La batosta elettorale è stata netta, indiscutibile. Ma da qui a dire che i Cinque Stelle sono prossimi al crollo ce ne passa. Le amministrative hanno sancito la fine prematura del movimento di Grillo? Andiamoci piano. Le ragioni della débâcle sono diverse e la tentazione di attribuirgli significati troppo ampi è forte. Ma può essere fuorviante. Soprattutto per gli avversari, che rischiano di pagare l’errore alle prossime elezioni. L’esito del voto di domenica è chiaro: i Cinque Stelle si sono presentati in 225 comuni e hanno conquistato meno di dieci ballottaggi. Ma sulla scena nazionale il M5S resta protagonista. Stando a quasi tutti i sondaggi i grillini continuano a essere la prima forza politica del Paese. E anzi, rilanciano. La nuova battaglia su sicurezza, migranti e campi rom – lanciata in queste ore dal blog di Grillo e dalla sindaca di Roma Virginia Raggi – dimostra che i pentastellati hanno già la testa alla prossima campagna elettorale.
Per riflettere sul voto di domenica è anzitutto utile precisare il contesto. Le elezioni amministrative sono diverse dalle Politiche. Nei territori non basta urlare, presentarsi come megafono della protesta neppure. A livello locale servono proposte, ma soprattutto sindaci. In queste competizioni gli elettori sono portati a scegliere le persone, prima dei partiti. Da qui il grande successo delle liste civiche. I Cinque Stelle pagano proprio questo ritardo. Salvo poche eccezioni, nelle città il Movimento non è ancora radicato. Manca una classe dirigente riconoscibile e gli aspiranti sindaci pentastellati sono spesso sconosciuti e inesperti. Non è una novità: le amministrative sono sempre state il tallone d’Achile del M5S. Storicamente i Cinque stelle hanno sempre avuto difficoltà in queste tornate elettorali. «Da questo punto di vista il 2016 rappresenta un’eccezione» dice Roberto Biorcio, docente di Scienza politica presso il dipartimento di Sociologia dell’Università Milano Bicocca e attento studioso del fenomeno M5S. Lo scorso anno due sindache grilline hanno conquistato Roma e Torino, segnando una svolta importante nella storia politica del Movimento. «Ma non dimentichiamo – ragiona Biorcio – che in quelle elezioni il centrodestra si era presentato diviso, lasciando un enorme spazio ai Cinque Stelle».
La batosta elettorale è stata netta, indiscutibile. Ma da qui a dire che i Cinque Stelle sono prossimi al crollo ce ne passa. Le amministrative hanno sancito la fine prematura del movimento di Grillo? Andiamoci piano
Stavolta le difficoltà locali dei grillini sono emerse con particolare evidenza. «In diverse città al voto – continua il professore – l’assenza di gruppi consolidati ha portato alla nascita di conflitti e divisioni». Gli scontri interni hanno preceduto le sfide di Palermo e Parma, ad esempio. A Genova si sono presentati agli elettori ben tre candidati legati alla storia del Movimento. «In assenza di divisioni – continua Biorcio – è molto probabile che in questa città si sarebbe arrivati al ballottaggio». Sono tutte dinamiche note. Già conosciute dagli esperti di flussi elettorali, che infatti riconoscono all’elettorato grillino un tipico profilo a fisarmonica. Compatto nelle competizioni nazionali, molto meno in quelle locali. I sondaggi confermano la tendenza: a livello nazionale il Movimento Cinque Stelle continua ad essere accreditato attorno al 30 per cento. Secondo l’ultimo Barometro politico dell’Istituto Demopolis, pubblicato una settimana fa, i grillini sono in testa al 29 per cento. La forza politica con più consenso. Il Partito democratico è dietro, al 28 per cento. Biorcio non si stupisce. «Abbiamo fatto alcuni sondaggi prima del voto amministrativo. A Parma, Palermo e Genova, quando si chiedeva agli elettori come avrebbero votato alle Politiche, il M5S era sempre primo». Cosa diversa per il rinnovo delle amministrazioni locali. «Lo stesso giorno solo una parte dell’elettorato Cinque Stelle ammetteva di voler votare un sindaco del movimento». Con i grillini funziona così, le ultime amministrative non hanno cambiato niente. Del resto le ragioni che spingono tanti italiani a votare Grillo, almeno a livello nazionale, sono ancora valide: su tutte la sfiducia verso la politica e i partiti tradizionali.
Adesso i Cinque Stelle accelerano. Evidentemente non a caso, negli ultimi giorni il Movimento ha lanciato una nuova parola d’ordine, agitando la bandiera della sicurezza. Una campagna contro il degrado e l’illegalità che strizza l’occhio a un elettorato preciso, con l’obiettivo di occupare uno spazio finora lasciato alla Lega di Salvini. E mentre la sindaca Virginia Raggi chiede una moratoria sui nuovi arrivi di migranti a Roma, sul blog di Grillo si dà ampio risalto alla politica del Campidoglio in tema di campi rom. «Stop. Questa storia si chiude qua – così il post – Ora a Roma si cambia musica. Chiusura dei campi rom, censimento di tutte le aree abusive e le tendopoli. Chi si dichiara senza reddito e gira con auto di lusso è fuori. Chi chiede soldi in metropolitana, magari con minorenni al seguito, è fuori. In più sarà aumentata la vigilanza nelle metro contro i borseggiatori. Nessuno prima d’ora aveva mai affrontato il problema in questo modo».
Le elezioni amministrative sono diverse dalle Politiche. Nei territori non basta urlare e presentarsi come megafono della protesta. In queste competizioni gli elettori sono portati a scegliere le persone, prima dei partiti. I Cinque Stelle pagano proprio questo ritardo: salvo poche eccezioni, nelle città il Movimento non è ancora radicato. Manca una classe dirigente riconoscibile e gli aspiranti sindaci pentastellati sono spesso sconosciuti e inesperti
Superata la batosta delle amministrative, i vertici pentastellati si preparano alle nuove sfide. Il posizionamento sulla sicurezza serve proprio a questo. Il primo appuntamento saranno le regionali siciliane d’autunno. Pochi mesi dopo gli italiani torneranno al voto per le Politiche. Rispetto a domenica scorsa, i Cinque stelle potrebbero avere un altro vantaggio. Alle amministrative sia il centrodestra che il centrosinistra sono riusciti a presentarsi quasi ovunque in modo unito. Il sistema di voto maggioritario e le coalizioni hanno messo in difficoltà i Cinque Stelle, illudendo molti osservatori sull’imminente tramonto del tripolarismo. È uno scenario destinato a non ripetersi se a livello nazionale si andrà al voto con un sistema proporzionale. Insomma, nonostante tutto Grillo può stare tranquillo? «Questo non lo so» continua Biorcio. «Una battuta d’arresto ci può stare. Ma bisogna capire se influirà sull’elettorato M5S». È ancora presto per trarre conclusioni. «Lo scopriremo nei prossimi mesi. Vedremo se i sondaggi e le regionali siciliane smentiranno chi è già convinto del crollo dei Cinque Stelle».