Benessere degli animali, robotica, energia pulita: l’allevamento non è più quello di una volta

Parla Matteo Mapelli, uno dei giovani fattori selezionati da McDonald’s per l’approvvigionamento delle materie prime: «Io non sono contento quando devo vendere una mucca giovane. Il suo benessere è la mia ossessione»

«Il benessere dell’animale? Ci investiamo molto. Per noi è importantissimo far stare bene gli animali. La nostra redditività dipende da quello». Campagna di Bellinzago, tra Milano e Varese. Sono le nove di lunedì mattina e Matteo Mapelli ha la faccia di uno che è sveglio da mezza giornata: «Questo fine settimana non ho messo piede fuori dalla cascina – racconta -. A volte passo settimane intere senza uscire da qua». Non è per tutti, la campagna: «Mio nonno faceva la raccolta del latte per le aziende, aveva quattro o cinque mucche. Questa cascina era un paese, ci abitavano cento persone – racconta Matteo. – Ora sono andati via tutti, ora siamo io e il mio vicino. Tra le due guerre tutti gli agricoltori vivevano qua. Dopo la seconda guerra mondiale hanno tutti mollato la campagna per lavorare nelle fabbriche».

Non suo padre, soprattutto quando scopre che lui, Matteo, voleva continuare a occuparsi dell’azienda: «Quando ha capito che io non mi sarei mosso ha fatto una ristrutturazione della stalla con un bell’investimento economico», racconta. Quello successivo l’ha fatto lui, Matteo. E ha cambiato faccia all’azienda. E la vita agli animali.

Nell’azienda dei Mapelli si allevano mucche da latte, principalmente. In lattazione ci sono 210 animali, poi altre duecento tra mucche ancora da fecondare e i maschi. Il benessere delle mucche, dicevamo, diventa l’ossessione di Matteo Mapelli. Un’ossessione figlia della convinzione che per massimizzare l’investimento la mucca deve vivere il più possibile, anche fino a dieci anni. E per farlo deve stare bene: «Io non sono contento quando devo vendere una mucca giovane. Io devo fare tutto il possibile per tenerla qui».

E tutto il possibile costa parecchi soldi: «Vedi quelle ventole? – chiede – Ne ho venti e costano cinquantamila euro. È un impianto di ventilazione della stalla che funziona non solo con la temperatura esterna, ma anche con l’umidità. Riesce a misurare lo stress termico delle mucche, che non riguarda solo il calore ma anche l’umidità». Se supera un certo livello, anche a ventole accese, si attivano dei vaporizzatori che idratano l’animale. «Vedi quella mucca, invece? Quella si sta grattando con quella spazzola automatica. Ci costano 2400 euro l’una e ce ne sono cinque. E sono qui solo per il loro benessere. Quando arriva l’animale, loro partono automaticamente». Ogni mucca, nel frattempo, è sdraiata su un materassino ergonomico in lattice, ognuno di quei materassini costa 130 euro». Alcune mucche mangiano del foraggio, che d’estate ha un integratore per far loro soffrire meno il caldo. Tutto il mangime è ricco di semi di lino, a loro volta ricchi di Omega 3: «Costa di più? Si parecchio. Ma noi dobbiamo puntare sulla qualità, non sul prezzo».

Ogni mucca, nel frattempo, è sdraiata su un materassino ergonomico in lattice, ognuno di quei materassini costa 130 euro». Alcune mucche mangiano del foraggio, che d’estate ha un integratore per far loro soffrire meno il caldo. Tutto il mangime è ricco di semi di lino, a loro volta ricchi di Omega 3: «Costa di più? Si parecchio. Ma noi dobbiamo puntare sulla qualità, non sul prezzo»

Non è il solo, Matteo Mapelli, a pensarla così. Anche gli altri allevatori della zona stanno puntando sul benessere degli animali. Poi, certo, ci sono molti industriali che fanno questo mestiere come se fosse una fabbrica. Ma la stalla non è una fabbrica: «Anche la mungitura non fa male, è calibrata su di loro, se le fa male le viene un infezione e siamo fregati». Carne agli antibiotici? Nemmeno a parlarne.

Mapelli è uno dei 20 membri di “Fattore Futuro”, il progetto di McDonald’s dedicato a giovani agricoltori e allevatori italiani entrati a far parte del sistema di fornitori dell’azienda. E’ stato selezionato per la carne bovina, che conferisce a McDonald’s, tramite Inalca – azienda del Gruppo Cremonini: «Io credo di essere stato scelto per l’attenzione che dedico al benessere degli animali – spiega Mapelli -, e anche per il nostro impegno per l’ecosostenibilità». Indica un punto fuori dalla fattoria, verso un orizzonte di campi e filari di pioppi: «Qui sorgerà l’impianto di biometano che convoglierà tutti i reflui per produrre energia elettrica». Alimenterà la fattoria? «No, già lo fanno i pannelli solari. Quell’energia sarà venduta. E col calore dell’impianto e con l’acqua calda delle stalle, si alimenterà la caldaia».

Più di un’ora non può fermarsi a parlare, Matteo. C’è giusto il tempo per l’ultimo sogno: «Voglio prendere i robot che spingono avanti il foraggio degli animali, così loro anno sempre vicino il foraggio, sia di giorno, sia di notte», immagina. L’agricoltura non è più quella di una volta, decisamente.

Fattore Futuro è un progetto di McDonald’s nato con l’obiettivo di valorizzare e promuovere le filiere agricole italiane. L’iniziativa, che ha ricevuto il Patrocinio del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, si è rivolta a imprenditori agricoli italiani con meno di 40 anni con un progetto di innovazione e sostenibilità per la loro azienda. Attraverso un bando, sono stati selezionati 20 agricoltori che sono entrati a far parte del sistema di fornitori di McDonald’s per tre anni. Sette le filiere coinvolte nel progetto: carne bovina, pollo, grano, insalata, patata, frutta, latte