Chi si aspettava una corsa sonnacchiosa per la presidenza di Assolombarda per il periodo 2017-2021 dovrà ricredersi. Nel programma di uno dei due candidati, Carlo Bonomi, si trova una proposta destinata a fare rumore e che rappresenta l’infrazione di un tabù per il mondo confindustriale: le associazioni territoriali del Nord, è il succo della proposta, devono vedersi, parlarsi stabilmente e affrontare per prime alcuni temi fondamentali. Anche a costo di fughe in avanti rispetto al resto di Confindustria, di cui pure si invoca in più punti l’unità. «Roma non è Milano, la Lombardia e il Nord. Come Roma non è il Sud, chiamato a uno sforzo e a strumenti straordinari», è la frase chiave di un programma che chiama le associazioni dei territori ad avanzare proposte su almeno tre punti: Industria 4.0, fisco politiche attive del lavoro.
In Confindustria, nonostante la recente pubblica dichiarazione di riappacificazione tra Gianfelice Rocca (presidente uscente di Assolombarda) e il presidente degli industriali italiani Vincenzo Boccia, le tensioni continuano su diversi dossier, a partire da quello del Sole 24 Ore. E la poltrona più alta dell’associazione territoriale di Milano e Monza-Branza diventa un terreno di contesa vivace. Da una parte c’è Andrea Dell’Orto, ex presidenza di Confindustria Monza, prima che questa si fondesse con Assolombarda. È vicepresidente della Dell’Orto SpA ed è appoggiato dalla base monzese e dagli imprenditori della meccanica. Dall’altra c’è Carlo Bonomi, piccolo imprenditore nel ramo biomedicale con un’impresa da 15,8 mln di fatturato e 100 dipendenti (Synopo), che gode dell’appoggio pesante dello stesso Rocca. Entrambi sono vicepresidenti di Assolombarda, rispettivamente per manifatturiero e alle medie imprese (Dell’Orto) e credito, finanza e fisco (Bonomi).
Linkiesta ha potuto visionare il programma di Bonomi. Assolombarda, si legge, si deve fare «promotrice di una serie di iniziative volte a ridisegnare visione, capacità di proposta, incisività nell’agenda pubblica, in modo più adeguato alle nuove specificità che la questione settentrionale pone come sfida alle nostre imprese. Così da poter esercitare con sempre più forza e potenza la funzione di traino solidale del Paese, sciogliendo le mani e le potenzialità delle imprese dai troppi vincoli che continuano a stringerle».
«Roma non è Milano, la Lombardia e il Nord. Come Roma non è il Sud»
Il progetto “federalista” è in parte figlio del risultato del referendum costituzionale del 4 dicembre. Tramontata la possibilità di riaccentrare alcune materie oggi in mano alle Regioni, risultano inapplicabili importanti pezzi di riforme, come il Jobs Act e la riforma della Pa. Ma c’è anche una riflessione più puramente economica. La presa d’atto che «la lenta ripresa italiana degli anni 2015-2016» è stata «territorialmente molto differenziata: i gap territoriali di occupazione e reddito pro-capite si sono ampliati negli anni Duemila e ancor più nel dopo crisi». Sulla base di queste premesse, Assolombarda, si legge nel programma di Bonomi, «deve innovare le sue metodologie operative. Il primo passo è cominciare a dar vita a iniziative stabili di tipo orizzontale, tra diversi territori e associazioni».
Sul piano concreto, il primo terreno su cui testare il nuovo metodo è quello dell’Industria 4.0: la proposta del presidente di Synopo è quella di creare una piattaforma autonoma di selezione e accompagnamento delle imprese verso gli intermediari bancari. Lo scopo è quello di non perdere tempo e far sì che le imprese riescano ad accedere agli incentivi del super e iper ammortamento previsto dal Piano Industria 4.0.
Poi c’è il fisco: le associazioni del Nord sono chiamate a una consultazione che dovrebbe portare a una proposta per razionalizzare i diversi regimi di tassazione oggi vigenti sui redditi delle persone fisiche e delle imprese. Nel programma, oltre all’invocazione di una spending review molto più incisiva, viene fuori anche una bozza di come dovrebbe cambiare l’Irpef. L’obiettivo è una revisione che preveda di «coprire i costi del welfare e prevedere un’imposta negativa sotto la soglia considerata di povertà».
Il fronte del Nord, nella visione di Bonomi, si deve organizzare anche sul fronte delle politiche attive del lavoro, dato che la Agenzia Nazionale del Lavoro non potrà più avere i poteri previsti per lo Stato alla luce della riforma costituzionale poi bocciata dalle urne. La strada indicata per uscire dallo stallo è quella di una “grande alleanza pubblico-privato”, sul modello tedesco. Il pubblico sarebbe un “accreditatore” dei soggetti abilitati alla ricollocazione. Mentre chi cerca lavoro dovrebbe essere libero di impiegare il proprio voucher, decidendo a quale soggetto accreditato, pubblico o privato, devolverlo. La struttura di questa organizzazione sarebbe regionale – con la dote-lavoro lombarda presa a modello – per evitare di ritornare alle inefficienti strutture provinciali.