Il Sud non vuole la Lega. Per ora Salvini ha perso la scommessa

Il successo del segretario è innegabile: la linea nazionale paga e in pochi anni il Carroccio ha aumentato a dismisura il proprio consenso. Ma stando ai risultati delle amministrative, per ora l’ambiziosa scommessa di arrivare nel Mezzogiorno è persa. «Qui anni di pregiudizi non si cancellano»

La rivoluzione di Matteo Salvini si è fermata sulle rive del Tevere. Ambizione e limite della grande scommessa. Il successo del segretario leghista è innegabile: nel giro di pochi anni il Carroccio ha aumentato a dismisura i consensi raggiungendo percentuali a doppia cifra. Eppure, nonostante la trasformazione del partito in una realtà sovranista a vocazione nazionale, il sogno di sfondare al Sud resta lontano. Lo dicono i numeri. Il primo turno delle amministrative ha confermato la vittoria della Lega. Da Genova a Monza, passando per Piacenza, è ormai il primo partito di centrodestra. Eppure nel Mezzogiorno il messaggio non passa.

Nel Centrosud sono andati al voto nove capoluoghi di provincia, ma in sei casi il simbolo “Noi con Salvini” non è stato neppure presentato. A Lecce la lista si è fermata a 300 voti, conquistando lo 0,59 per cento. Il simbolo non c’era a Trapani, né a Catanzaro. In Campania la sfida è andata male: si va dallo 0,52 di Nocera Inferiore allo 0,48 per cento di Acerra (anche se spicca un 3,3 per cento nel piccolo comune di Mondragone, nel casertano). A Palermo è stato necessario unirsi con Fratelli d’Italia, creando una lista che ha raccolto poco più del 2,5 per cento. A dispetto dei dati, adesso Salvini celebra il risultato. «Avevamo scelto di presentarci in pochi comuni e concentrarci su quelli – ha spiegato poco dopo la chiusura dei seggi – Ma in alcuni centri, soprattutto nel Lazio, siamo davanti agli altri partiti di centrodestra». Il segretario si riferisce a Guidonia e Ladispoli, dove in effetti “Noi con Salvini” ha avuto una buona affermazione conquistando il 6,6 e l’8,5 per cento. Peccato che nei due capoluoghi laziali Rieti e Frosinone il simbolo non era neppure presente. Qualche risultato è effettivamente sorprendente. A L’Aquila la lista leghista ha superato le 2.500 preferenze, arrivando al 6,8 per cento. In Sicilia Salvini festeggia l’elezione di 25 nuovi consiglieri comunali. A Lampedusa, peraltro, la bandiera leghista sventola da tempo. «Il nostro era l’unico simbolo di partito presente sull’isola» racconta Angela Maraventano, ex vicesindaca del Carroccio. Stavolta si è fermata al 6 per cento, con 237 preferenze. Piccola curiosità: da queste parti non ha corso il movimento “Noi con Salvini”, ma la Lega Nord. Quella con lo spadone di Alberto da Giussano, per intenderci. «Certo, e ne sono orgogliosa» insiste la Maraventano. «Ho sempre militato nella Lega e ho sempre avuto il coraggio di esporre la nostra bandiera»

Nel Centrosud sono andati al voto nove capoluoghi di provincia, ma in sei casi il simbolo “Noi con Salvini” non è stato neppure presentato. A Lecce la lista si è fermata a 300 voti, conquistando lo 0,59 per cento. Il simbolo non c’era a Trapani, né a Catanzaro. In Campania la sfida è andata male: si va dallo 0,52 di Nocera Inferiore allo 0,48 per cento di Acerra

Al netto di qualche eccezione, nel Centrosud i risultati non sono entusiasmanti. Nonostante le continue visite elettorali di Salvini. La strada da fare è ancora lunga, il primo ad ammetterlo è proprio il segretario. «Per scelta ci siamo presentati soltanto in una quindicina di comuni – ha spiegato stamattina al Corriere – In alcuni casi, Ladispoli, L’Aquila, Guidonia, i risultati sono stati eccellenti. Ma certo, bisogna lavorarci, costruire, non possiamo pensare di bruciare le tappe…». Anche a Roma il partito stenta a radicarsi. Alle amministrative dello scorso anno la lista guidata da Irene Pivetti ha raccolto 32mila voti, il 2,7 per cento. Un risultato importante, per carità. Ma molto ridimensionato rispetto ai concorrenti di centrodestra. Nella Capitale, ad esempio, nel 2016 Forza Italia ha preso il 4,3 per cento, Fratelli d’Italia addirittura il 12,3 per cento. E dire che in Campidoglio, ai tempi del sindaco Ignazio Marino, la Lega poteva persino contare su un gruppo consiliare. È accaduto alcuni anni fa, quando quando l’ex consigliere Marco Pomarici, eletto con Ncd, ha deciso sostenere il progetto politico di Salvini. Un’esperienza breve, simbolica, che nella Città Eterna non ha lasciato traccia.

«Il progetto di esportare la Lega nel Meridione non ha mai funzionato» racconta il noto sondaggista Renato Mannheimer. «Anche perché nel Sud continuano a circolare forti pregiudizi verso il Carroccio». Anni di insulti sono difficili da digerire, evidentemente. Queste amministrative hanno confermato le difficoltà. «Dai nostri studi – insiste Mannheimer – emerge un ampio atteggiamento non neutrale degli elettori meridionali, addirittura negativo». Considerare persa la scommessa di Salvini, però, sarebbe un errore. Il sogno dell’indipendenza padana è stato abbandonato, il tema dell’autonomia del Nord è finito in un angolo. Eppure la nuova linea identitaria e nazionale non sembra aver fatto perdere l’entusiasmo agli elettori settentrionali. Al Nord il partito cresce, senza ombra di dubbio. Lunedì, appena chiuse le urne, Salvini non ha risparmiato qualche polemica ai dubbiosi: «Questo risultato – ha spiegato – lo dedico a quei fenomeni che dicevano che essere presenti a livello nazionale ci avrebbe penalizzati in casa». Inutile ricordare che la svolta del segretario ha lasciato perplessi molti leghisti. È contrario alla linea nazionale l’ex segretario Umberto Bossi. Ma non ha nascosto le critiche neanche il presidente lombardo Roberto Maroni. Intervistato dal Corriere dopo il primo turno delle amministrative, il governatore ha spiegato senza troppi giri di parole: «Credo ci sia da fare una riflessione sulle alleanze al Sud. A Palermo la mancata alleanza con Forza Italia ha portato a un risultato deludente». Tanto da arrivare a rimpiangere il progetto del ’94. «Allora c’era Forza Italia alleata con la Lega al Nord e con Alleanza Nazionale al Sud. Chissà, forse un ritorno alle origini potrebbe essere un’idea…».

«Il progetto di esportare la Lega nel Meridione non ha mai funzionato» racconta il noto sondaggista Renato Mannheimer. «Anche perché nel Sud continuano a circolare forti pregiudizi verso il Carroccio». Anni di insulti sono difficili da digerire, evidentemente

I rapporti nel centrodestra sono un nodo da sciogliere. In vista delle Politiche si continua a discutere di possibili intese, programmi, leadership. La Lega si presenta al tavolo delle trattative da protagonista, forte dei risultati conquistati al Nord. Ma la mancata crescita nel Mezzogiorno resta un motivo di debolezza. Non a caso, all’indomani del voto amministrativo, diversi esponenti di Forza Italia hanno insistito sul radicamento del partito di Berlusconi “soprattutto al Centrosud”. In alcuni retroscena giornalistici il Cavaliere si sarebbe spinto oltre: «Il dato che appare evidente è che sotto Pistoia la Lega non esiste. La lista “Noi con Salvini” non è pervenuta». Resta da capire cosa accadrà alle Politiche. Salvini sarà in grado di attirare l’entusiasmo dell’elettorato meridionale? In una competizione nazionale l’obiettivo dovrebbe essere più semplice. Almeno rispetto alle amministrative, dove pesano il radicamento sul territorio e la presenza di una classe dirigente locale. «Fare previsioni oggi è quasi impossibile» spiega ancora Mannheimer. «Ma a meno di un campagna elettorale fantastica, mi sembra difficile che Salvini possa conquistare grandi risultati al Sud».

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