Tratto dall’Accademia della Crusca
Il termine wi-fi, come si legge negli Oxford Dictionaries, risale agli anni ’90 e deriva da “wireless + an apparently arbitrary second element, after hi-fi; sometimes incorrectly interpreted as a shortening of Wireless Fidelity“, ossia ‘wireless + un secondo elemento apparentemente arbitrario, sulla scia di hi-fi; talvolta interpretato non correttamente come un’abbreviazione di Wireless Fidelity [‘fedeltà senza fili‘]’. In italiano è sia sostantivo, con il significato di “sistema di comunicazione a microonde […] a breve raggio […] per il collegamento di dispositivi elettronici portatili”, sia aggettivo, indicando ciò “che utilizza tale sistema: collegamento Wi-Fi” (ZINGARELLI 2016). Viene riportato con il trattino dai dizionari dell’uso che lo registrano, come Treccani, Garzanti, il già citato ZINGARELLI 2016, il GARZANTI e il Devoto-Oli 2009. Ma in questi dizionari è scritto ora con le iniziali maiuscole (Wi-Fi), essendo, almeno in origine, un marchio registrato, ora tutto maiuscolo (WI-FI), ora tutto minuscolo (wi-fi). Le oscillazioni riguardano non solo la grafia ma anche il genere: per ZINGARELLI e Treccani è maschile, per GARZANTI e Devoto-Oli è maschile e femminile. Nemmeno i dizionari, insomma, danno indicazioni univoche. Come regolarsi, di conseguenza?
Al di là del genere del referente, esistono lingue in cui le parole hanno un genere grammaticale, come l’italiano, il tedesco, il francese e lo spagnolo, e altre in cui invece le parole sono prive di un genere grammaticale, come l’inglese o il finnico. Per fare un esempio: una parola come gatta, in italiano, è femminile sia nel significato (‘felino femmina’), sia nel genere grammaticale (non a caso, è la gatta). In inglese, invece, la parola cat è di per sé priva di genere grammaticale (può riferirsi sia a un gatto maschio sia a una gatta femmina). Mentre per gli esseri animati, in molti casi c’è, per così dire, armonia tra genere naturale e grammaticale (come nel caso di gatta), in altri casi (e generalmente nel caso degli inanimati) il motivo per cui una parola è, in italiano, maschile o femminile, è solo linguistico e non ha a che fare con la natura dei referenti: perché lampadina è femminile ma lampadario è maschile?
Nel passaggio da una lingua all’altra, la situazione si complica ulteriormente. Oggigiorno adottiamo spesso parole dall’inglese, lingua in cui le parole sono, come già menzionato, prive del genere grammaticale. Un’espressione come wi-fi, nella lingua di partenza, non è né maschile né femminile, mentre quando il termine entra in italiano, questo deve per forza acquisire l’uno o l’altro genere (in italiano, grammaticalmente, non esiste il genere neutro).
Scrive Raffaella Setti nella scheda Genere dei forestierismi:
nella fase di ingresso di un prestito inglese nella nostra lingua è abbastanza frequente assistere a oscillazioni nell’attribuzione del genere; tali alternanze nascono o da una non perfetta padronanza dell’inglese da parte dei parlanti o da associazioni a traducenti diversi (ovviamente anche di diverso genere grammaticale) dovute a sensibilità e percezioni linguistiche non omogenee […].
Dunque, almeno in una fase iniziale, l’attribuzione del genere dipende anche dai nomi a cui il termine viene accostato in italiano. Così è stato, per esempio, per e-mail. Per wi-fi, i possibili referenti sono per esempio “rete”, da cui “la (rete) wi-fi“, oppure “sistema”, quindi “il (sistema) wi-fi“. Alcuni tecnici specializzati in reti, interpellati sul quesito, hanno manifestato preferenza per il femminile, dato che sono femminili anche gli altri tipi di rete: la LAN (da local area network) o la WAN (da wide area network). Viceversa, l’attrazione verso il maschile può dipendere sia dal fatto che il genere maschile è in italiano quello non marcato – come ricorda ancora Setti nella sua scheda – sia per il probabile accostamento con hi-fi, maschile in italiano, fondante, come abbiamo visto, anche nel conio dell’espressione.