Alessandra Ghisleri ligure di Varazze, fondatrice e titolare di Euromedia Research, è la regina dei numeri del Cavaliere e di tanti altri clienti illustri. Ed è “gravemente” innamorata di quello che fa.
Ghisleri, scusi, oggi facciamo un’intervista per parlare dell’Italia e del mondo, della politica e della società, ma anche per discutere di di sondaggi. Però forse non ha senso perché i sondaggi sono finti, morti, sepolti. Per il semplice fatto che sbagliano sempre…
Non è così. Dipende cosa ti aspetti dai sondaggi. Se vuoi un pronunciamento da Sibilla Cumana vuole dire che non stai cercando un lavoro serio, di ricerca sociale. Questo è un sondaggio. Uno strumento che ti fa respirare l’aria che tira per aiutare il tuo lavoro. Se stai cercando chi predice il futuro allora devi andare dalla maga o da quello che ti legge le carte. Noi facciamo proprio un altro lavoro. Noi indaghiamo lo scenario che c’è, la realtà com’è e come viene percepita, cercando di capire cosa c’è nella testa e nella pancia delle persone, che sono tutte diverse e cambiano idea alla velocità della luce. Cerchiamo cioè di fornire elementi utili a guidare le mosse future del nostro committente. Questo vale nel campo della politica ma vale, allo stesso modo, per le aziende. Lo ripeto: un lavoro di ricerca sociale. Per il resto puoi provare con i fondi di caffè. In bocca al lupo…
Insomma i sondaggi sono vivi e lottano insieme a noi!
Sono più che vivi. Lottano, certo, perché anche loro risentono della lunga crisi di questo decennio. Ma sono vivissimi.
Le è capitato di descrivere gli italiani come “coraggiosi”. È vero? E perché lo pensa?
Certo! Ogni giorno hanno nuova battaglia e se la fanno pure piacere, nei limiti. Insomma gli italiani si battono dalla mattina alla sera. Registriamo ogni giorno questa loro condizione, questa loro natura. Lo vediamo anche nella sfera più intima e personale, deve escono gli aspetti più delicati. Sono elementi che vengono fuori con lunghe interviste singole e con i “Talk Group”. Lì emerge la dimensione vera della vita, con tutti i suoi problemi da portare avanti ogni giorno. E ricordiamoci che nessuna situazione è uguale ad un altra. Ma qui c’è il bello del nostro lavoro.
In effetti vivere in Italia richiede una certa fatica, possiamo dirlo forte. Bello ma impegnativo, mettiamola così. E i nostri ragazzi come la pensano? Possiamo dire che sono ottimisti, che guardano al futuro con speranza?
Vorrei poterlo dire in modo assoluto, ma non è così. C’è in giro molta rabbia e anche un massiccia dose di rassegnazione. Quelli che vogliono lottare, impegnarsi, cercare una sfida sono tanti, basta vedere quanti si impegnano nella vita sociale e nelle attività di volontariato. Però c’è un grande problema lavoro tra i giovani. Temono di non riuscire a trovarne uno e quindi finiscono per avere paura del futuro. Da qui il passo alla rassegnazione è breve. Ecco perché i nostri ragazzi vivono una stagione di sentimenti contrastanti.
Gli italiani sono più furbi o intelligenti?
Diciamo che gli italiani sono generosi e lo vediamo in moltissime delle nostre interviste. Poi sono scaltri e per molti versi lungimiranti, hanno ben chiaro come agire per cercare di arrivare alla meta. Certo un po’ “guappi”, un po’ “bauscia” lo siamo senz’altro. È il nostro “composite”. Siamo un misto molto originale e per certi versi formidabile.
Quali sono le nostre grandi paure?
Innanzitutto quella di non poter mantenere il livello raggiunto di benessere, di non poterlo assicurare a se stessi, ai propri figli e alla famiglia nel complesso. È l’economia familiare il grande cruccio degli italiani: lavoro e tasse in primo luogo. Poi c’è grande ansia intorno al sistema della sanità, tipica preoccupazione di una popolazione che invecchia. E qui c’è veramente il rischio di un corto circuito emotivo, nel futuro sarà inevitabile tenerne conto. Infine c’è la paura di non sapersi integrare con quelli che stanno arrivando dagli altri mondi. Da qui nasce la logica dei muri, di separazione o di difesa. Gli italiani pensano di non essere abbastanza tutelati è questo si vede in modo molto evidente nei nostri lavori, dove emerge una situazione di allarme spesso più grave di quella che giustificano i reali numeri dei nuovi arrivi: è la distanza tra il percepito e il reale, che non va mai sottovalutata. E aggiungo un elemento in più, per capirci meglio. Non dobbiamo pensare che contano solo le questioni più drammatiche in tema d’integrazione, come il terrorismo. C’è, ad esempio, un tema “odori”. Si, è proprio così. Nei condomini è una delle più sentite questioni in grado di metter a rischio la convivenza.
«Berlusconi? Sa ascoltare e ascolta tutti. Mente aperta con grande senso pratico. Ha una visione del futuro molto pragmatica e d’insieme. Questo le rende capace di stare al passo con le emozioni degli italiani. La verità è che Berlusconi ci chiede in modo ossessivo come sta un pensionato italiano e cosa pensa, cosa spera, cosa lo preoccupa»
C’è in giro voglia di uomo forte?
C’è desiderio di qualcuno che, con competenza, prenda in mano i problemi e li porti avanti, magari fino alla soluzione. Non è tanto l’uomo solo al comando. È un tema più di squadra credibile, di capacità acquisite e riconosciute. Quando il leader si dimostra aperto verso gli altri, penso al discorso di Onna del 2009 di Berlusconi (fu fatto il 25 aprile in uno dei comuni più colpiti dal terremoto, davanti ai partigiani. Probabilmente il discorso meglio riuscito di sempre al Cavaliere che lo portò al picco massimo di consenso nei sondaggi, nda) o penso al Renzi prima maniera, la gente apprezza ed è pronta a dimostrarlo.Perché Trump ha vinto le elezioni negli Stati Uniti?
Perché ha parlato ad ogni americano del suo problema, indicando una via di soluzione. Non ha lasciato nessuno indietro. Da noi sono arrivati i grandi discorsi internazionali, ma la campagna vera è stata sul territorio, andando a cercare i consensi uno ad uno. Per molti versi una campagna elettorale di sinistra, quella di Trump.E Putin? Oggi è un modello?
Certo oggi siamo liberi dagli schemi del secolo scorso, non ci sono compartimenti stagni. Quindi la Russia non è più l’impero del male, come si diceva fini agli anni ’80. Le opinioni sono fluide, in perenne movimento. Ognuno di noi si costruisce una sorta di palinsesto informativo personale, da sfruttare ogni giorno. Forse non possiamo dire che Putin è un modello per gli italiani. Ma certo non esistono più preclusioni. Ne verso di lui, ne verso altri.Ieri si è votato Francia, in Gran Bretagna si voterà a giugno, in Germania subito dopo l’estate.Vinceranno quelli che vogliono assaltare il Palazzo?
L’anno è certamente importante. Brexit è un passaggio fondamentale e così sarà per nuovo rapporto con immigrati. I risultati li vedremo e non mi sento di immaginare con certezza stravolgimenti clamorosi, anche se i dati non consentono di escluderlo. Quello che è certo però è che ci vorrà un modo nuovo per stare con la gente dei governanti, nessuno dei vecchi schemi funziona. Chi è nel Palazzo deve inventare qualcosa di forte se vuole restare in contatto emotivo con chi sta fuori. E non basta usare Facebook tutti i giorni.L’Europa è ancora un valore positivo?
La verità è che gli italiani non capiscono a cosa serve questa Europa. Percepiscono quasi esclusivamente diktat sui temi più diversi. Regole e imposizioni arrivano nella testa della gente molto di più che i progetti finanziati con i fondi europei. Il latte, il cioccolato, le telline. Questa Europa sembra affermarsi come un insieme di vincoli spesso oppressivi e non come un insieme di opportunità. Un carrozzone di di cui non si coglie l’utilità che ha finito per impoverirci con l’euro. Questo c’è nella testa di gran parte degli italiani.Berlusconi è ancora lì. Qual è il suo segreto?
Sa ascoltare e ascolta tutti. Mente aperta con grande senso pratico. Ha una visione del futuro molto pragmatica e d’insieme. Questo le rende capace di stare al passo con le emozioni degli italiani. La verità è che Berlusconi ci chiede in modo ossessivo come sta un pensionato italiano e cosa pensa, cosa spera, cosa lo preoccupa. E così per gli altri: gli studenti, le mamme, i colletti bianchi. Una sequenza spesso difficile da arginare di domande, figlie di una curiosità inesauribile e di una grande voglia di cercare risposte”. Lo dico e lo ripeto: Berlusconi è un personaggio semplicemente incredibile.Ma dove vuole andare? Perché è ancora lì a combattere?
Lui ci crede. Dopo tutte le battaglie, nel privato e nel pubblico, vuole lasciare un modello, un progetto. Figli e nipoti lo stimolano a questo, non va sottovalutato questo aspetto. Molti di quelli che lo criticano non lo conoscono davvero.Esiste ancora un centro destra come coalizione nei sentimenti degli elettori o siamo già in epoca di proporzionale e ognuno va per la sua strada?
Noi oggi rileviamo fino a venti o venticinque sigle, perché la proporzionale induce a contarsi. Però il tema del 40 % è lì da vedere. Quindi non è accantonato affatto il tema della coalizione. Dipenderà essenzialmente da quale sarà la formulazione finale della legge elettorale.«Elezioni in Italia? Conteranno tasse e lavoro. Ma le questioni dell’immigrazione sono quelle che faranno la differenza. Le sensibilità sono fortissime sul punto. C’è voglia di solidarietà, gli italiani capiscono l’importanza di aiutare chi soffre. Ma c’è anche tanta paura e tanta preoccupazione. Chi sbaglia ricetta su questo punto perde le elezioni»
Il Movimento Cinque Stelle sembra non toccato dagli eventi e i loro consensi paiono impossibili da scalfire. E così?
È la dichiarata è visibile vicinanza con la gente normale a renderli così forti. Ad esempio sul palco non portano mai persone che incarnano la dimensione del potere ma solo persone che arrivano con una storia diversa. In questo modo la gente riesce a percepirli come qualcosa di proprio, di vicino. Tutto sommato anche l’inesperienza della Raggi la fa sentire vicina alla gente. Poi c’è il loro slogan, “onestà onestà”. Certo, qualche prezzo cominciano a pagarlo anche loro. Ma non hanno una storia politica di sconfitte, di scandali alle spalle. Diciamo che la luna di miele del M5S con gli italiani è ancora in corso.Renzi, rapidamente dai trionfi alla mazzate del referendum. Perché?
Qui c’è tutto il tema dell’uomo solo al comando. Ha concentrato su di se tutto quanto, finendo per mettersi con la sua “faccia” sulla scheda referendaria. I temi erano diventati secondari, mentre invece, presi uno ad uno, avrebbero portato gli italiani a ben altre reazioni. In questo modo ha finito per spaccare anche il suo partito. Si è buttato su tutte le categorie per cercare consensi, ma ha finito per dare regione ai suoi oppositori, mettendo si di se tutto il peso della sfida. In TV c’era sempre lui: così si è fatto del male da solo.Lei pensa che giocando diversamente poteva vincere?
Si. Le istanze referendarie arrivavano da molte parti a sostegno di quei temi. Per esempio molti elettori di centro destra erano inizialmente sulle stesse posizioni di Renzi. Ma il cumulo di peso politico che lui ha messo sul quesito e sulla sua persona ha finito per allontanare quelli che pur non essendo della sua “parrocchia” gli avrebbero dato via libera sul referendum.Possiamo dire che governare fa perdere voti?
Vorrei dire no, ma temo di dover dire di si. A meno di saper decidere molto e molto in fretta, con grande competenza e concretezza. E mettendo in gioco il proprio ruolo. Bisogna tramettere l’idea che la poltrona non è un obiettivo, chi governa deve essere percepito come pronto a lasciare in ogni momento.Quale sarà il tema più importante della prossima campagna elettorale per le politiche?
Conteranno tasse e lavoro. Ma le questioni dell’immigrazione sono quelle che faranno la differenza. Le sensibilità sono fortissime sul punto. C’è voglia di solidarietà, gli italiani capiscono l’importanza di aiutare chi soffre. Ma c’è anche tanta paura e tanta preoccupazione. Chi sbaglia ricetta su questo punto perde le elezioni.Con le regole attuali non vince nessuno?
Oggi come oggi i tre blocchi sono allo stesso livello, intorno al 30%. Se voteremo con la proporzionale, più o meno influenzata da sbarramenti, il risultato non potrà che esprimere questa divisione dei consensi fra tre giocatori che sostanzialmente si equivalgono. Però manca ancora tempo, qualcosa può certamente accadere. La legge elettorale proporzionale consente a tutti di esprimersi, ma certamente crea un problema di governabilità. E non è cosa da poco.