Luca Carbonelli, l’artigiano del caffè 4.0: «Dalla produzione alla vendita, il futuro delle piccole imprese è solo digitale»

Due chiacchiere con il titolare della piccola torrefazione napoletana, celebre per aver puntato sull’ecommerce più di dieci anni fa: «Piccolo è bello, ma solo l'innovazione può farci crescere. Napoli? Sta rinascendo davvero, grazie a imprese e tecnologia»

«Per una piccola impresa, la trasformazione digitale è tutto, non solo vendita e comunicazione». Luca Carbonelli lo ripete ogni volta che può. Giovane imprenditore con la torrefazione che porta il suo nome, ha iniziato nel 2006 a occuparsi della piccola rivoluzione digitale di una realtà che più tradizionale non si poteva. Dapprima, cominciando a vendere il prodotto online, quindi creando un vero e proprio eshop proprietario, infine creando un crowdsourcing coi propri fornitori e una app per gli smartphone: «Ma la digitalizzazione non si è fermata qui, non era possibile farlo – aggiunge a Linkiesta, reduce da una lezione universitaria che ha tenuto sul tema -. Lo dico a chiunque mi chieda consigli: l’ecommerce e la pagina sui social network sono solo la punta dell’iceberg. Ormai il digitale è industria 4.0, sono i big data».

Qualche esempio?
I nostri nuovi macchinari sono collegati in rete coi nostri fornitori di tecnologia. Appena c’è un intoppo nella produzione, vengono avvisati via internet dal macchinario stesso e intervengono tempestivamente. Non solo: il nostro software gestionale ci da la possibilità di conoscere perfettamente ogni componente del prodotto. Avere la capacità di saper gestire in digitale tutti questi passaggi, di saper usare i dati per migliorare il processo produttivo, ci permette poi di migliorare la vendita. Online e offline.

E come funziona, esattamente, il vostro ciclo produttivo?
Acquistiamo caffè crudo dagli importatore, che viene poi cotto in grani, amalgamato in cinque miscele, fatto riposare in silos e poi trasformato in cialde e capsule monoporzione, vendute a terzi o commercializzate coi nostri tre marchi.

Solo online?
No, anzi. All’inizio del percorso di digitalizzazione, l’ecommerce faceva il 70% del fatturato. Questa crescita poi ha trainato anche la vendita offline. In molti in Italia credono ancora che questo tipo di crescita sia solo per i grandi, ma non è così.

«Imprenditori che investono, grandi aziende come Apple che stanno portando le persone a formarsi qui da noi. Sono segnali importantissimi. Fare impresa a Napoli è sempre stato visto come un impresa vera e propria. Oggi, grazie all’innovazione, lo è un po’ di meno»

Piccolo è ancora bello, quindi?
Piccolo è bello, certo, e funziona come spin comunicativo. Ma anche a noi piccoli piace crescere e mi fa piacere che il piano Industria 4.0 del Governo miri proprio a far crescere le piccole imprese attraverso l’innovazione.

E voi state diventando grandi?
Mi piacerebbe. In dieci anni abbiamo fatto le nostre prime assunzioni. Prima eravamo io, mio fratello e mio padre. Da quando abbiamo iniziato a virare sul digitale, abbiamo assunto quattro dipendenti. Proseguendo su questa linea e cavalcando progetti come “Crescere in Digitale” di Google, abbiamo avuto un tirocinante per sei mesi, un digitalizzatole pagato da Invitalia, e finiti i sei mesi del progetto l’abbiamo assunto. Siamo passati da 120 a 600 metri quadri di capannone, e ci sembra piccolo. Oggi arriva il sesto macchinario, che ci renderà ancora più indipendenti nella produzione.

Fa specie vedere tutto questo nel Mezzogiorno. Ti senti un’eccezione o qualcosa sta cambiando?
Il caso della mia azienda non è isolato, ma è figlio del contesto di una città come Napoli che sta davvero rinascendo. Imprenditori che investono, grandi aziende come Apple che stanno portando le persone a formarsi qui da noi. Sono segnali importantissimi. Io non sono un’eccezione, ne come artigiano digitale né come imprenditore del caffè. Fare impresa a Napoli è sempre stato visto come un impresa vera e propria. Oggi, grazie all’innovazione, lo è un po’ di meno.

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