Pur di farci spendere online, i rivenditori sono pronti a pagarci. Si chiama cashback. Più spendiamo, più guadagniamo. E per ogni euro sottratto alla nostra carta di credito, una piccola percentuale ci torna in tasca. Un mercato che si è sviluppato di pari passo a quello dell’e-commerce. E ora dal mondo anglosassone, dove è nato, il fenomeno da shopping addicted prende piede pure in Italia. Con 500mila utenti, poco più del 2% del totale degli acquirenti online italiani. Ancora pochi, ma in crescita. Per fare un paragone, in Francia la percentuale sale al 18%, in Spagna all’11 per cento.
A livello globale, il settore vale 84 miliardi di dollari, con 235 società di cashback nel mondo, di cui 51 negli Usa, 48 in Gran Bretagna e 135 nel resto d’Europa. Da noi il sito di cashback più frequentato, Bestshopping.com, ha 200mila utenti. Il britannico Quidco arriva a cinque milioni.
Per fare i propri acquisti, il cliente fa prima sosta in un sito di cashback, dove sono raccolti marchi e piattaforme di ecommerce che garantiscono il rimborso a chi compra accedendo da quel sito. Il sito di cashback guadagna sugli acquisti effettuati dagli utenti in uno dei negozi convenzionati, e una parte di questo guadagno poi lo trasferisce all’utente. E il denaro viene restituito realmente, tramite bonifico o accredito sul conto Paypal, di solito al raggiungimento di un certa soglia accumulata, intorno ai 40-50 euro. Una formula per fidelizzare – è chiaro – facendo altri acquisti.
Le percentuali di rimborso possono superare il 10 per cento. Più si spende tramite lo stesso sito, più si ha diritto a maggiori percentuali di cashback. E i soldi ritornano dritti sui nostri conti online, mentre noi spendiamo convinti di guadagnare. Anche Amazon ha lanciato da poco la sua carta di credito cashback, in collaborazione con JP Morgan Chase e Visa, destinata ai clienti Prime americani, che hanno diritto al 5% di cashback sui prodotti acquistati su Amazon e al 2% nei ristoranti e nelle stazioni di benzina convenzionate.
Le percentuali di rimborso possono superare il 10 per cento. Più si spende tramite lo stesso sito, più si ha diritto a maggiori percentuali di cashback. E i soldi ritornano dritti sui nostri conti online, mentre noi spendiamo convinti di guadagnare.
Facendo un giro su Quidco, il primo impatto è un’invasione di percentuali di sconto sommate a percentuali di rimborso. Sembra quasi di non spendere nulla. I marchi convenzionati sono 4.500, dai viaggi alle auto, dai taxi ai cosmetici. Ogni mese le iscrizioni crescono di 90mila nuovi acquirenti. Loro ti spiegano “come guadagnare” (how to earn). Con diverse opzioni, inclusa quella “high street” con i migliori negozi localizzati vicino a noi per acquisti offline tramite una carta di credito preregistrata.
In Italia, la prima realtà a importare il cashback è stato il sito Bestshopping.com, nato nel 2008 dall’idea di due ex dipendenti di Yahoo! Italia. Che hanno inserito subito la funzione “comparatore di prezzi”, per confrontare il costo del prodotto che vogliamo acquistare, al netto di sconti e rimborsi. I commercianti affiliati sono circa un migliaio, tra cui le principali piattaforme di ecommerce, inclusi Amazon, Zalando, eBay, Yoox. Ci sono anche i treni di Italo, il Corriere della sera, Fastweb, Tim, Carrefour, Easyjet. In base ai dati dello stesso sito, sui 200mila clienti iscritti, che sono eshopper “maturi” con spese online di oltre 3mila euro l’anno, il risparmio medio supera i 150 euro.
E sin dalla iscrizione, si intraprende un percorso di crescita da consumatore-risparmiatore. Che viene visualizzato nell’evoluzione da gattino, quello che non ha ancora comprato nulla, a leone, colui che ha raggiunto livello 14 con una spesa totale netta di 15mila euro. Man mano che si sale nella scala dell’evoluzione felina, crescono anche i rimborsi. Se da gattino si diventa gatto, si guadagna un +1,33 per cento. Che poi, a conti fatti, su 10 euro sono 13 centesimi.
Gli altri nomi presenti sul mercato italiano sono per lo più emanazione di società internazionali. Come Lyoness, che punta molto anche sulle convenzioni offline, inclusi i distributori di benzina. O la spagnola Beruby, che in Italia conta su 450 marchi convenzionati. E ancora Cashbackdeals della società olandese Orange Buddies Media, che gestisce più di 100 siti di cashback in Europa e Australia. Con sistemi di fidelizzazione nuovi e diversi, che puntano a creare una community di consumatori. L’ultima trovata è la competizione di Pasqua. Per partecipare devi spendere 50 CashCoins (la valuta del sito), contare gli ovetti contenuti in un barattolo, e dire quanti sono. Pronto, Raffaella?, con il suo barattolo pieno di fagioli, ha fatto scuola anche al mondo del cashback. Ma qui se nessuno indovina il numero esatto, vince comunque quello che più si è avvicinato. Il cliente va sempre accontentato.