Ciao ciao buona scuola: la valutazione dei presidi non avrà effetto sul loro stipendio

La retribuzione variabile dei dirigenti scolastici viene cassata con un colpo di spugna, perché la scuola “non è ancora pronta”. La Cgil esulta. E la meritocrazia resta una chimera

È passata un po’ in sordina, ma quella che riguarda la valutazione e dei dirigenti scolastici – i presidi, per dirla con la lingua del Novecento – non è una buona notizia. Anzi, è una battuta d’arresto nel cammino già tortuoso della riforma della scuola. Una battuta d’arresto a cui porre rimedio in fretta. È stata la Cgil scuola ad annunciare con soddisfazione la notizia: la valutazione e dei dirigenti, lanciata con La Buona Scuola, non avrà conseguenze sulla loro retribuzione. Prima conseguenza: il salario risultato sarà distribuito a pioggia, uguale per tutti.

Un po’ di storia: la valutazione dei presidi è stata a lungo per la scuola italiana una chimera impalpabile. Negli ultimi 20 anni ben cinque proposte di direttive per la valutazione dei presidi sono state consegnate nelle mani dei ministri in carica, pronte per essere attuate. Salvo incagliarsi appena prima dell’approvazione. Come d’altronde ogni altro sforzo di valutazione che riguardasse scuole o docenti: quando si parla di qualità del servizio la PA è abilissima a chiudersi a riccio.

Con La Buona Scuola si scelse un metodo diverso: partire dalla valutazione della scuola nel suo insieme, spingendo sulla produzione di un rapporto di valutazione omogeneo per ogni istituto, e da quella valutazione trarre poi gli elementi per valutare i dirigenti. Come dire: il dirigente è bravo se fa migliorare la scuola che gli viene assegnata. E in effetti ormai da due anni è consultabile online sul sito cercalatuascuola.istruzione.it il rapporto di valutazione di ciascuna scuola, con una mole enorme di dati utili e consultabili per ogni scuola della penisola: presenze, assenze, risultati dei test invalsi, abbandoni, progetti in corso.

Solo dopo questo passaggio, dopo aver cioè rotto il tabù della trasparenza dei dati sulle scuole, si passò appunto alla valutazione dei dirigenti. Fu il Ministro Stefania Giannini a procedere con l’approvazione della direttiva sulla valutazione dei presidi. Quella che per cinque volte prima di allora era rimasta nei cassetti di Fioroni, Gelmini, Carrozza, Profumo. Una direttiva che diceva una cosa semplice: il preside sarà valutato da una commissione regionale sulla base delle sue qualità di dirigente, ma anche di come è in grado di spostare in meglio gli indicatori della sua scuola. Sulla base della valutazione il preside riceverà il troppo a lungo negato salario accessorio.

Un anno dopo l’approvazione della direttiva, la battuta d’arresto. Giustificata – verrebbe da dire “come sempre” – dal fatto che “le scuole non sono ancora pronte” e che il rodaggio richiedete tempo

Ora, un anno dopo l’approvazione della direttiva, la battuta d’arresto. Giustificata – verrebbe da dire “come sempre” – dal fatto che “le scuole non sono ancora pronte” e che il rodaggio richiedete tempo. Le stesse scuse che erano state accampate per non far partire, ad esempio, l’alternanza scuola lavoro, una delle novità più qualificanti de La Buona Scuola. Non richiede tempo, invece, erogare risorse a pioggia, deprimendo ancora una volta la categoria di dirigenti meno pagata e più vessata del Paese. Ma l’importante è che siano soddisfatti i sindacati. Di controllare il preside sceriffo, spauracchio della riforma, attraverso una adeguata valutazione pare non interessi più a nessuno.

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