila moduli abitativi (e un incasso da 1,2 miliardi) è stato il Cns (Consorzio Nazionale Servizi, nel cui consiglio di sorveglianza, sedeva anche Salvatore Buzzi, braccio destro di Massimo Carminati) che, per Norcia e dintorni, ha affidato i lavori ad un’altra cooperativa, la Cosp Tecnoservice di Terni, che finora si è sempre occupata di tutt’altro, dalla raccolta di rifiuti alla gestione di piscine fino alla disinfestazione. «È inevitabile che i ritardi si accumulino», continua Liberati che ha da mesi portato il caso in consiglio regionale, ottenendo solo risposte di comodo.

Non è questo, però, l’unico esempio di ritardo: martedì dovevano essere consegnate 26 casette a Pescara del Tronto, ma tutto è saltato. La ragione? Bizzarra: mancherebbero le protezioni dai rumori del traffico veicolare lungo la Salaria. Ma siccome al fine non c’è mai peggio, l’ultima batosta è arrivata dal Consiglio di Stato che, come denunciato in un servizio di pochi giorni fa delle Iene, ha condannato il Cns per aver manipolato un appalto aggiudicato nel 2012, cosa che gli ha fatto decadere i requisiti morali. Morale della favola: le gare vinte negli ultimi quattro anni – compresa quella delle casette – potrebbero ora saltare. E i ritardi rischiano di accumularsi ancora. Non solo a Norcia. Siamo a Visso, uno dei paesi in provincia di Macerata più colpiti. «Qui abbiamo comunicato la nostra esigenza già un mese fa – ci spiega il sindaco, Giuliano Pazzaglini – la zona è estesa: abbiamo bisogno di 222 casette, considerando anche le varie frazioni». Bene. Quante casette sono arrivate? «Zero, ma è inevitabile così: sono completamente sbagliate le procedure. Troppa burocrazia e troppe carte, spesso inutili». L’esempio che ci fa Pazzaglini ha del surreale: «Ci hanno bloccato per giorni un’area adibita alle casette perché c’era una lettera di 15 anni fa mai protocollata e quindi mai ufficialmente cassata, che indicava una presunta incidenza di pericolosità per la costruzione in quella zona. Ma quella lettera era ormai superata solo che siccome non era stata mai nemmeno protocollata, ha bloccato i lavori».

Secondo l’ultimo report della Protezione Civile, il numero delle persone rimaste senza abitazione è salito a 11.623. Il grido dei sindaci è unanime: «hanno sbagliato tutto, sin dall’inizio. […] Troppa burocrazia e troppe carte, spesso inutili»

CONTRIBUTI FANTASMA

Insomma, un incredibile mare magnum. Non è un caso che in tanti hanno preferito non fare affidamento sulle casette. Meglio far da soli e aspettare che arrivi il cosiddetto «Cas», Contributo per l’Autonoma Sistemazione, ovvero l’assegnazione, per quanto stabilito da un’ordinanza di Palazzo Chigi, «ai nuclei familiari la cui abitazione principale, abituale e continuativa sia stata distrutta in tutto o in parte», di un importo massimo di 900 euro. Ecco, oltre al danno delle casette, è qui che risiede la tragica beffa: in Umbria, secondo quanto denunciato ancora da Liberati in consiglio regionale a inizio settimana, i contributi non sono mai arrivati ai cittadini. In alcuni casi è stato loro consegnato il Cas soltanto per settembre e ottobre; in altri, invece, non è mai arrivato un solo centesimo. Difficile capire a chi imputare le responsabilità, dato che Regione e Comuni continuano a giocare a scaricabarile. Né quello di Norcia è un caso isolato. In tante realtà, da Visso a Ussita passando per la stessa Amatrice, si sono accumulati pesanti ritardi sui contributi. I sindaci, però, si difendono: «è fisiologico – ci dicono – ma i soldi sono in rendicontazione, quindi arriveranno». È il quando, però, che spaventa chi sta raschiando il fondo del barile già da mesi.

Un’altra tragica beffa: i contributi non sono mai arrivati ai cittadini. Difficile capire a chi imputare le responsbilità, dato che regioni e Comuni continuano a giocare a scaricabarile

CONTAINER «INUTILI»

Per fortuna che ci sono i container, si dirà. Peccato siano «inutili», come denunciano tanti terremotati. E non solo perché in alcuni casi questi casermoni in cui non esiste intimità (come già denunciato da Linkiesta) sono stati sì consegnati ma non collaudati e dunque restano inutilizzabili. Ma anche perché, pure se lo si facesse, non servirebbe a nulla. L’ennesima beffa è servita: i climatizzatori presenti nei container, infatti, prevedono che se si registrasse una temperatura ordinaria come -5°C, il riscaldamento salterebbe, perché quella è la soglia minima di funzionamento. Peccato che di questo periodo a Norcia e dintorni temperature del genere siano all’ordine del giorno. Anche qui, però, il business intanto ha dato i suoi frutti: tra incompetenze e ritardi nella fornitura di casette, la Consip, vittima di stime della Protezione Civile mai definite, ha indetto ben tre bandi per il noleggio di queste strutture. Costo totale: 183 milioni di euro. Ma anche qui i ritardi sono indicibili: alcuni dei lotti previsti non sono stati ancora aggiudicati, nonostante il primo dei tre bandi sia scaduto il 16 novembre. Più di tre mesi fa.

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