Non c’è colore politico che li divida, in questa sfida. Mercoledì scorso il presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni, e il sindaco Giuseppe Sala sono volati insieme a Londra per sponsorizzare la candidatura di Milano a ospitare l’Ema, l’Agenzia europea del farmaco, che lascerà la Gran Bretagna per effetto della Brexit. Entrambi convinti, insieme al governo di Paolo Gentiloni, che attrarre cervelli e investimenti all’ombra del Pirellone sia un bene superiore a qualsiasi calcolo di partito. È una sfida ambiziosa ma realistica, giocata nell’interesse della città. Tanto che neppure i Cinque Stelle hanno sollevato grandi dubbi sull’operazione. Anzi. Mentre Milano lancia la sfida per ottenere l’Agenzia del farmaco – in competizione con Copenaghen e Amsterdam – Roma resta con un pugno di mosche in mano. Anche stavolta nella Capitale si è scelto il basso profilo. Qualcuno ci aveva anche provato: la scorsa estate il presidente della Regione Lazio, il Pd Nicola Zingaretti, ha cercato invano la sindaca grillina Virginia Raggi con l’obiettivo di portare l’agenzia europea a Roma. Un’iniziativa concreta, visto che a pochi chilometri da Roma esiste uno dei più importanti distretti del farmaco di tutta Italia. Si tratta di oltre ventimila addetti e trecento aziende del settore. Dalla Regione raccontano, però, che la Raggi avrebbe preferito declinare l’offerta, spiegando di avere altre priorità. Risultato: la Città Eterna rischia di perdere un’altra partita contro Milano. L’ennesima.
Il presidente della Regione Lazio, il Pd Nicola Zingaretti, ha cercato invano la sindaca grillina Virginia Raggi con l’obiettivo di portare l’agenzia europea a Roma. Un’iniziativa concreta, visto che a pochi chilometri da Roma esiste uno dei più importanti distretti del farmaco di tutta Italia
Lenta, affogata dal traffico, in debito di infrastrutture e senza visione, Roma perde spazio e possibilità rispetto a Milano. Una città che, al contrario, sembra in grado di cogliere le sfide del futuro. Nell’ex area Expo, per esempio, entro fine anno inizieranno ad arrivare i primi ricercatori dello Human Technopole, centro di ricerca per la salute, attorno al quale dovrebbero trasferirsi nei prossimi anni anche alcune facoltà scientifiche dell’università Statale. «Roma purtroppo sta perdendo la propria vitalità e la propria capacità attrattiva, è una crisi di sistema molto grave», ha spiegato recentemente Zingaretti. L’occasione dell’ennesimo rimpianto interessa un’altra sfida persa con Milano. È la complicata vicenda di Sky, il colosso televisivo che da qualche mese ha deciso di chiudere la sede romana di via Salaria per concentrare attenzioni e investimenti sul capoluogo lombardo. «Un’ulteriore grave perdita per la città». Sullo sfondo c’è un piano da 120 esuberi e 300 trasferimenti, per portare al Nord la redazione di SkyTg24. Di fianco alla stazione ferroviaria di Rogoredo, una specie di Tiburtina milanese da anni nel pieno della sua operatività, l’emittente ha una sede modernissima che è anche base delle produzioni internazionali del gruppo. E un po’ più a nord, a Cologno Monzese, potrebbero arrivare da Roma anche gran parte dei giornalisti Mediaset.
Per ora solo la Rai sembra resistere. Un trasferimento in Lombardia del Tg2, previsto dal piano dell’ex direttore generale Carlo Verdelli, è stato sonoramente bocciato. Ma l’attivismo di Sky e la comunque fortissima presenza di Mediaset hanno spinto il sindaco Sala a sollecitare i vertici della tivù pubblica a investire nella sua città. «Mi sembra doveroso», ha detto qualche mese fa. Il Comune sta ipotizzando già delle aree da mettere a disposizione della Rai, che dovrebbe trasferirsi in una sede più grande di quella storica di corso Sempione. Anche in questo caso non viene mai scartata l’ex area Expo. Prematuro parlarne, ma di certo anche su questo tema il governatore Maroni giocherebbe la stessa partita: è dagli anni Novanta che la Lega chiede una Rai milanese.
L’occasione dell’ennesimo rimpianto interessa un’altra sfida persa con Milano. È la complicata vicenda di Sky, il colosso televisivo che da qualche mese ha deciso di chiudere la sede romana di via Salaria per concentrare attenzioni e investimenti sul capoluogo lombardo
E poi c’è lo sport. Nel passaggio di testimone tra Roma a Milano non fa eccezione neppure questo. Le Olimpiadi del 2024 hanno rappresentato uno dei grandi temi della campagna elettorale romana. Il confronto tra la grillina Raggi e il dem Roberto Giachetti si è articolato, tra le altre cose, proprio sull’opportunità di ospitare i Giochi. La candidata 5 Stelle ha vinto con una promessa: appena eletta avrebbe fatto decidere i romani attraverso un referendum. Poi deve averci ripensato. E così a pochi mesi dall’investitura, la neosindaca ha declinato l’offerta. Ritirando la candidatura di Roma e dicendo addio alla possibilità di ospitare l’evento a Cinque Cerchi (e milioni di investimenti). Scelta legittima. Peccato che a Milano devono aver fatto altri conti: il solito Maroni è dal 2013 che caldeggia la candidatura alle Olimpiadi. Nel 2013, con la mediazione del presidente del Coni Giovanni Malagò, l’aveva spuntata la Capitale. Adesso il momento sembra favorevole per riprovarci. Archiviato il dossier capitolino, il sindaco di Milano e il governatore della Lombardia sono tentati di candidarsi per le Olimpiadi del 2028 (sempre che nel 2024 vinca una sede non europea come Los Angeles). Magari sfruttando una vecchia idea che metterebbe d’accordo tutti: quella di un’Olimpiade diffusa che faccia perno su Milano ma coinvolga per le gare anche le città vicine.
Archiviato il dossier capitolino, il sindaco di Milano e il governatore della Lombardia sono tentati di candidarsi per le Olimpiadi del 2028 (sempre che nel 2024 vinca una sede non europea come Los Angeles)
A dirla tutta, i Giochi non sono l’unico evento sportivo che rischia di lasciare la Capitale per Milano. Con una provocazione, qualche tempo tempo fa il presidente della federazione tennis Angelo Binaghi ha ipotizzato l’idea di spostare gli Internazionali di Roma lungo i Navigli. A sentirlo, si sarebbe già aperto un confronto con le istituzioni milanesi. E dalla Giunta Sala avrebbe già trovato «un interesse che a Roma non ci siamo mai sognati». Solo una boutade? Forse. Ma è l’ennesimo esempio dei nuovi equilibri tra Roma e Milano. Le differenze ormai sono sotto gli occhi di tutti. Numeri alla mano, qualche mese fa l’annuale ricerca dell’Università La Sapienza ha fotografato perfettamente il divario. In tema di qualità della vita, Milano conquista la 56/a posizione. Roma è molto più indietro. Persi 19 posti rispetto all’anno precedente, adesso è 88/esima. Nella fascia delle città con una qualità della vita gravemente insufficiente. E se persino i turisti iniziano a preferire Milano, è evidente che qualcosa sta cambiando. Stando alla recente analisi di Euromonitor International, Roma resta la città più visitata d’Italia, tredicesima a livello mondiale. Eppure Milano è ormai a un passo. Il capoluogo lombardo si piazza tra le prime venticinque località mondiali. Con una crescita rispetto all’anno precedente – ecco la grande novità – del 17,9 per cento. Pronta per l’ennesimo sorpasso, favorito anche dalla concentrazione dei grandi eventi internazionali. Questa è la settimana del Mobile, poi inizierà la settimana del libro con il nuovissimo salone strappato a Torino. E se due settimane fa persino il Papa ha portato più di un milione di persone in piazza a Milano, forse è davvero il momento di preoccuparsi.