Avversione alle perdite, gli investitori si comportano come i giocatori di golf

Uno studio sui golfisti professionisti ha mostrato che se avessero puntato su una strategia meno difensiva avrebbero ottenuto il 22% di compensi in più. Un comportamento che ricorda le scelte di molti investitori

RICHARD HEATHCOTE / GETTY IMAGES NORTH AMERICA / AFP

Uno dei capisaldi della finanza comportamentale è quello dell’avversione alle perdite. Detto in poche parole, la soddisfazione di ottenere un guadagno di 100 euro può essere molto inferiore della delusione che si prova perdendoli. Il fenomeno è stato studiato di recente anche nel golf, in un libro dei fratelli Ori e Rom Brafman dal titolo “Sway: l’irresistibile forza dei comportamenti irrazionali”. I giocatori, anche se professionisti, tendono a imboccare la strada più sicura, Tiger Woods compreso. Preferiscono perdere l’occasione di realizzare un “birdie” (quando un giocatore imbuca con un numero di colpi inferiore rispetto a quelli previsti) per paura di fare un “bogey” (imbucare con un numero di colpi maggiore di quanto ci si aspetta). Eppure questa strategia ha il suo costo, come in seguito hanno appurato due professori della University of Pennsylvania. Nel 2008, se ognuno dei top 20 golfisti fosse stato in grado di superare questo approccio, il suo guadagno atteso sarebbe cresciuto di 1,2 milioni di dollari (+22%).

Un discorso simile si può fare con gli investitori, che a volte si dimostrano eccessivamente avversi al rischio e per questo motivo perdono l’occasione di ottenere maggiori guadagni. Nel lungo periodo, però chi ha investito in Borsa ha ottenuto un guadagno maggiore rispetto a chi ha preferito tenere parcheggiati i propri soldi in luoghi sicuri.

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Nel lungo periodo, però chi ha investito in Borsa ha ottenuto un guadagno maggiore rispetto a chi ha preferito tenere parcheggiati i propri soldi in luoghi sicuri