La storia della Rold di Nerviano è quella di un’industria tradizionale che ha fatto tutto quello che viene prescritto dai manuali e ci ha aggiunto del suo. Così è diventata un punto di riferimento per il colosso coreano dell’elettronica nel campo del manifatturiero
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Come può una tipica società manifatturiera italiana, a conduzione familiare e con oltre 50 anni di storia alle spalle, trasformarsi in un’avanguardia digitale? Come può farsi notare da un colosso come Samsung, diventarne uno dei partner industriali in Europa e aiutarlo a sviluppare delle applicazioni industriali dei suoi dispositivi, a partire dagli smartwatch? Come può quella stessa società, che da sempre ha solo fabbricato e venduto componenti, per lo più per lavatrici, cominciare a vendere soluzioni software e ricevere interesse da aziende grandi e blasonate? La risposta è semplice: ha fatto quello che un manuale ideale della Pmi prevederebbe e ci ha aggiunto del suo.
Stiamo parlando della Rold di Nerviano, zona alta della provincia di Milano. Rold non è il nome di un’azienda tedesca che ha piazzato un suo stabilimento alle nostre latitudini. È una sigla che sta per “Rocchitelli Onofrio Loro Dolores”: il fondatore dell’impresa e sua moglie. Un quadretto di famiglia le cui origini risalgono al 1963, quando un abile progettista di una fabbrica di lucidatrici ricevette il via libera dal proprio datore di lavoro per dare vita a una propria impresa. Poco dopo lo stesso Onofrio Rocchitelli, durante un’edizione della Fiera campionaria di Milano incontrò l’ingegner Giovanni Borghi, fondatore della Ignis, vero mito degli elettrodomestici italiani. Quest’ultimo divenne il primo cliente della nuova società e del microinterruttore per piccoli elettrodomestici che questa aveva messo a punto.
La storia si evolve e non si può parlare di tran-tran se si considera che in questi decenni la società è diventata fornitrice di tutte le principali marche del mondo degli elettrodomestici, in particolare delle lavatrici. Il fatturato di 42 milioni di euro, per l’80% derivante dall’export, e i 220 dipendenti in quattro stabilimenti, tutti in Lombardia, stanno a dimostrarlo. La globalizzazione, tuttavia, non prevede isole felici e un imprenditore sa che bisogna alzare lo sguardo per capire cosa succederà domani o dopodomani. È quello che Rocchitelli, scomparso nel 2011, intuì nei primi anni Duemila, insieme ai suoi figli Massimo, Laura e Stefano. Era necessario rafforzare la parte digitale della società e serviva un manager esterno. Per questo nel gennaio 2009 viene chiamato in Rold, Paolo Barbatelli, con la qualifica di Chief INnovation Officer e con un posto nel cda. Nella checklist dell’imprenditore familiare illuminato siamo a due caselle barrate in un colpo solo: l’ampliamento delle competenze durante un passaggio generazionale gestito in anticipo e senza autoreferenzialità.
Altre caselle si barrarono di lì a poco: una fu la collaborazione con l’università, e in particolare con il Politecnico di Milano, per irrobustire la parte della ricerca e sviluppo. Sette anni fa fu creato un contratto di rete con altre due società (Gruppo Componenti e Fluid-O-Tech), tutte divenute partecipanti istituzionali della Fondazione Politecnico di Milano. In questa partnership le idee volano alto, non si concentrano sul core business ma su germogli laterali che potrebbero avere uno sviluppo robusto. Come lo studio del grafene, il materiale a cui sono legate moltissime aspettative di innovazioni dirompenti. Per riportare a terra le idee è stato invece da poco creato un laboratorio interno, RLab, con l’intento di produrre concept da mostrare ai clienti. Ci lavoreranno tesisti e dottorandi e già ora è iniziata la collaborazione con una classe di ingegneria meccanica dello stesso Politecnico. Una collocazione che meriterebbe questa attività di ricerca, secondo la Rold, è quella nell’area dell’ex Expo 2015, che andrà ripopolata a breve. «Vogliamo sognare», dice Laura Rocchitelli, presidente della società, annunciando che le domande sono già state avanzate.
La svolta è arrivata nei primi anni Duemila. Era necessario rafforzare la parte digitale della società e per questo è stato assunto un manager esterno. Poi sono arrivati gli altri tasselli, a partire dalla collaborazione con il Politecnico di Milano. La formazione è stata vista come il motore della crescita
È lei che ci accompagna nella storia della società e, successivamente, tra i reparti di produzione. Ogni parola trasuda attaccamento alla figura paterna e all’azienda, a cui, dice, non smette mai di pensare. Economista di formazione, ha un interesse cresciuto negli anni nelle soluzioni tecniche ma è soprattutto il primo sponsor della formazione come motore di crescita di una società come la Rold. Vale per la collaborazione con l’università come per l’alternanza scuola-lavoro con gli istituti professionali. «È un investimento per il futuro. Abbiamo studenti da 7-8 anni e anche quest’anno ne ospitiamo 12. Qualcuno è rimasto da noi ma speriamo di dare un contributo più ampio per il territorio», commenta. Grazie alla formazione interna sono state sviluppate le procedure del lean manifacturing e il sistema di gestione della qualità Sei Sigma. Per favorire il training interno è stato riformato anche l’ufficio del personale, che in precedenza si limitava a cedolini e buste paga.
L’incontro con Samsung, una volta poste queste basi, si potrebbe vedere come un’evoluzione naturale, se non fosse ugualmente sorprendente. «Siamo stati proattivi: due anni fa ci siamo presentati assieme al Politecnico e abbiamo raccontato la nostra evoluzione», racconta Laura Rocchitelli. Ne è seguito un silenzio lungo un anno. Fino all’arrivo di una chiamata dalla Corea: “Stiamo cercando dei partner in Europa, aziende con un alto potenziale con cui fare accordi”. I vertici dell’azienda sono stati invitati nella penisola asiatica, dove ad accoglierli hanno trovato un top manager della divisione visual display di Samsung. Decisivo, per il buon esito dell’incontro, è stato il fatto che la società milanese fosse rimasta un’azienda manifatturiera. Sapeva, in altre parole, quali informazioni servono e quali no, lungo la catena di montaggio di una media impresa europea. Cos’è uscito dall’accordo? Un programma di sviluppo congiunto che ha portato alla nascita di SmartFab, ossia alla trasformazione in chiave “Industria 4.0” dello stabilimento di Cerro Maggiore (Milano). «Lo raccontiamo come un sistema di monitoraggio, raccolta di informazioni e analisi in tempo reale», dice la presidente di Rold. All’occhio del visitatore tutto questo si traduce in: sensori sui macchinari, grandi display (ovviamente Samsung) che mostrano in tempo reale, e a richiesta, dettagli dei singoli pezzi prodotti, andamento dei pezzi difettosi e consumi. Un’analisi del genere permette, tra le altre cose, di valutare tempestivamente le potenziali criticità dei macchinari: un valore aggiunto in ottica di “manutenzione predittiva”. La particolarità dello stabilimento è però l’uso degli smartwatch da parte degli operatori o dei capireparto. Chi è sulla linea produttiva vede al proprio polso il funzionamento di tutte le macchine e in caso di malfunzionamenti è avvisato in tempo reale. È una delle chiavi che Samsung ha pensato per rivitalizzare – in campo industriale – un prodotto, gli smartwatch, che a parte il mondo del fitness non hanno ancora trovato una loro identità.
La particolarità dello stabilimento, frutto della partnership con Samsung, è l’uso degli smartwatch da parte degli operatori o dei capireparto. Chi è sulla linea produttiva vede al proprio polso il funzionamento di tutte le macchine e in caso di malfunzionamenti è avvisato in tempo reale.
L’ultimo passo dell’evoluzione dell’ex Pmi dedita solo alla manifattura di elettrotecnica è l’apertura di una linea di business dedicata proprio alla vendita degli stessi servizi di monitoraggio e analisi dei dati ad altre piccole e medie imprese. «Abbiamo presentato il progetto alla fine del 2016 e abbiamo ricevuto il primo ordine. C’è stato manifestato interesse anche da grandi imprese del bianco. Siamo all’inizio di una nuova era», dice Laura Rocchitelli.
Grazie a tutte queste caratteristiche «Rold è parte dell´ecosistema 4.0 di Porsche Consulting» spiega Giovanni Notarnicola, Principal e responsabile dell’area digital transformation. «Nel supportare le aziende verso la trasformazione ad industria 4.0 possiamo puntare su un ecosistema completo, fatto di partner tecnologici, centri di ricerca e innovazione, università, la casa madre stessa e tutti i brand del nostro gruppo, aziende clienti e aziende eccellenti come Rold». Perché è stata scelta? Perché, risponde Notarnicola «in questo momento c’è bisogno di acquisire consapevolezza: è il primo passo della trasformazione a Industria 4.0 e Rold può essere fonte di ispirazione, non solo per le aziende della stessa dimensione di Rold ma anche per aziende più grandi». La società di Nerviano, continua il Principal di Porsche Consulting, «rappresenta l’azienda imprenditoriale italiana che si evolve in un percorso di trasformazione di successo ad Industria 4.0. I passaggi fondamentali che ha compiuto sono in pieno accordo con la nostra visione: innanzitutto collegare le scelte graduali a sfide competitive strategiche. Il secondo passo è quello di avere un’implementazione pilota che però ha già tutti i connotati per essere scalabile. Infine un passaggio fondamentale è quello di far leva sulle competenze, sia in termini di managerializzazione dell’azienda sia in termini di apertura verso l’esterno, con partnership, tecnologiche e di ricerca, che costituiscono un elemento fondamentale in un´evoluzione così complessa che per molti rappresenta una vera e propria rivoluzione di modello di businness».
«Rold rappresenta l’azienda imprenditoriale italiana che si evolve in un percorso di trasformazione di successo ad Industria 4.0. I passaggi fondamentali che ha compiuto sono in pieno accordo con la nostra visione»