Taormina sarà il G7 delle rivalità. E il primo senza Berlusconi

Il 26-27 maggio una foto di gruppo impensabile: Trump con Trudeau, la May con la Merkel, senza contare l'incognita Le Pen. Delicato lavoro per il premier Gentiloni, anche lui padrone di casa a sorpresa: dal 1994 era sempre toccato al Cav. Renzi sperava che sarebbe toccato a lui

Il G7 di Taormina offrirà una foto di gruppo fino a poco tempo fa impensabile. Allo stesso tavolo ci saranno, salvo sorprese, Donald Trump insieme a Justin Trudeau, il presidente americano e il primo ministro canadese considerati l’uno l’opposto dell’altro, nel gioco delle tifoserie politiche internazionali. Ci saranno Theresa May, il primo ministro britannico che ha spinto l’acceleratore sulla Brexit, e la cancelliera tedesca Angela Merkel con il presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker, custodi dell’ortodossia europeista. Ago della bilancia, la Francia: ci sarà la nazionalista Marine Le Pen o il cosmopolita Emmanuel Macron? Delicato ruolo, dunque, di padrone di casa per Paolo Gentiloni, che a sua volta sei mesi fa non avrebbe pensato di essere lui il capo del Governo al G7 siciliano. L’unico che passerà inosservato sarà probabilmente il premier giapponese Shinzo Abe.

Il 26 e 27 maggio, se i lavori per preparare al meglio la sede saranno finiti, il cambio dell’ordine mondiale sarà tutto lì, in quella foto di gruppo che sancirà l’inizio (o la fine) di un’epoca storica. Un’epoca che, anche per questo, sancisce la debolezza di club esclusivi come il G7, un tempo cuore del potere globale, oggi soppiantato da riunioni più ampie come il G20, che ormai rappresenta meglio la geografia del potere: ci sono anche la Cina, l’India, la Russia, il Brasile. E soppiantato anche dall’unilateralismo dei nuovi leader concentrati sull’interesse nazionale. Ma a ben vedere, in questo gioco delle figurine, c’è anche una novità tutta italiana: quello di Taormina sarà, dopo un quarto di secolo, il primo G7 (o G8) italiano non presieduto da Silvio Berlusconi.

Il 26 e 27 maggio, se i lavori per preparare al meglio la sede saranno finiti, il cambio dell’ordine mondiale sarà tutto lì, in quella foto di gruppo che sancirà l’inizio (o la fine) di un’epoca storica. Un’epoca che, anche per questo, sancisce la debolezza di club esclusivi come il G7, un tempo cuore del potere globale, oggi soppiantato da riunioni più ampie come il G20

Avrebbe voluto tanto esserci Matteo Renzi, il 26 e 27 maggio. Per suggellare il suo attivismo internazionale e mediatico. Ma anche in questo l’allievo non è riuscito a superare il maestro. Sarà il più riservato Gentiloni, a garantire l’ordine di quella rischiosa foto di gruppo, fra Trump e Trudeau, la May e la Merkel. Un po’ come nei primi due G7 a guida italiana, nel 1980 e 1987, entrambe le volte a Venezia, fecero Francesco Cossiga e Amintore Fanfani, capi di governi brevi di un’Italia che si avviava alla fine della prima repubblica. Erano gli anni di Ronald Reagan e di Margaret Thatcher. Tutta un’altra storia, rispetto al primo G7 di Berlusconi, che fu a Napoli, nel 1994.

Da poco tempo, il Cavaliere aveva fondato Forza Italia e aveva vinto le elezioni. Napoli era stata una scelta inedita del suo predecessore, Carlo Azeglio Ciampi: Berlusconi accolse Bill Clinton, Helmut Kohl, François Mitterand, John Major, Jean Chretien, Yohei Kono e Jacques Delors. Un G7 rilassato, con foto sorridenti, una cena di gala alla Reggia di Caserta, un Clinton in pizzeria e i grandi a caccia di cravatte Marinella. Fu anche la prima volta della Russia post-sovietica, allora guidata da Boris Eltsin, invitata come osservatore. Sette anni più tardi, sarebbe stato un G8, con il presidente russo Vladimir Putin ufficialmente al tavolo dei grandi. Sempre con Berlusconi padrone di casa. Ma con un clima molto più teso: Genova, 2001. Anche quella volta il leader di Forza Italia aveva appena vinto le elezioni, e anche quella volta le scelta della sede era stata fatta dal governo di centrosinistra in carica fino a pochi mesi prima, quello di Giuliano Amato. Ma erano i tempi della contestazione dura della globalizzazione, vertice blindato, zona rossa molto estesa attorno al Palazzo Ducale, sede degli incontri. Fu il G8 dell’uccisione di Carlo Giuliani, dell’irruzione alla Diaz, delle discussioni su una globalizzazione più umana. Fu anche il primo G8 del presidente americano George W. Bush.

Napoli era stata una scelta inedita del suo predecessore, Carlo Azeglio Ciampi: Berlusconi accolse Bill Clinton, Helmut Kohl, François Mitterand, John Major, Jean Chretien, Yohei Kono e Jacques Delors. Un G7 rilassato, con foto sorridenti, una cena di gala alla Reggia di Caserta, un Clinton in pizzeria e i grandi a caccia di cravatte Marinella

Ma il più noto G8 a guida Berlusconi sarebbe arrivato altri sette anni dopo, nel 2008. Ancora una volta, Berlusconi era reduce da una vittoria elettorale. Il governo di centrosinistra di Romano Prodi aveva scelto la sede della Maddalena, in Sardegna. Il terremoto in Abruzzo, insieme ai ritardi per la realizzazione della sede del vertice, spinse Berlusconi al colpo di teatro: il G8 si doveva tenere a L’Aquila, per portare i grandi della terra a visitare le macerie e dare sostegno alle popolazioni terremotate. Fu un successo di immagine, con Barack Obama e Angela Merkel, ma anche con personaggi controversi come Gheddafi, che salirono in Abruzzo per un supplemento di vertice allargato anche a Paesi di solito esclusi dal club. Forse il tocco imprevedibile di Berlusconi mancherà al difficile G7 di Taormina, candidato a passare inosservato o a diventare un rischioso incontro di boxe internazionale.

@ilbrontolo