Brunetta: «Renzi e Gentiloni? Noi ne abbiamo 53 che sono meglio di loro»

Intervista al presidente dei deputati di Forza Italia, Renato Brunetta: «Alleanze con Renzi? Nessuna. Se non saremo in grado di governare da soli potremo ragionare su una Grande Coalizione, ma solo a patto che coinvolga l'intero centro-destra»

Dopo l’estate arriva l’autunno (direbbe Catalano), cioè la stagione storicamente più complessa per la politica italiana.
È il momento della legge di bilancio dello Stato, è il periodo dell’anno in cui traballano i governi, è l’occasione per chi cerca “equilibri più avanzati”.
Quest’anno in particolare si annuncia un autunno più “caldo” che mai, per ragioni evidenti a tutti, a cominciare dal fatto che siamo alla vigilia di elezioni politiche.
Dunque è tempo di bilanci e di analisi, che facciamo con l’aiuto del Presidente dei deputati di Forza Italia Renato Brunetta.

Presidente, che legislatura ci lasciamo alle spalle per l’economia italiana? La locomotiva si è rimessa in marcia tutto sommato, come Renzi sottolinea spesso.
A mio avviso è una legislatura perduta. D’altronde già partono male le cose, con elezioni senza vincitore nel 2013 e un centro-sinistra che porta a casa un enorme premio di maggioranza grazie a uno 0,37% di vantaggio su di noi nelle urne. Nasce un governo Letta di “larghe intese”, ma il giustizialismo che domina nel Pd consente un accanimento senza precedenti contro Berlusconi, che viene costretto a lasciare il suo seggio al Senato senza che il Presidente del Consiglio trovi il coraggio di opporsi. Così finisce l’accordo di larghe intese e finisce il governo Letta, anche per l’assalto del “rottamatore” Renzi che nel frattempo diventa segretario del partito. Un Letta, sul versante economico, tutto sommato inconcludente, con un ministro come Saccomanni sostanzialmente indeciso a tutto. Unica nota positiva l’eliminazione quasi totale dell’Imu sulla prima casa, frutto anche della nostra pressione quotidiana. Con “Enrico stai sereno” comincia a quel punto la corsa senza meta di Matteo Renzi, mille giorni fondati sull’uso del deficit pubblico come strumento per comprare consenso. Le teoria economica non ha dubbi su questo dai tempi del grande economista britannico David Ricardo: si può fare deficit solo per fare investimenti, guardando al lungo periodo e alla dotazione infrastrutturale del sistema. Sei fai deficit per diminuire le tasse e aumentare i consumi né le famiglie né le imprese reagiscono in modo positivo, poiché prevale un atteggiamento prudenziale in attesa di “stangate” successive. Questo sono gli 80 euro, questo è il Jobs Act. Renzi usa 20 miliardi di deficit aggiuntivo per una manovra di consenso politico, di nessun effetto reale sull’occupazione e sulla crescita.

Cosa si poteva fare di diverso?
Intanto non far cadere il governo Berlusconi nel 2011. Perché quel colpo di Stato è all’origine di tanti mali.

Però nessuno vota la sfiducia a quel governo. È la maggioranza stessa di centro-destra ad implodere su se stessa.
Berlusconi si trova di fronte una congiura internazionale e una congiura interna, guidata dai piani alti. Certo anche le divisioni nella coalizione pesano non poco. Ricordo bene le corse da Palazzo Vidoni (sede del Ministero per la Funzione Pubblica, ndr) alla Camera per votare, perché rischiamo di andare sotto ogni settimana. Ricordo però che non tutti i ministri corrono con lo stesso impegno in quei mesi.

Perché non siete andati in Parlamento? Cosa porta il Cavaliere alle dimissioni?
In quelle convulse giornate io suggerisco a Berlusconi di presentarsi davanti alle Camere e chiedere la fiducia. Innanzitutto per ragioni di chiarezza. Quanto a Berlusconi, è il senso di responsabilità a guidarne i comportamenti. Le minacce che percepisce all’esterno, prima fra tutte quella dello “spread”, lo portano a lasciare Palazzo Chigi.

Se tornasse indietro il Cavaliere si dimetterebbe come fece allora?
Lo escludo. Non lo rifarebbe. Le minacce di bancarotta erano del tutto esagerate. Si doveva portare il Paese a votare e sarebbe stato molto meglio.

Quanto pesa la forte divergenza con Tremonti sull’esito della vicenda?
Moltissimo. E non voglio aggiungere altro. Però voglio che sia chiaro un punto. Tutto quello che è successo dopo è figlio di quella stagione di ferita della democrazia. Così è per la nascita del governo Monti, poi le elezioni che nessuno vince e poi ancora i governi Letta, Renzi e Gentiloni. Si pensi a Monti, che diventa senatore a vita e fa un governo come salvatore della Patria “super partes”, salvo poi fondare un partito e scendere in campo. Un imbroglio ai danni degli italiani che però riesce a farci perdere le elezioni.

«Però voglio che sia chiaro un punto. Tutto quello che è successo dopo è figlio di quella stagione di ferita della democrazia. Così è per la nascita del governo Monti, poi le elezioni che nessuno vince e poi ancora i governi Letta, Renzi e Gentiloni»

Però i dati economici non sono così male. È merito solo di Draghi?
Torniamo ancora un momento indietro nel tempo. La Bce del 2011 è senza ricetta e senza strumenti, con la Germania che blocca ogni iniziativa. È una Bce capace solo di mandare lettere con cui chiede riforme su aspetti marginali, come le liberalizzazioni delle licenze dei taxi o delle farmacie. Sul finire del mandato di Trichet è una Banca Centrale che cerca di curare malattie gravi con l’aspirina. La crisi finisce per colpire i Paesi più deboli, tra cui l’Italia. Ma finisce per essere anche lo strumento per colpire avversari politici: tutti ricordiamo il sorriso Merkel-Sarkozy di ottobre 2011. E allora veniamo a oggi. Eravamo e siamo gli ultimi della classe. Nulla da dire sull’operato di Draghi, ma l’Italia quando le cose vanno male fa peggio degli altri e quando vanno meglio, come adesso, fa sempre peggio degli altri. Per questo dico che chi ci ha governato in questi anni ha fallito.

Tutti i sondaggi indicano un centro-destra forte per le prossime elezioni. Come arrivate a questo appuntamento? Le fibrillazioni non mancano direi.
Per la verità noi siamo insieme dal ’94, con l’unica eccezione del ’96. Quindi forse abbiamo anche imparato a convivere e governare.

Forza Italia, cioè Berlusconi in primo luogo, regge un rapporto “1 a 1” con la Lega?
Io penso proprio di si. Berlusconi non ha mai ragionato in termini egemonici. Basta vedere com’è andata negli anni sulle presidenze delle regioni del Nord. Noi chiediamo a Salvini lo stesso atteggiamento. Tutto qui. A mio avviso dobbiamo mettere in campo una operazione a quadrifoglio. Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia, che insieme sono il 32-33 % dei voti. E ci dobbiamo aggiungere un quarto petalo, quello del civismo, quello dei Brugnaro a Venezia o dei Di Piazza a Trieste.

Quante probabilità ci sono di un governo Berlusconi – Renzi nella prossima legislatura?
Nessuna. Se non saremo in grado di governare da soli potremo ragionare su una Grande Coalizione, ma solo a patto che coinvolga l’intero centro-destra. Non faremo più l’errore del 2011, con la Lega fuori dalla maggioranza a far da battitore libero.

Su cosa si baserà la vostra proposta in materia economica?
Faremo l’esatto contrario di quello che propone Renzi. Lui dice in maniera puerile e anche un po’ ignorante che vuole fare deficit per abbassare le tasse, noi vogliamo investimenti e infrastrutture, soprattutto al Sud.

Perché il centro-destra italiano ha storicamente cattivi rapporti con Bruxelles
Un po’ è vero. Ma Renzi e i suoi sono messi molto peggio. Lo vediamo tutti i giorni, prendono solo porte in faccia. Governanti incompetenti senza capacità progettuale, un partner sostanzialmente inaffidabile. Così ci vedono oggi in Europa. Berlusconi è sempre stato temuto, perché Bruxelles conosce bene le sue capacità. Si pensi all’accordo con la Libia o alla grande novità della Federazione Russa al vertice Nato di Pratica di Mare del 2002. Tutte scelte politiche giuste, sulle quali lui aveva ragione e i suoi critici torto. Non hanno mai voluto perdonarglielo.

Se vincete le elezioni vi toccherà trovare un primo ministro.
Non ci sarà problema. Se l’hanno fatto Renzi e Gentiloni noi nel centro-destra ne abbiamo almeno 52 più bravi. Forse anche 53.