Sembrava cosa fatta, dalle parti del ministero dello Sviluppo economico, l’estensione dell’iperammortamento, uno dei pilastri del Piano Industria 4.0. Quello che è noto anche come Piano Calenda. Invece Mise e Calenda in testa hanno dovuto prendere atto che nella manovrina correttiva, approvata martedì sera dal governo, questa estensione è saltata. La motivazione è che le voci di uscita non avessero cittadinanza in una manovra promessa a Bruxelles per correggere appunto i conti. Lo scontro, che viene raccontato dietro le quinte, è quello tra Mise e ministero dell’Economia e delle Finanze e di natura prettamente economica.
Ma è inevitabile vedere anche un risvolto politico. Lo sgarbo a Calenda arriva assieme alla bocciatura di un altro provvedimento firmato dall’ex ambasciatore dell’Italia all’Unione europa: la norma anti-scalate. L’obbligo da parte di un’impresa che acquista una parte rilevante di un’altra impresa di dichiarare le proprie intenzioni, il succo del provvedimento voluto dal Mise, è stato inserito nel ddl sulla concorrenza, fermo però da più di un anno in Parlamento e la cui discussione continua a essere rinviata. Proprio la lentezza dell’iter del ddl aveva portato all’ipotesi dell’inserimento della norma nel decreto legge che contiene la manovra correttiva. Anche in questo caso c’è stato un cannoneggiamento. Le ricostruzioni parlano di una guerra di logoramento tra Matteo Renzi e lo stesso Calenda. Il primo vedrebbe nel secondo un concorrente, soprattutto in ottica di grande coalizione – ma altre voci riprese dalla stampa l’hanno indicato come possibile candidato del centro-destra sognato da Berlusconi. E Renzi ostacolerebbe una norma vista come troppo favorevole a Mediaset di fronte all’attacco di Vivendi, sebbene non ci sia evidenza che il provvedimento possa essere retroattivo. Massimo Mucchetti, senatore della minoranza Pd, sul suo blog ha parlato di complesso di Crono, la divinità greca che divorava i suoi figli e che fu sconfitto da Zeus: «Calenda sembrava una creatura di Renzi, ma ora il leader del Pd teme che il figlioccio possa prendere il suo posto, e dunque se lo vorrebbe mangiare subito. Ecco allora i ministri di più stretta osservanza renziana impegnati a evitare che Calenda possa intestarsi un provvedimento importante».
Di certo, il “Piano Calenda” un’importanza particolare per il ministro ce l’ha. L’iperammortamento (al 250%) è il tassello a oggi più avanzato di un piano che ha lo scopo di rendere le imprese italiane più competitive, avvicinandole ai nuovi standard delle fabbriche interconnesse. Altre parti del Piano sono molto più indietro, come la creazione di competence center e digital innovation hub, che dovrebbero diventare operativi entro la fine dell’anno. A differenza del “superammortamento” al 140%, che si applica in maniera generica ai macchinari, l’iperammortamento al 250% è associato a una serie di strumenti che caratterizzano l’Industria 4.0, dai robot ai cobot, dalle macchine agricole 4.0 a una ventina di tipi di software. Come nel caso del superammortamento, non è un finanziamento ma di un incentivo fiscale: per usufruirne bisogna avere degli utili da cui detrarre le imposte. Per le aziende è quindi una scommessa sulla crescita e per lo Stato è un’uscita, quantificata in circa 100 milioni di euro all’anno, che avviene solo a fronte di un investimento: una voce che negli ultimi anni ha continuato a scendere nei bilanci delle imprese italiane.
Tra l’ordine e la consegna di un macchinario creato su misura possono passare anche sei o otto mesi. Ma visto il previsto picco della domanda, i tempi potrebbero allungarsi. Da qui era nata la richiesta di un allungamento dei tempi di consegna al 31 dicembre 2018
Ora, la legge di Bilancio 2017 ha previsto che l’incentivo dovesse valere solo per i beni acquistati entro la fine del il 2017 e consegnati entro il 30 giugno 2018. C’è però un problema: per avere una serie di chiarimenti tecnici ed esempi pratici, gli imprenditori hanno atteso una circolare congiunta tra Agenzia delle Entrate e Mise, uscita il 30 marzo. Alcuni passaggi non sono banali: oltre all’elenco dei macchinari e software ci sono i calcoli, che risultano abbastanza complessi quando l’interconnessione dei macchinari avviene dopo l’installazione della macchina (si comincia prima con il superammortamento e poi con l’iperammortamento). È anche ribadito che l’incentivo si applica anche al “revamping”, cioè all’ammodernamento dei vecchi impianti sempre in ottica 4.0. La guida è utile soprattutto alle piccole imprese, quelle meno attrezzate con uffici specializzati nella gestione degli incentivi. È d’altra parte guardando a queste imprese piccole che il Piano ha deciso di superare la precedente impostazione basata sui bandi ministeriali.
Per capire perché il mancato slittamento può essere un problema, bisogna considerare i tempi di consegna: tra l‘ordine e l’installazione in fabbrica di un macchinario su misura – cosa che è caratteristica delle imprese italiane – servono alcuni mesi. Se va bene due o tre. Se la personalizzazione è spinta o si parla di centri di lavoro (blocchi con robot, frese, rettificatrice eccetera) ci vogliono sei o otto mesi. Questo in una situazione standard, ma se si creasse un picco di domanda i tempi potrebbero allungarsi di parecchio. C’è anche da aggiungere che molte fiere di settore si svolgeranno nei prossimi mesi e che le aziende acquirenti potrebbero voler attendere queste manifestazioni prima di decidere cosa acquistare.
La battaglia è stata sulle cifre, tra Mise e Mef. Ma è inevitabile vedere anche uno scontro tutto politico, tra Matteo Renzi e Carlo Calenda
Quanto è grave questo rinvio, nella sostanza? Per un osservatore attento del settore come Giambattista Gruosso, docente di elettronica e automazione al Politecnico di Milano, il danno sarà limitato ad alcuni tipi di soggetti. «Da quel che mi risulta le aziende con un piano di investimenti vero e articolato si sono già mosse senza aspettare la circolare di fine marzo – commenta -. Non c’erano infatti dubbi sul fatto che i macchinari più all’avanguardia sarebbero rientrati nell’incentivo dell’iperammortamento. Ho invece segnali che molte aziende abbiano aspettato la circolare per capire se sarebbe potuto rientrare anche un investimento border line, come l’aggiunta di uno strumento connesso a internet su un macchinario tradizionale o come nel caso di un “revamping” di un impianto esistente».
Non si può quindi escludere che ci siano dei tentativi di ottenere gli sgravi fiscali attraverso dei trucchetti, come la connessione a internet di strumenti che di per sé non ne avrebbero bisogno. Ma va anche ricordato che, se per gli acquisti di valore inferiore ai 500mila euro vale l’autocertificazione da parte delle imprese, per quelli di valore superiore è necessaria una perizia da parte di un professionista o di uno degli enti titolati.
«Consideravamo l’estensione importante perché sarebbe stato un segnale positivo rispetto a richieste che vengono da tutte le parti del mondo imprenditoriale, affinché questo strumento sia prolungato nel tempo», commenta a Linkiesta Mario Pagani, responsabile del Dipartimento Politiche industriali della Cna Nazionale, la Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa. «Capiamo che ci siano delle difficoltà del governo a impegnare cifre importanti in questa fase. Auspichiamo che nel confronto con il governo in vista della legge di Bilancio 2018, forse anche forti di alcuni dati positivi in merito all’effetto che questi interventi danno e daranno alla crescita della nostra economia, si possa essere in condizioni di vedere confermati il super e iper ammortamento per il 2018».
«Di certo le aziende vedevano molto bene l’idea di Calenda di uno spostamento dei termini, speriamo ora che possa ritornare in sede di conversione in legge del decreto legge», commenta Alfredo Mariotti, direttore generale di Ucimu-Sistemi per produrre, associazione confindustriale dei costruttori italiani di macchine utensili. I costruttori tengono però ad altre due modifiche: «Pensiamo che il “superammortamento” al 140% debba divenire strutturale – continua Mariotti – perché stiamo applicando ancora coefficienti di vent’anni fa: sono al 20%, il che significa ammortizzare un bene in cinque anni. Tuttavia, la tecnologia rende i macchinari obsolescenti spesso in soli tre anni». L’altra misura è relativa all’iperammortamento: «È giusto che sia impostato con un orizzonte breve, perché l’obiettivo è quello di dare una scossa alle imprese. Tuttavia un anno non è sufficiente, sarebbe importante che la prossima legge di Bilancio lo prevedesse anche per tutto il 2018», conclude Mariotti.