I numeri dicono che i partiti tradizionali sono morti o stanno morendo, che i piccoli e grandi boss delle tessere e dei feudi elettorali possono solo celebrare il loro funerale, che ex ministri e leader con un passato sono oggi senza futuro. I numeri dicono anche che personalità di rilievo, arrivate vicino all’Eliseo con milioni di voti sono oggi quasi scomparsi. Marine Le Pen e Jean Luc Melénchon entreranno a malapena in parlamento, con una manciata di deputati al seguito. Per i socialisti e in parte per i gaullisti é un’ecatombe. Lo “tsunami” Macron porta al movimento En Marche, nato soltanto un anno fa, una maggioranza all’Assemblea nazionale talmente assoluta che può essere considerata un monocolore, 450/470 deputati su 576, secondo le proiezioni che verranno probabilmente confermate al secondo turno.
Il dato politico evidente é che il sistema maggioritario e presidenziale ha premiato Emmanuel Macron ogni piú rosea attesa, anche se va detto che proprio il sistema ha premiato anche in passato il presidente appena eletto. È una logica elettorale e di buon senso quella che spinge i francesi a consegnare una solida maggioranza all’uomo che poche settimane prima hanno scelto per l’Eliseo. Macron ha avuto inoltre come formidabili alleati l’eccezionale tasso di astensione (oltre il 50 per cento, record assoluto dal dopoguerra), la disastrosa campagna elettorale degli avversari, sostanzialmente smobilitati e rassegnati, gli scandali che hanno azzoppato François Fillon, l’unico candidato in grado di fermarne l’ascesa. L’astensione può essere spiegata anche con la stanchezza per l’anno elettorale, fra primarie e presidenziali e legislative a doppi turni i francesi sono andati alle urne otto volte in meno di sei mesi.
Sull’ascesa di Macron si é scritto e sentito di tutto, anche perché nessuno – dai politici ai commentatori – resiste alla tentazione dell’ “io l’avevo detto” e alla ricerca di chi potrebbe assomigliargli in casa propria. La sorpresa é invece l’unico dato su cui ragionare in un Paese che fino al maggio scorso esprimeva sentimenti opposti : la tentazione del Front National, la voglia di centro destra dopo il disastroso quinquennio di Hollande. Macron non ha dato prova di niente per essere premiato, ma é stato eccezionale nella nuova proposta, nell’indicare una nuova frontiera del possibile, nel dare speranze e sogni a un Paese rabbioso, deluso, rassegnato al declino, prigioniero di nostalgie e paure.
L’unica costante che può spiegare il fenomeno é nella storia di un Paese che avanza a scatti, capace di rivoluzioni e restaurazioni, quasi mai di lente riforme. Un Paese razionale, freddo, cartesiano, talvolta ipocrita nelle forme, poi però romanticamente propenso ad esplosioni di passioni e entusiasmi, soprattutto quando vede in un uomo, in un condottiero, l’occasione della gloria e del riscatto.
Il disamore può essere velocissimo quanto le lune di miele. Macron, come Napoleone, é stato il giovane generale arrivato al momento giusto nella Francia disorientata e sconfitta. Ma oggi, Napoleon-Macron non ha eserciti dietro di lui, bensì un magrissimo quindici per cento di elettori di En Marche, se si analizzano e si scorporano i dati di ieri. Il 32 per cento del 50 per cento vale una straordinaria maggioranza, ma i milioni di francesi che non hanno votato attendono al varco il nuovo presidente.
Per questo, si esaltano le corone e si tagliano le teste con una certa disinvoltura. Il disamore può essere velocissimo quanto le lune di miele. Macron, come Napoleone, è stato il giovane generale arrivato al momento giusto nella Francia disorientata e sconfitta. Ma oggi, Napoleon-Macron non ha eserciti dietro di lui, bensì un magrissimo quindici per cento di elettori di En Marche, se si analizzano e si scorporano i dati di ieri. Il 32 per cento del 50 per cento vale una straordinaria maggioranza, ma i milioni di francesi che non hanno votato attendono al varco il nuovo presidente. Non sono entrati nell’Assemblea, ma potranno entrare nelle piazze.
La maggioranza assoluta di Napoleon/Macron é formata da giovanissimi sergenti, tenentini e caporali, alla prima esperienza parlamentare. Si dovranno affidare ai tecnici, ai burocrati, agli enarchi. E non avranno opposizione.
Napoleon/Macron ha però capito i rischi del “Bonapartismo” e non coltiva sogni imperiali. Ha fatto un governo di coalizione, con ministri di varie famiglie politiche, tende la mano a tutti, “vende” En Marche come un movimento di tutti, aperto a tutti, non di parte e non monopolio di un uomo solo.
Basterá per trovare nel Paese quel consenso numerico che per ora non accompagna il trionfo politico?
*editorialista del Corriere della Sera