Eppur si muove: dopo migliaia di colpi di bazooka da parte della Banca Centrale Europea, che ha stampato moneta febbraio 2017 l’inflazione sembra essere tornata +1,5% in Italia, +2% nell’Eurozona, addirittura +2,2% in Germania. Ma cosa succede adesso? Dobbiamo essere contenti o preoccupati dall’aumento dei prezzi? L’inflazione darà davvero l’impulso sperato ai consumi e all’economia europea? E che cosa succederà sui mercati finanziari: «Un inflazione a livelli sostenibili non ha effetti negativi sul sistema economico», risponde Sebastiano Picone, analista di Moneyfarm, che sarà uno dei due relatori – insieme al professore dell’Università Bocconi Tommaso Monacelli – all’incontro che si terrà mercoledì 29 marzo presso la redazione de Linkiesta, che avrà come tema proprio l’inflazione.
Come mai dopo anni di deflazione, pare che i prezzi stiano risalendo? È merito del Quantitative Easing di Mario Draghi o è un processo fisiologico che dipende da altre variabili?
Sicuramente lo sforzo della Bce e la liquidità immessa nel sistema hanno portato l’inflazione a livelli naturali. La mossa della Bce che ha acquisto di titoli non convenzionali sul mercato ha dato la possibilità alle banche di ottenere molta liquidità e immetterla nel sistema.
Denaro nel sistema, prezzi che salgono, quindi. Tutto fisiologico…
Come qualsiasi altro bene anche il denaro risente della legge della domanda e dell’offerta, portando con se però altre variabili da tenere in considerazione, come la salute del sistema bancario, veicolo unico per la trasmissione della politica monetaria all’economia reale. D’altra parte bisogna anche tener conto del ciclo economico che oggi in europa è entrato fisiologicamente nella sua fase di stabilità dopo aver attraversato la fase recessione e l’iniziale fase di recupero.
Se i prezzi risalgono quali sono gli effetti positivi per l’Italia? Quali quelli negativi?
Storicamente in fasi di tensione legate al debito pubblico l’inflazione ha effetti estremamente positivi per i sistemi indebitati. Nel caso specifico l’Italia è uno dei paesi con il più alto debito pubblico e quindi uno dei sistemi che più beneficia di un aumento di inflazione. Negli ultimi anni lo scopo delle banche centrali è stato quello di ridurre il debito all’interno del sistema economico globale, debito prima privato (2007-2008) e poi pubblicizzato negli anni successivi. L’inflazione ha l’effetto di ridurre sinteticamente il valore del debito rispetto al Pil. In altre parole il debito rimane al suo valore nominale senza apprezzarsi per via dell’inflazione dall’altra parte il Pil subisce un effetto reale sul suo valore grazie proprio all’inflazione.
«Rimanendo nel campo di un inflazione sostenibile (quindi sotto il 3% anno su anno) storicamente il mercato azionario si è spesso comportato positivamente, questo perché l’inflazione ha un effetto positivo sui consumi ed è correlata a un sentiment positivo sia dei consumatori sia dell’attività produttiva»
E per il resto dell’Eurozona?
Per l’Europa un Italia meno in difficoltà è sicuramente una notizia positiva. Un’inflazione a livelli sostenibili non ha quindi effetti negativi sul sistema economico.Quale potrebbe essere l’impatto di una crescita dei prezzi sui mercati finanziari? Quali titoli potrebbero beneficiarne?
Rimanendo nel campo di un inflazione sostenibile (quindi sotto il 3% anno su anno) storicamente il mercato azionario si è spesso comportato positivamente, questo perché l’inflazione ha un effetto positivo sui consumi ed è correlata a un sentiment positivo sia dei consumatori sia dell’attività produttiva e quindi sui profitti delle aziende che vengono riflessi sui livelli degli indici azionari.Quali invece lo soffrirebbero?
Discorso diverso sul mercato obbligazionario, le banche centrali a livelli di inflazione crescenti hanno l’obiettivo di mantenere questi sotto controllo quindi con politiche monetarie che gradualmente passano da espansive via via a restrittive con effetti compressivi sul valore delle obbligazioni a breve. Spesso sul mercato obbligazionario il cambio di regime della politica monetaria crea delle opportunità sulle lunghe scadenze e dei rischi sulle scadenze a breve.Ultima domanda: nel momento in cui la Bce sospenderà gli acquisiti di titoli di stato e smetterà di stampare nuova moneta, torneremo in deflazione?
Questo dipenderà molto dalle modalità e dalle tempestiche di quella che è definita exit strategy, già applicata con successo dalla FED negli USA. Se la BCE implementerà la sua exit strategy solo quando l’economia reale e i mercati finanziari saranno pronti e con un’inflazione a livello target del 2% l’impatto dell’exit strategy potrebbe essere un temporaneo rallentamento della crescita senza impatti sul sistema. Naturalmente l’exit strategy oltre ad essere implementata nel momento giusto deve essere graduale onde evitare shock improvvisi al sistema.