I lepenisti d’Italia festeggiano. «Adesso la vittoria non è impossibile»

La Lega e Fratelli d’Italia celebrano il risultato del Front National. I Cinque Stelle festeggiano il declino dei partiti tradizionali. E in molti sono convinti che, nonostante i sondaggi, la Le Pen può farcela. «Sarà la vittoria del popolo contro l’establishment, come Trump»

I lepenisti d’Italia festeggiano. Le urne francesi confermano la crescita dei movimenti populisti in Europa, segnando il declino dei partiti tradizionali. È vero, Marine Le Pen non sfonda. È seconda con il 21,4 per cento dei consensi. E tra due settimane, al ballottaggio, dovrà sfidare il superfavorito Emmanuel Macron. Eppure il risultato della leader del Front National – che ha conquistato oltre 7 milioni e mezzo di voti – rappresenta una speranza per i suoi estimatori al di qua delle Alpi. Matteo Salvini e Giorgia Meloni salutano con entusiasmo l’affermazione dell’alleata francese. I Cinque Stelle, pur rimarcando le differenze, celebrano il tramonto delle forze politiche di sistema.

Difficile riproporre in Italia la vicenda politica transalpina. Ma in molti sperano che il risultato lepenista sia almeno di buon auspicio. L’esclusione dal ballottaggio di socialisti e repubblicani è obiettivamente un dato significativo. «Sarebbe come se in Italia fossero fuori Renzi e Berlusconi» spiega entusiasta il leghista Salvini. I suoi buoni rapporti con la Le Pen sono noti. Innegabile che il risultato della francese sia un traino anche per il Carroccio. In realtà, al netto di imprevisti, non sarà lei ad andare all’Eliseo. Eppure il Front National è in crescita: rispetto al 2012 ha ottenuto tre milioni di voti in più. Ce n’è abbastanza per celebrare la vittoria delle istanze anti sistema. Come spiega Giorgia Meloni in un’intervista al Giornale, «dalla Francia arriva il primo avviso di sfratto a chi governa l’Unione Europea». Le forze anti-establishment di casa nostra trovano nuova linfa nelle presidenziali francesi. «Le questioni cosiddette populiste – insiste la leader di Fratelli d’Italia – non sono più un tabù, ma sono al centro del dibattito politico. I populisti dettano l’agenda, perché i loro contenuti sono quelli sentiti dalla gente». Il vento euroscettico soffia ancora. «Da notare che in Francia i candidati che vogliono cambiare l’Euro e le politiche folli di Bruxelles hanno preso il 48 per cento dei voti», scrive ancora Salvini. I rapporti con l’Ue e i dubbi sulla moneta unica sono – assieme ai temi dell’immigrazione e della sicurezza – gli argomenti caratteristici dell’offerta lepenista. Gli stessi che trovano sempre più consenso nell’opinione pubblica, anche da noi. Le prime analisi sull’elettorato di Marine Le Pen alimentano le teorie sullo scontro, vero o presunto, tra popolo ed élite. Quel confronto che aveva già deciso, secondo molti, il referendum sulla Brexit dello scorso anno. «Mentre i banchieri festeggiano Macron, il 40 per cento degli operai e degli agricoltori ieri ha votato per la Le Pen. Forza Marine!» conferma Salvini.

Il risultato della leader del Front National – che ha conquistato oltre 7 milioni e mezzo di voti – rappresenta una speranza per i suoi estimatori al di qua delle Alpi. Matteo Salvini e Giorgia Meloni salutano con entusiasmo l’affermazione dell’alleata francese. I Cinque Stelle, pur rimarcando le differenze, celebrano il tramonto delle forze politiche di sistema

Sicuramente fa riflettere il dato dei partiti tradizionali. Repubblicani e socialisti escono duramente sconfitti dal voto francese. Un motivo di entusiasmo, nel nostro Paese, per il Movimento Cinque Stelle. Prendendo le distanze dai due candidati che si sfideranno al ballottaggio, i grillini salutano la vittoria delle forze politiche alternative al sistema. «Per la prima volta nella storia della Quinta Repubblica nessuno dei due candidati dei grandi partiti di centrosinistra e centrodestra va al ballottaggio per l’Eliseo» spiegano in una nota gli europarlamentari a Cinque Stelle. «I partiti tradizionali non sono più in grado di intercettare la fiducia dei cittadini». Per evitare polemiche, meglio non schierarsi. «Noi abbiamo veramente poco in comune con il programma di Emmanuel Macron e Marine Le Pen» conferma su Facebook il deputato Manlio Di Stefano, punto di riferimento dei Cinque Stelle in materia di Affari esteri. «L’unico dato veramente interessante di questo primo turno delle presidenziali francesi – conferma anche lui – è la scomparsa dalla scena dei partiti tradizionali. Zero socialisti, zero repubblicani».

Nella destra italiana, invece, si guarda con ottimismo l’affermazione del Front National. Le varie anime dell’area trovano un punto d’intesa. Celebra Marine Le Pen, «una donna del popolo», la deputata di Forza Italia Daniela Santanché. «Ora ai francesi non resta che scegliere tra una finta rottura mascherata da rinnovamento e una vera rottura degli schemi, quella che assicurerebbe Marine Le Pen, in lotta da sempre contro la follia di un’immigrazione selvaggia e l’asservimento dell’Europa alle banche». E sulla stessa posizione è l’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno, oggi segretario del Movimento Nazionale per la Sovranità, che considera la presenza della candidata del Fn al ballottaggio, «una grande opportunità per la Francia e per l’Europa».

Sicuramente fa riflettere il dato dei partiti tradizionali. Repubblicani e socialisti escono duramente sconfitti dal voto francese. Un motivo di entusiasmo, nel nostro Paese, per il Movimento Cinque Stelle. Prendendo le distanze dai due candidati che si sfideranno al ballottaggio, i grillini salutano la vittoria delle forze politiche alternative al sistema

In realtà quella di Marine Le Pen rischia di essere un’affermazione poco più che simbolica. Molti analisti sono convinti che, in assenza di imprevisti, al secondo turno il vincitore sarà quasi certamente Macron. Per certi versi è lo stesso, velleitario, destino di molte forze politiche italiane di ispirazione lepenista. Anche per questo non tutti sono d’accordo con le previsioni. «La battaglia è appena cominciata – scriveva ieri sera Alemanno – E non è affatto detto che debba prevalere Macron, la fotocopia francese di Matteo Renzi». Poche ore dopo la chiusura dei seggi, Salvini confidava il suo ottimismo su Twitter. La vittoria della le Pen? «Difficile, ma non impossibile. Il vento del cambiamento non può essere fermato». Molto, ovviamente dipenderà dalla capacità della leader francese di coinvolgere l’elettorato altrui. Ad esempio quello di sinistra. Non è solo un sogno. «Penso che i sostenitori di Mélenchon potrebbero votare la Le Pen» spiegava stamattina Salvini in un’intervista. «E così faranno tutte le persone vittime dell’austerità e della globalizzazione». Persino Giorgia Meloni conferma che la candidata del Fn «riesce a parlare anche a un vasto elettorato di sinistra. Non dimentichiamo che la globalizzazione e l’immigrazione incontrollata colpiscono soprattutto le fasce più deboli. Per vincere si deve dialogare con loro».

La convergenza di quasi tutti i candidati sconfitti su Macron sembra non lasciare troppo spazio ai dubbi. Ma chi ha solo certezze rischia di sbagliare. La vicenda della Brexit insegna che nulla è scontato. E così la vittoria elettorale di Donald Trump in America, un candidato che all’inizio in pochi avevano preso sul serio. Per alcuni l’affermazione del presidente statunitense ricorda la sfida di Marine Le Pen. Entrambi hanno avuto problemi ad affermarsi nelle grandi metropoli (a Parigi il Front National è fermo al 5 per cento). Tutti e due hanno raccolto gran parte del consenso soprattutto nelle periferie e nei piccoli centri. Ancora una volta, a tenere banco è la lettura del popolo contro l’establishment. «I francesi premieranno la Le Pen – è convinta la Santanché – Così come gli americani hanno premiato Trump anziché la Clinton».

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