La cultura del sospetto, da sempre, è insita nel dna italiano. Pensate ai grandi personaggi che hanno fatto la storia del nostro Paese: la memoria di ognuno di loro è accompagnata da supposizioni, diffidenze e congetture di ogni tipo. Nel calcio, poi, il sospetto è spesso alla base di eterne discussioni da bar, ore e ore di programmi televisivi ed ettolitri di inchiostro. “Il sospetto non è l’anticamera della verità – diceva Giovanni Falcone – è l’anticamera della calunnia”. Parole che trasudano verità: la storia è piena di persone salite alla ribalta delle cronache per mesi o addirittura anni, e poco importa se alla fine la giustizia li ha giudicati innocenti o estranei ai fatti. Per milioni di italiani il loro nome è (e lo sarà sempre) associato a storie di certo non gradevoli.
La cultura del sospetto, dicevamo, è da sempre insita nel dna italiano, amplificata da quegli strumenti potenzialmente utilissimi ma a volte diabolici chiamati social network. “È ovvio che in questa partita c’è qualcosa di strano. È chiaramente venduta, chi di dovere farebbe bene ad indagare”. Questo era il tenore di alcuni commenti apparsi l’11 aprile 2014 su Facebook, poco dopo il triplice fischio finale di una partita che, nel suo piccolo, è entrata nella storia. Il Parma praticamente fallito e retrocesso, senza stipendi da mesi e costretto a fare collette in spogliatoio per comprare acqua, carta igienica e per pagare le bollette ad alcuni dipendenti, ha da poco battuto la Juve capolista per 1-0 grazie al gol del giovanissimo Josè Mauri. I giornali del giorno dopo parlano di “impresa”, con la Gazzetta dello Sport che dedica alla vittoria gialloblù l’intera prima pagina: “Uomini veri, onore al Parma”.
Tre anni dopo, il 9 aprile 2017, va in scena un altro testacoda. Non più di Serie A, bensì di Lega Pro. A fare le veci della squadra di alta classifica, questa volta, è la compagine crociata, seconda in classifica, contro l’Ancona in grosse difficoltà economiche. I calciatori marchigiani arrivano allo Stadio Tardini un pullman partendo la mattina stessa, consumando pranzo e cena in autogrill. In campo il Parma è però irriconoscibile. Secondo le attese avrebbe dovuto dominare il match, anche se ormai si trattava di una squadra senza più prospettive: con il Venezia al primo posto troppo distante per essere ripreso, e con il secondo posto quasi assicurato, il rischio di prendere sotto gamba la gara era veramente alto. Le peggiori paure della tifoseria crociata si riflettono poi in campo: dopo alcune limpide occasioni da gol sprecate, la manovra dei crociati inizia a spegnersi. Nel secondo tempo, dopo altre azioni pericolose dei gialloblù, è l’Ancona a trovare in contropiede la rete dello 0-1. La squadra allenata da D’Aversa e capitanata da Lucarelli si lancia allora con molto nervosismo e soprattutto con idee confuse all’arrembaggio, riuscendo a creare poco. Poco prima del 90’ è allora ancora l’Ancona ad andare vicino al gol, con Frattali, il portiere crociato, che riesce con un mezzo miracolo a sventare il raddoppio, ma è solo questione di minuti: pochi minuti più tardi, nel recupero, un nuovo contropiede dei marchigiani finalizzato da Del Sante fissa il punteggio sullo 0-2. Al Tardini piovono fischi, e le dichiarazioni in conferenza stampa non cercano alibi. “La partita è stata inguardabile da parte di tutti noi” sono le parole di D’Aversa, ma anche Lucarelli non cerca scuse: “Abbiamo fatto una figura di merda. C’è poco da dire, siamo stati ridicoli, abbiamo offeso la nostra società e i nostri tifosi”. Dopo tre anni, sempre sul prato del Tardini, va in scena la caduta dei favoriti ai danni dei “disastrati”, che però con orgoglio da vendere hanno portato a casa i tre punti.
Pochi minuti dopo la vittoria dell’Ancona su Facebook in molti accusano il Parma di aver “venduto la partita”, vomitando sul web ciò che magari a caldo avrebbero urlato sugli spalti. Il problema è sempre il solito: se le urla allo stadio vengono portate via dal vento, sul web invece certe esternazioni restano, e hanno un peso. L’effetto a catena è praticamente immediato. Se a tutto questo aggiungiamo un vizio fin troppo diffuso nella penisola italica, ovvero quello delle scommesse (legali, sia chiaro), il risultato diventa quasi caotico. Iniziano a spuntare tre o quattro immagini di persone che avevano scommesso sulla vittoria esterna (ovvero sul 2), e che avevano vinto diverse centinaia di euro. Quei pochi scatti (sempre gli stessi) vengono postati decine di volte. Da lì in poi il passo è sempre troppo breve, e a dietro ogni angolo spuntano decine di persone che (casualmente) sono “bene informati”: “mi dicono da Napoli che si sapesse da giorni che sarebbe finita così”. “A me l’avevano detto addirittura una settimana fa ma non ci avevo creduto”. “Svegliatevi, lo sapevano tutti”. È vero? Sono bufale? Non ci sono prove concrete, ma seguendo la tragica e preoccupante equazione secondo la quale “se c’è scritto su internet allora dev’essere successo per forza”, il flusso di commenti sulle varie pagine crociate si gonfia sempre di più, ed ha sempre lo stesso stile. Ed è un fiume in piena difficile da fermare, anche perchè non esiste un elemento da poter presentare per smentire quelle che, in quel momento e fino a prova contraria, sono velenose allusioni prive di fondamento.
Passa qualche giorno, e giovedì mattina arriva la vera bomba. Il Mattino, in prima pagina, la sgancia senza condizionali. “Scommesse, soffiata d’oro a Pozzuoli” è il titolo in taglio basso. L’articolo inizia in modo chiaro, senza lasciare scampo ad interpretazioni: “Centinaia di scommettitori di Pozzuoli hanno centrato il risultato esatto di Parma-Ancona (0-2) e hanno sbancato, incassando cifre che oscillano da 100mila a 225mila euro a testa”. Una notizia che in poco tempo fa il giro non solo del Paese, ma arriva fino in Francia e in tutta Europa. Del resto, vista anche l’assenza di dubbi da parte dell’autore dell’articolo (Nello Mazzone), i numeri menzionati sono talmente elevati da fare decisamente scalpore. Facciamo un piccolo calcolo arrotondando per difetto: se 200 scommettitori (si parla di centinaia, quindi prendiamo la quantità minima possibile) vincono 150mila euro (media al ribasso tra i 100mila e 225mila euro menzionati dall’articolo) a testa, allora vuol dire che il flusso di vincite ha come minimo sfondato i 30 milioni di euro. Una cifra pazzesca, che cambia la vita ad un intero quartiere. All’interno dell’articolo si parla di “un gestore di un circolo ricreativo di Via Negri, che chiede di restare anonimo” che racconta che “i 30 condomini di un intero palazzo hanno giocato a colpo sicuro 100 euro a testa e hanno vinto 30mila euro”. Si parla di “decine di pensionati” che “hanno puntato metà del loro assegno mensile sull’Ancona”, di “un noto ristoratore della zona ai confini tra Quarto e Pozzuoli, che ha giocato 20 schedine singole, ciascuna da mille euro, ed ha incassato 220mila euro”. Si parla di persone che hanno azzeccato addirittura il risultato esatto, lo 0-2, e di persone che addirittura sapevano già che il gol sarebbe arrivato nei minuti di recupero. Il tutto senza dubbi di sorta, senza condizionali, senza timori. Di fronte ad un articolo del genere, da giornalista, tirare le somme è fin troppo facile: per scrivere una cosa del genere, con una sicurezza disarmante, l’autore dell’articolo deve avere in mano come minimo alcune fotocopie degli scontrini vincenti.
La notizia nel frattempo arriva anche a Parma, dove la squadra però non ci sta e si ribella. La società crociata emette un duro comunicato e annuncia querela, mentre i calciatori indicono una conferenza stampa. A parlare per tutti, con il resto della rosa alle sue spalle, è Capitan Lucarelli: “Penso sia doveroso da parte nostra mettere la faccia tutti insieme, perchè da cinque giorni ci stanno tutti riempiendo di merda. Fenomeni da tastiera e con la penna. La nostra colpa è quella di aver perso male una partita domenica. Chiedo cortesemente ai luminari che hanno fatto delle scommesse e che hanno ricevuto delle soffiate di dire nome e cognome di chi gli ha dato la dritta. Al giornalista de Il Mattino chiedo a nome di tutta la squadra, visto che si parla anche di un condominio, di andare a suonare tutti i campanelli di quell’edificio e di chiedere chi è che gli ha dato la soffiata sulla partita che noi ci saremmo venduti. Altrimenti è troppo facile sparare merda su delle persone, su dei padri di famiglia. Sono accuse pesanti, e quando si fanno servono prove concrete. C’è un organo di controllo che segue questo tipo di flussi di scommesse, gli chiediamo di aprire un’indagine sulla nostra partita, se ce ne sarà bisogno. Non abbiamo nulla da nascondere, chiediamo di andare in fondo a questa questione, se c’è qualcosa di anomalo, perchè siamo noi i primi a volerlo sapere”. Intervengono pesantemente anche i giocatori dell’Ancona, anche se la squadra marchigiana non ha il blasone del Parma e alle parole del Capitano Ricci e dei suoi compagni non viene dato lo stesso risalto: “Chi scrive o chi riporta notizie dovrebbe avere un codice etico e sapere di avere delle responsabilità verso la propria professione e verso uomini che proprio come loro hanno famiglie, figli e persone care a casa. In questo giochino non si fa altro che creare un clima di sospetto e rabbia”. Parole chiare, dure, sia dei giocatori del Parma che da quelli dell’Ancona. Dichiarazioni che lasciano spazio ad un’altra conclusione: per parlare così, mettendoci la faccia, uno deve avere la coscienza pulita. Soprattutto un giocatore come Lucarelli, alla soglia dei quarant’anni, e vicino alla fine di una carriera che l’ha portato a raccogliere 600 presenze quasi tutte tra Serie A e Serie B. Il popolo del web, però, aveva già deciso. Quelle voci incontrollate (e mai verificate) che giravano da giorni, per molti, erano già una prova. Del resto se c’è scritto su internet…
Passano ventiquattro ore, ed Il Mattino rilancia con addirittura due pagine sull’argomento. “Aperte due indagini, una dei carabinieri (già ascoltati diversi pregiudicati) e una della Figc”, si legge in prima pagina. Mossa tra l’altro doverosa, viste le informazioni che proprio Il Mattino, senza condizionali, aveva divulgato il giorno prima. Le cifre spropositate del primo articolo e la conferenza stampa della squadra crociata, poi, avevano fatto sì che l’argomento finisse su tutti i giornali nazionali. Difficile non parlarne, vista la tanta carne al fuoco. Ma torniamo a Il Mattino, che porta due elementi nuovi. Il primo è legato alle parole di Dario Lubrano, responsabile di tre centri scommesse della Intralot, tra Licola, Varcaturo e Monterusciello: “Ero in Puglia per lavoro e alle 19.44 una mia collaboratrice mi contatta e mi dice che agli sportelli della nostra sede di Licola si erano presentati due giovani che, a turno, erano entrati nella ricevitoria e avevano dapprima chiesto a quanto quotassimo la vittoria 2 a 0 fuori casa dell’Ancona a Parma e, poi, avevano chiesto di giocare 100 euro a testa”. Una segnalazione che spinge il responsabile a chiudere quel tipo di giocata su quella partita. Tra le pagine del quotidiano, però, non c’è traccia di alcuna prova concreta che possa dissipare i dubbi: nessuno scontrino, nessuna fotocopia. Si rimane nel campo dei “si dice”, mentre gli unici fatti certi parlano di due ragazzi che volevano scommettere 100€ a testa, e di alcune segnalazioni anomale nei centri di Mugnano e Arzano.
Cambiano di nuovo le cifre, e soprattutto spunta il condizionale, perchè si parla di un “giro anomalo di scommesse registrate nel Napoletano tutte incentrate sulla vittoria dell’Ancona” che “avrebbe creato una perdita economica per varie società di betting per almeno 5-6 milioni di euro”. La lente d’ingrandimento si sposta anzi su altre due partite sospette: Lincoln CityChester City della National League inglese (l’equivalente della Serie D italiana) e Venezia-Fano, girone B di Lega Pro, lo stesso del Parma. Nel sommario di pagina 13 c’è però un dato interessante: “Incassate a Pozzuoli decine di vincite che oscillano da 100mila a 225mila euro a testa”. Le vincite, insomma, da centinaia sono diventate decine in un solo giorno. Una “leggera” differenza che però di fatto toglie credibilità alla versione iniziale. Nel frattempo arrivano anche le parole di Gabriele Gravina, il Presidente della Lega Pro: “Come ha detto Lucarelli qualcuno gli sta buttando addosso della m… e per questo sono indignato. Attenzionare, monitorare e rispettare le procedure non significa gettare in piazza delle indagini che sono ancora allo stato embrionale. Mettetevi nei panni dei calciatori del Parma che già hanno fallito l’obiettivo della promozione diretta e al posto di concentrarsi per i play-off devono andare in conferenza stampa a rispondere su fatti di cui nessuno ha ancora contezza. Li stanno crocifiggendo sulla base di aria fritta”. Ma c’è un altro aspetto da considerare. La Lega Pro, qualche giorno prima di Parma-Ancona ha firmato un protocollo per una collaborazione con Sport Radar, multinazionale specializzata nell’analisi dei flussi di scommesse a livello mondiale, e con l’Agenzia delle dogane e dei monopoli. Nessun dato ufficiale, che nel caso verrà consegnato agli inquirenti, ma basta parlare con i vertici della Lega Pro per conoscere l’esito del report riguardante il match incriminato. Dei 50 parametri analizzati da Sport Radar, a quanto viene riferito, solo tre hanno presentato delle anomalie. Uno di questi tre è appunto un flusso più alto del normale di giocate dalla zona di Pozzuoli, per un ammontare di qualche decina di migliaia di euro. Dalle decine di milioni di euro della “bomba” sganciata da Il Mattino, alle decine di migliaia di euro. La differenza? Tre zeri che hanno un peso enorme. Nel frattempo qualche sera fa, ospite telefonico di una trasmissione locale parmigiana, Mazzone ha parlato di “1.500/1.800 persone che hanno scommesso sulla partita in questione, ai quali vanno aggiunte altre centinaia di persone che hanno inserito la gara all’interno di un sistema”.
Nella speranza che chi sta indagando riesca a mettere a fuoco tutti i dettagli della vicenda, viene da pensare che forse, in tutta questa storia, si è usata un po’ troppa leggerezza nel menzionare cifre e delimitare i confini quantitativi di quanto accaduto. Ma non si tratta di criminalizzare il giornalista in questione, che sta facendo il suo mestiere, come del resto non vanno criminalizzati i giocatori di Parma e Ancona. Chi ha scritto, sorvolando sui dati che si sgonfiano e si rigonfiano e perdendo e recuperando zeri per strada ogni ventiquattro ore, avrà le prove schiaccianti a supporto di ciò che afferma. I giocatori di Parma e Ancona, fino a prova contraria (che finora non si è vista) sono tutti innocenti. Se in tutto questo c’è una cosa positiva sono le indagini in corso, partite proprio dopo il primo articolo de Il Mattino. La speranza è che possano fare luce su questa anomalia della quale però non si comprendono ancora le dimensioni. Non va però sottovalutata la cosa, e tutti (Parma e Ancona in primis) chiedono di vederci chiaro.
Il problema qui è un altro. In passato il calcio italiano è stato toccato da vicende legate al calcio scommesse. Le partite incriminate, con i soggetti coinvolti (e spesso si tratta di due o tre elementi in tutto, in rose da 25 giocatori), sui giornali ci sono finite dopo mesi di indagini.
Questo invece è un caso completamente diverso: un articolo senza condizionali e con cifre astronomiche poi ritrattate spinge altre testate a fare titoloni che accostano due squadre alla camorra, e inducono Procure della Repubblica e Federali ad aprire inchieste. Possiamo avere fiducia in chi ha raccontato i fatti come possiamo avere fiducia nei calciatori che ci hanno messo la faccia per negare ogni accusa. Una cosa, se vogliamo, non esclude l’altra. Possiamo fidarci di chiunque, se lo vogliamo, come possiamo anche non fidarci di nessuno. Ma se le indagini in corso non dovessero trovare nulla di strano, e finissero con un’archiviazione, chi restituirà la tranquillità persa in queste settimane da 50 giocatori, dalle loro società e dai loro tifosi? Chi riuscirà a cancellare gli accostamenti con reati penali e camorra? Chi sarà disposto a dedicare all’eventuale (ovviamente se ci sarà) archiviazione lo stesso spazio dedicato alle accuse? Per un giornalista è sufficiente al giorno d’oggi inserire ad ogni articolo che “Parma e Ancona per il momento non sono coinvolte e non sono al centro delle indagini” per essere tranquillo riportando riportando senza condizionale dei fatti (almeno per il momento) non supportati da ricevute o scontini? Il problema, in fondo, è tutto lì. Perchè la cultura del sospetto, come dicevamo, è insita nel dna italiano. Basta leggere i commenti a margine di una qualsiasi partita di calcio, tra “giocatori venduti”, “arbitri comprati”, e chi più ne ha più ne metta.
Un esempio ce lo dà lo stesso autore dell’articolo incriminato, evidentemente tifoso del Napoli, che nel proprio profilo Facebook parla dei rivali juventini con frasi ad effetto come “è sceso in campo l’arbitro. Rubentini sempre”, “ladroni”, “l’ordine di Agnelli: ora tocca all’arbitro darci una mano”, e ancora “ladri”. Ma come lui, ogni settimana, si comportano milioni di italiani. Alla fine, come sempre, contano i fatti. A giudicare da quelli riportati dai giornali, oltre all’anomalia di una zona di Napoli in cui si è sparsa una voce che va verificata, c’è anche quella di una quantità di euro vinti che si ridimensiona ogni giorno di più. Guardando le immagini della gara, invece, ci si domanda, visto che si afferma con certezza che tutti gli scommettitori di Pozzuoli menzionati hanno puntato sullo 0-2, per quale motivo il Parma abbia cercato a più riprese di segnare, soprattutto nel primo tempo, e perchè il portiere crociato, aiutato anche dal rientro tempestivo di un difensore, compie una difficile parata in uscita sul punteggio di 0-1, a pochi minuti dalla fine.
Ma se leggendo quest’articolo vi siete fatti una qualsiasi idea, sia essa a favore o contro il giornalista in questione, o a favore o contro i giocatori di Parma e Ancona, state commettendo un errore. Del resto, come diceva Giovanni Falcone, ”il sospetto non è l’anticamera della verità, è l’anticamera della calunnia”. E la calunnia, al di là di quanto grande possa essere l’eventuale risarcimento, lascia strascichi quasi impossibili da cancellare. Bisogna soffermarsi sui fatti, sempre che le cifre non continuino a cambiare giorno dopo giorno, e attendere l’esito delle indagini. Senza superficialità, senza chiudere un occhio ma nemmeno senza sbattere il mostro in prima pagina, ma soprattutto basandosi su prove certe. Questo farà chi dovrà indagare e che (si spera) in tempi brevi dovrà stabilire se ci sia effettivamente stata o meno un’anomalia, e in quel caso quali saranno le responsabilità. Nel frattempo i milioni di euro hanno perso zeri per strada, l’argomento sui giornali si è rimpicciolito giorno dopo giorno fino a scomparire, in attesa dell’esito delle inchieste che sono state aperte. L’opinione pubblica, nel frattempo, si è già fatta in gran parte un’idea superficiale che probabilmente, qualsiasi cosa accadrà, rimarrà la stessa per anni. Che sia sbagliata o meno lo sapremo in futuro. Eventuali responsabilità accertate saranno l’anticamera di conseguenze pesanti: è ora che il calcio riesca a debellare problemi come questi, che ne minano la credibilità giorno dopo giorno. Se invece si scoprirà che non c’è stato nulla di rilevante, speriamo che tutto ciò che è successo non sia l’anticamera dell’ennesimo caso tutto italiano in cui il fango, meritato o meno che sia, poi diventa decisamente complicato da lavare.