Metelli, ecco la meccanica 4.0: «L’automazione è indispensabile, ma sono le persone a fare la differenza»

Viaggio nei capannoni dell’azienda bresciana che ha rivoluzionato i propri processi produttivi con i robot, riuscendo nel contempo ad aumentare l’occupazione: «Produrre non bastava più. Ora siamo un’azienda di servizi»

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Reverse engineering e primo equipaggiamento. Con ogni probabilità, quando più di cinquant’anni fa è stata fondata la Metelli, nessuno sapeva che quel che facevano – prendere un prodotto, smontarlo, riprogettarlo e in alcuni casi migliorarlo mantenendone il costo e di conseguenza il prezzo competitivo – aveva un nome, tanto più in inglese.

Contemporaneamente l’azienda ha sviluppato rapporti di fornitura anche con le case automobilistiche dalle quali ha attinto stimoli tecnici circa l’evoluzione dei ricambi per veicoli e la spinta al continuo efficientamento produttivo. In questo modo si sono costruite le basi di quel che oggi l’ha fatta conoscere nel mondo per la qualità del suo Made in Italy. Lo sviluppo dell’azienda ha subito un forte impulso a seguito della nuova strategia, passando dal concetto di vendere prodotti a quello di fornire un servizio completo, aspetto che la seconda generazione ha saputo implementare al meglio. Oggi Metelli fornisce un servizio in oltre 90 Paesi nel mondo e non solo un prodotto. Per porre in atto questa strategia si è avvalsa della professionalità della propria forza lavoro, non più solo concentrata a fabbricare un prodotto di qualità ma un servizio di qualità.

Siamo a Cologne, a pochi chilometri da Brescia, lungo l’A4. Terra di siderurgia, metalmeccanica e di vino Franciacorta; fatta soprattutto di imprese famigliari. Luigi Metelli decide di dar vita all’impresa, coadiuvato negli anni da alcuni fratelli e oggi dalla seconda generazione della famiglia. Luigi Metelli intuì che c’erano enormi possibilità nell’after market dell’automobile, quello dei ricambi per intenderci, come freni e componenti idraulici, pompe acqua, trasmissioni e parti motore, per dare una seconda o una terza vita alle automobili più vecchie.

«Negli ultimi vent’anni la pressione concorrenziale si è fatta sempre più aspra – racconta a Linkiesta Sergio Metelli – e la scelta strategica di cambiare approccio al mercato, da prodotto a servizio, si è rivelata vincente a seguito dei mutamenti in atto, questo ci ha permesso di incrementare i volumi produttivi ed entrare in nuovi mercati molto competitivi».

La Metelli quindi cambia: «Ci siamo resi conto che dovevamo offrire servizi accessori a ogni prodotto, per smarcarci dalla concorrenza di prezzo – racconta ancora Sergio Metelli – Per continuare a vendere, produrre non bastava più: bisognava consegnare, comunicare, assistere, seguire, garantire, presidiare, innovare. E bisognava fare tutto questo meglio degli altri». È un processo che non si è ancora completato e che probabilmente non si completerà mai perché è il mercato che cambia continuamente. Per farsi sostenere nel processo di cambiamento, Metelli si è avvalsa della consulenza di Porsche Consulting: «Ci sta aiutando a capire il miglior modo per pianificare la nostra flessibilità lungo tutta la supply chain – spiega Metelli – con uno sguardo alla strategia di domani. Stiamo mettendo in discussione tutto per crescere in maniera sostenibile».

«Le risorse umane, tuttavia, sono e continueranno ad essere la vera forza motrice dell’azienda.Non è certo l’automazione e la tecnologia ad eliminare posti di lavoro, ma ne cambia e ne modifica la professionalità richiesta per assolvere ai nuovi bisogni del mercato»

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Sono in atto cambiamenti trasversali che coinvolgono più aree aziendali influendo sul modo di lavorare e di affrontare i problemi ma con il solo obiettivo di offrire un servizio sempre più vicino a ciò di cui il cliente ha bisogno, per questo motivo sono state inserite figure professionali con competenze specifiche. La metamorfosi è totale, dalla logistica al marketing, sino all’assistenza post vendita: l´obiettivo strategico è differenziare al massimo il livello di servizio e personalizzazione, e allo stesso tempo recuperare sinergie all´interno delle operations.

Flessibilità, profittabilità e soprattutto persone. «Tutti i nostri processi produttivi sono ampiamente automatizzati – spiega Metelli – . Il costo della manodopera in Italia è elevato e va impiegata prevalentemente dove porta un maggior valore aggiunto; di conseguenza per spostare un pezzo all’interno della catena di produzione, è più opportuno utilizzare la tecnologia. La manodopera specializzata servirà sempre di più per far dialogare le macchine e le tecnologie di produzione e logistica: «Le risorse umane, tuttavia, sono e continueranno ad essere la vera forza motrice dell’azienda.Non è certo l’automazione e la tecnologia ad eliminare posti di lavoro, ma ne cambia e ne modifica la professionalità richiesta per assolvere ai nuovi bisogni del mercato».

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