Dica PicaRoma, 300 euro al mese per vivere a Fontana di Trevi: lo scandalo senza fine dell’affittopoli capitolina

47mila immobili, 25mila appartamenti, canoni ridicoli spesso nemmeno pagati, figli, nipoti e amici al posto degli assegnatari. Un giochino che al Comune di Roma costa centinaia di milioni. E che, se risolto, potrebbe cambiare davvero le sorti della Capitale

«Buongiorno, vivete in un appartamento del Campidoglio a Fontana di Trevi?».
«Sì, noi siamo affittuari del Comune di Roma».
«E quanto spendete?».
«Sono informazioni che non diamo, si deve rivolgere al Comune».

La famiglia De Lipsis vive in un alloggio comunale da decenni. La casa si trova a Piazza di Trevi 86, in un edificio storico che si affaccia sulla celebre fontana romana, dove ha abitato anche Sandro Pertini. Ma De Lipsis ci tiene a precisare: «Siamo in attesa di un nuovo contratto, abbiamo aderito a un piano di rinnovo e non sappiamo quanto spenderemo. Grazie e buongiorno». Nell’attesa del nuovo contratto, il Campidoglio incassa dalla famiglia De Lipsis un canone irrisorio, come se il meraviglioso appartamento di Fontana di Trevi si trovasse nei palazzoni popolari dell’estrema periferia romana. Quanto paga De Lipsis? Il Comune di Roma ci dice dai 210 ai 355 euro al mese. Non è uno scherzo.

Secondo le agenzie immobiliari un appartamento uguale a quello di De Lipsis si affitta a 4-5mila euro al mese e si vende a 2 milioni. Con affitti a prezzo di mercato, il Campidoglio incasserebbe per ogni immobile di prestigio 50mila euro in più all’anno. Una somma enorme considerando che le case comunali nel centro storico (da Piazza Navona al Colosseo) sono 574, appartamenti su cui pende una morosità da 9 milioni e 400mila euro. Oltre al danno la beffa.

Tutti conoscono Piazza Colonna, dove si trova Palazzo Chigi, la sede del governo italiano. In epoca papalina e fino al 1775, l’esecutivo pontificio invece si riuniva a Palazzo Nardini, in quella che allora si chiamava Via Parionis, bellissima stradina tra Piazza Navona e Piazza dell’Orologio. Passano i secoli e Via Parionis ha cambiato nome in – ça va sans dire – Via del Governo Vecchio. Col tempo cambia tutto, forse l’unica cosa a rimanere immutata in due secoli e mezzo è l’affitto delle case comunali: 176 euro al mese per un appartamento a Via del Governo Vecchio 104, 5 euro e 90 al giorno. Il vicino hotel affitta una stanza doppia (feriale e in bassa stagione) a 127 euro al giorno.

Il Comune ha in pancia 47.083 immobili. Di questi ben 25mila sono appartamenti. Con un’evasione complessiva di affitto che nel 2016 è arrivata a toccare la cifra record di 357 milioni di euro. Quasi 7mila famiglie romane pagano affitti al Comune di appena 7 euro e 75 centesimi al mese: 0,25 euro al giorno, un litro di latte costa sei volte tanto

L’affittopoli capitolina va avanti, senza sosta, da anni. Il Comune ha in pancia 47.083 immobili. Di questi (al netto di uffici, negozi, box e cantine), ben 25mila sono appartamenti. Con un’evasione complessiva di affitto che nel 2016 è arrivata a toccare la cifra record di 357 milioni di euro. Un tasso di morosità che dovrebbe imbarazzare tutti, non solo il sindaco di Roma Virginia Raggi, soprattutto quando si scopre che quasi 7mila famiglie romane pagano affitti al Comune di appena 7 euro e 75 centesimi al mese: 0,25 euro al giorno, un litro di latte costa sei volte tanto.

Venticinquemila appartamenti sono tantissimi, ma non sufficienti al Comune, costretto ad affittare da privati altri 3.337 immobili. Un giochino che lo porta a spendere ogni anno oltre 21 milioni di euro. In sostanza il Campidoglio paga 6.300 euro per affittare annualmente un appartamento che verrà poi concesso a un canone – se va bene – di 630 euro all’anno: il Comune ci perde il 90 per cento. Se il Campidoglio fosse un’azienda fallirebbe dopo un mese.

Non solo alloggi. Tra le proprietà comunali ci sarebbero anche uffici e negozi. Il condizionale è d’obbligo: sulla carta sono registrate 400 attività commerciali, in pratica molti negozi sono stati murati e occupati, dunque senza produrre alcun reddito per il Comune. In Via Forni, dove ci dovrebbe essere un locale commerciale con tanto di doppia vetrina, sorge invece un appartamentino con affaccio su strada. Vetrine murate: dall’esterno si vedono porta d’ingresso e tre finestre con inferriate e tendine. Tutto abusivo. In quella zona (X municipio), il 95 per cento dei negozi comunali hanno fatto quella fine. E le casse Capitoline piangono.

Roma è una delle città europee con più scuole comunali: 1.515 istituti, 105 asili nido. Il Comune, come abbiamo visto, è anche molto generoso e in un terzo delle scuole ha messo a disposizione del bidello/guardiano perfino un appartamento di servizio. Col tempo però molti “collaboratori scolastici” sono andati in pensione senza però restituire all’ente pubblico l’alloggio di servizio. Come biasimarli. Moltissimi case infatti si trovano in zone – letteralmente – incantevoli, come quello della signora Rughetti, ex bidella della scuola “Giardino Incantato”, guarda caso, dentro il parco di Villa Borghese. La signora Rughetti è in pensione da 8 anni, con 1.130 euro al mese: «Non restituisco questa casa finché il Comune non me ne dà un’altra uguale».

Case gratis senza alcun diritto. Un malcostume che neanche la morte riesce a interrompere. Il tempo passa e molti ex bidelli sono deceduti: i loro appartamenti di servizio non sono ritornati nella disponibilità capitolina, ma occupati da parenti o amici del caro estinto. Ciliegina sulla torta: oltre agli appartamenti scolastici a scrocco, non è pervenuto il pagamento di molte bollette. Alla faccia delle scuole senza soldi e dei cittadini romani che pagano le imposte comunali più alte d’Italia.

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