I negoziati per la Brexit? Ora convengono a tutti

I negoziati per la Brexit arrivano nel momento in cui la fiducia nell'Ue cresce e la disoccupazione cala. Tra i leader europei comincia a diffondersi ottimismo

Brexit e negoziati

E se alla fine la Brexit si rivelasse meno disastrosa del previsto? Secondo Andrew MacLeod e Donal Blaney (The Independent) ci sarebbero opportunità vantaggiose per entrambe le parti; il Regno Unito però dovrebbe evitare di partire da una posizione negoziale che coincide con l’esito desiderato. Il negoziatore esperto si concentra sulla posizione della controparte e sulle possibili strategie che potrebbe adottare; ne conosce i punti di forza e di debolezza e riesce a indurla a concordare sull’esito desiderato.

Dalle fila dell’opposizione, molti politici laburisti si dichiarano a favore di una piena adesione del Regno Unito al mercato unico, elaborando la posizione di Corbyn secondo cui un accordo sulla Brexit dovrebbe dare la priorità ai posti di lavoro. La situazione dei lavoratori in Gran Bretagna peggiorerebbe significativamente in caso di uscita dal mercato unico, e anche le entrate del bilancio dello stato colerebbero a picco, rendendo più difficile ad un futuro governo laburista invertire la rotta rispetto alle politiche di austerità. Sempre nell’ottica di difesa del lavoro, sarebbe un errore rigettare una piena adesione al mercato unico e al suo framework di regole e diritti, per negoziare un semplice accesso.

Oliver Haill sottolinea l’indeterminatezza che ha caratterizzato l’avvio delle negoziazioni; non solo la posizione portata avanti dal governo britannico non è chiarissima, ma la composizione dello stesso potrebbe cambiare di qui a qualche mese. Stando ad alcune voci, i tories potrebbero persuadere May a fare qualche concessione su temi cari all’UE ma impopolari tra i cittadini britannici pro-Brexit, correndo così il rischio di vedere ulteriormente ridotta la propria base elettorale. In un simile scenario il Primo ministro darebbe le dimissioni in favore di un successore, che a quel punto si troverebbe la strada spianata nelle trattative sugli accordi commerciali.

Sul Guardian John Redwood sostiene invece che sia il Regno Unito che l’Unione Europea trarranno beneficio dalla Brexit. Mentre la Gran Bretagna potrà finalmente a sottrarsi a un impegno che non ha mai sentito proprio, l’UE potrà finalmente perseguire i suoi obiettivi senza venire ostacolata da un Regno Unito riluttante. Per questo motivo, i negoziati non sarebbero un gioco a somma zero, ma piuttosto un impegno che richiede cooperazione.

I tories potrebbero persuadere May a fare qualche concessione su temi cari all’UE ma impopolari tra i cittadini britannici pro-Brexit, correndo così il rischio di vedere ulteriormente ridotta la propria base elettorale

Un decennio d’oro per l’Europa?

Natalie Nougayrède osserva che la Gran Bretagna sta per uscire dall’Unione Europea proprio in un momento in cui quest’ultima si trova in un momento di rinnovata energia. Il sostegno dei cittadini all’UE è in aumento, la situazione economica è migliorata, la disoccupazione è in calo, e le forze populiste hanno subito pesanti sconfitte politiche in Austria, Paesi Bassi, Francia, Italia e Finlandia. Nonostante siano ancora molti i problemi da risolvere, non è da escludere uno scenario di ripresa europea.

Anche il New York Times riporta che, nonostantei leader dell’UE tendano a non sbilanciarsi, in questi giorni a Bruxelles e in altre capitali del continente si sta diffondendo un atteggiamento ottimista circa il futuro. Con il rischio Frexit ormai lontano, la scommessa di Theresa May persa e la leadership americana delegittimata, il progetto europeo sembra in ascesa sia sul piano economico che politico.

Traduzione dall’originale a cura di Veronica Langiu

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