Il ruolo è coraggioso, anche se poco popolare. Da qualche tempo Gianfranco Rotondi ha deciso di schierarsi a difesa della politica. Un argine contro l’onda crescente del sentimento anticasta. Ex ministro, tra i fondatori del Popolo della Libertà, oggi segretario di Rivoluzione Cristiana, nonostante il silenzio dei colleghi parlamentari non arretra di un millimetro. Recentemente ha scritto un libro, “Meglio la Casta”, per smontare una serie di luoghi comuni sul Palazzo. Una posizione controcorrente, non c’è dubbio. Soprattutto in una fase politica che sembra avere un’unica destinazione. Perché come ammette lo stesso Rotondi: «Ormai i Cinque Stelle sono a un passo dal potere».
Onorevole Rotondi, l’Italia vive una stagione particolare, l’antipolitica è il sentimento dominante.
Sicuramente questo è vero, ma non è un caso. La colpa non è del destino cinico e baro. Piuttosto c’è un preciso disegno di chi controlla i mezzi di comunicazione. Perché vede, l’anticasta non sorge spontaneamente nel cuore dei cittadini. Piuttosto è provocata, con dosaggi mirati e quotidiani da parte dei media, fino a portare le persone a credere che il proprio disagio sia causato dagli agi dei politici.
Lei combatte da tempo una battaglia personale. Oggetto di un libro che provocatoriamente si intitola “Meglio la Casta. L’imbroglio dell’antipolitica”.
L’ho scritto con l’intenzione di sputtanare gli imbroglioni dell’anticasta e la viltà dei politici che si nascondono. È un’operazione verità, contro i falsi profeti e i politici codardi. Perché tra i miei colleghi nessuno dice niente? È pieno di poveretti che vanno in televisione a fare i virtuosi. Ma vede, a questo mondo i destini non sono tutti uguali. Ci sono mestieri particolarmente importanti e pericolosi che comportano gratificazioni economiche. E allora? I conduttori televisivi guadagnano anche dieci volte più dei politici, ma io non mi scaglio contro di loro. Anzi, a Massimo Giletti, che ogni domenica è capace di tenere incollati allo schermo milioni di telespettatori ho personalmente detto che guadagna il giusto. Allo stesso modo bisognerebbe spiegare che rappresentare i cittadini non è sempre facile. Che in politica le responsabilità sono molte. È un impegno che cambia l’esistenza, perché una volta usciti da questo circo infernale non si può più tornare alla vita di prima.
Ammetterà che la sua è una posizione impopolare.
Impopolare, sì. Ma meno di qualche mese fa. In rete c’è sempre più gente che inizia a sostenere posizioni analoghe. Da facebook a twitter sempre più persone se ne fregano di questi argomenti sciocchi. Il vero tema è come stanno loro, non come stanno i politici.
Insomma, la sua operazione verità sta funzionando.
Lentamente. Come tutte le rivoluzioni ci vuole tempo. Del resto non ho i mezzi della controparte, visto che l’anticasta va in onda quotidianamente a reti unificate.
«Considero Luigi Di Maio un bravo politico. È un bel professionista della politica, anche perché non si conoscono precedenti occupazioni lavorative. Insomma, è uno di noi. Qualcuno usa questo argomento per attaccarlo. Io no, anzi»
E poi c’è una verità che spesso si scorda: nonostante tutto, la politica ha dei costi.
Questo è vero, ma fino a un certo punto. Su questo presupposto in passato molti ladri si sono costruiti un alibi. La prima Repubblica è finita e ha lasciato i partiti con bilanci in rosso e molti politici arricchiti. Questo non va difeso.Intanto è in forte crescita un movimento che ha costruito le proprie fortune proprio sul diffuso sentimento di antipolitica. I Cinque Stelle.
Ma i Cinque Stelle sono solo la conseguenza di questa campagna. Sono l’utilizzatore finale, non il responsabile. Sono altri i fessi che pensavano di agitare i temi dell’anticasta per trarne vantaggio. Conosco i nomi e i cognomi ma qui non li dico, così ci evitiamo una querela.Comunque la si mette, la campagna di antipolitica porta consenso al movimento di Grillo.
Anche nei Cinque Stelle c’è una politica che può essere valorizzata. Loro si giovano di questa campagna per arrivare al potere. Ma non è detto che una volta al governo i grillini daranno una pessima prova di sé. Voglio essere ottimista, sono sempre fiducioso nella provvidenza.Secondo lei potrebbero davvero arrivare al governo?
Ce li hanno portati… Sono molto vicini, a un passo.«L’anticasta non sorge spontaneamente nel cuore dei cittadini. Piuttosto è provocata dal sistema dell’informazione, con dosaggi mirati e quotidiani, fino a portare le persone a credere che il proprio disagio sia causato dagli agi dei politici»
Recentemente lei ha detto che l’unico argine ai barbari può essere Silvio Berlusconi, come nel 1994.
Alcuni mesi fa, quando il centrodestra era ancora sbrindellato, il candidato era Matteo Renzi. L’ex premier ha sfidato l’Italia con la sua riforma costituzionale, ma ha perso il referendum. I numeri dicono che non c’è più tempo per recuperare, il Pd ormai è in una fase di rottamazione crescente. Ecco perché se non si ricrea un forte centrodestra i Cinque stelle sono destinati a vincere.Come immagina un governo a Cinque stelle? C’è chi polemizza sull’assenza di una classe dirigente.
Personalmente considero Luigi Di Maio un bravo politico. È un bel professionista della politica, anche perché non si conoscono precedenti occupazioni lavorative. Insomma, è uno di noi. Gli altri usano questo argomento per attaccarlo. Io no, anzi.Il Movimento di Grillo non le ricorda la Democrazia Cristiana? Una grande forza politica a vocazione maggioritaria, capace di conquistare elettori di diverse sensibilità…
No, in Italia nessun partito ha la stessa democrazia interna della Dc. I Cinque Stelle non hanno nulla di democristiano e nulla di democratico. Piuttosto intravedo un assetto proprietario.Il diffuso discredito della politica può aprire a rischi per la democrazia?
Assolutamente sì. Ma insisto, è un rischio voluto e non casuale. La Rete ci ha reso liberi, ma i contenuti chi li dà? Internet ci ha ha reso tutti editorialisti, non cronisti. Diciamo la nostra su ogni cosa, ma le notizie da commentare ce le offre il sistema dei media. La stampa ha la stessa forza del passato: sono i giornalisti a selezionare gli argomenti su cui la Rete si sbizzarrisce.