Si fa presto a dire amministrative. Con mille comuni al voto e quasi nove milioni di elettori chiamati alle urne, quello di domenica sarà un test politico fondamentale. Certo, in ballo ci sono i sindaci di importanti città italiane. Ma a pochi mesi dalle consultazioni nazionali – che siano in autunno o in primavera – partiti e alleanze saranno pesati con l’unica unità di misura che alla fine conta davvero. I voti. Mentre l’attenzione si concentra sulla nuova legge elettorale, il risultato delle amministrative offrirà indicazioni sul prossimo scenario politico. In molte città il centrodestra valuterà vantaggi e svantaggi di rimanere unito. Il centrosinistra conoscerà gli effetti della recente scissione. Mentre il Movimento 5 Stelle affronterà la sua contraddizione: fortissimo nei sondaggi nazionali, ma talvolta troppo debole nella scelta dei candidati locali.
A Genova, il caso più emblematico. È la città di Beppe Grillo, dove il Movimento 5 Stelle poteva piantare un’altra bandiera importante. La terza, dopo la conquista giusto un anno fa di Roma e Torino. Ma al voto i pentastellati ci sono arrivati con ben tre candidati. Quello ufficiale si chiama Luca Pirondini. Contro di lui si schierano Marika Cassimatis, alla guida di una lista indipendente dopo essere stata esclusa da Grillo, e l’ex consigliere comunale del movimento Paolo Putti. Difficile pensare a un risultato pieno per i grillini. Ma appare fragile anche il centrosinistra, che punta al ballottaggio per difendere mezzo secolo di amministrazione. Il candidato sindaco è Gianni Crivello, ex comunista senza tessera di partito, assessore alla Protezione Civile del sindaco uscente Marco Doria. E così per il centrodestra la sfida all’ombra della Lanterna diventa fondamentale. A Genova l’intesa tra Lega, Forza Italia ed ex berlusconiani confida in una vittoria importante. Il candidato sindaco Marco Bucci ha il favore dei sondaggi. Sarebbe il bis dopo l’elezione di Giovanni Toti a presidente della Regione Liguria, ma soprattutto la conferma di un modello elettoralmente vantaggioso.
Mille comuni al voto e quasi nove milioni di elettori chiamati alle urne, quello di domenica sarà un test politico fondamentale. Certo, in ballo ci sono i sindaci di importanti città italiane. Ma a pochi mesi dalle consultazioni nazionali – che siano in autunno o in primavera – partiti e alleanze saranno pesati con l’unica unità di misura che alla fine conta davvero. I voti.
La città di Parma diventa invece un simbolo grillino. La capitale di una storica nemesi. Proprio qui, cinque anni fa il Movimento Cinque Stelle conquistò la ribalta nazionale. Federico Pizzarotti divenne sindaco portando il M5S alla prima vera prova di governo. Una tappa fondamentale nell’ascesa politica dei pentastellati. A cui, forse non a caso, sono seguite le vittorie di Roma e Torino. Peccato che nel frattempo il sindaco sia stato cacciato dal Movimento. Oggi Pizzarotti si ricandida alla guida di una lista forgiata a sua immagine e somiglianza: Effetto Parma. La portata politica della sua probabile riconferma si misurerà anche nella sconfitta dei Cinque Stelle, oggi avversari. I sondaggi assicurano che il secondo mandato sia a portata di mano. In cinque anni il sindaco ha visto crescere i consensi personali. Difficilmente vincerà al primo turno, ma sembra stabilmente sopra il 40 per cento. Più del Movimento viene premiato l’uomo, insomma, che infatti conquista preferenze sia a destra che a sinistra. Intanto il candidato pentastellato, il sessantenne Daniele Ghirarduzzi, sembra arrancare molto indietro. Segno evidente che in politica non sempre “uno non vale uno”, nonostante gli slogan grillini.
Su e giù per l’Italia sarà interessante pesare il risultato dei tanti candidati civici. Esponenti della società civile prestati alla politica. Protagonisti più o meno inconsapevoli della crescente diffidenza tra cittadini e partiti tradizionali. Alcuni di loro non hanno nessuna speranza di vittoria. Altri, invece, corrono per diventare sindaco. Qual è oggi il valore aggiunto delle candidature fuori dal “sistema”? Da questo punto di vista potrebbe essere indicativo il voto di Padova, dove corre da leader della sua coalizione civica il professore universitario Arturo Lorenzoni. Ma anche l’imprenditore Sergio Giordani, che ha vinto da esterno le primarie di centrosinistra. Si è presentato da “non iscritto al Pd” anche Paolo Scarpa, aspirante sindaco di centrosinistra a Parma. E ci sarà un derby della società civile da tenere d’occhio a Como, dove si scontrano, tra gli altri, il medico Mario Landriscina e il manager Maurizio Traglio.
In molte città il centrodestra valuterà vantaggi e svantaggi di rimanere unito. Il centrosinistra conoscerà gli effetti della recente scissione. Mentre il Movimento 5 Stelle affronterà la sua contraddizione: fortissimo nei sondaggi nazionali, ma talvolta troppo debole nella scelta dei candidati locali
Curioso, invece, il caso di Sesto San Giovanni. Non è una metropoli, non la si sente nominare nell’elenco delle grandi città al voto. Ma è un centro di 80mila abitanti incollato a Milano. La vecchia Stalingrado d’Italia è soprattutto un simbolo della sinistra italiana, una città sempre guidata da un’amministrazione progressista. Il sindaco in carica, Monica Chittò, del Pd, è in testa ai sondaggi con circa il 40 per cento, in vista di una riconferma quasi scontata. Quasi, però. Se le intenzioni di voto saranno confermate, si andrà sicuramente al ballottaggio. E due sono i possibili sfidanti. Il centrodestra con Roberto Di Stefano – uomo di Forza Italia sposato con la consigliera comunale milanese Silvia Sardone – è dato in leggero vantaggio sul candidato del Movimento 5 Stelle Antonio Foderaro, che a Sesto San Giovanni è rimasto al riparo da divisioni, polemiche e gaffes. A sentire i grillini, a Sesto San Giovanni si rischia lo schema Roma e Torino. Ovvero un remake della vittoria di Chiara Appendino e Virginia Raggi contro gli esponenti dem Piero Fassino e Roberto Giachetti. In caso di ballottaggio contro il centrosinistra, infatti, i Cinque Stelle sono convinti di poter vincere con il sostegno dei simpatizzanti di centrodestra. Non sarebbe la prima volta. È un flusso elettorale da studiare con grande attenzione, soprattutto in proiezione nazionale.