Su Linkiesta del 21.6.17 in un editoriale di Francesco Cancellato dal titolo “Puglia barricate contro un depuratore, ora le abbiamo davvero viste tutte” improntato ad un tangibile pressappochismo costituito di notizie non veritiere o prive di fondamento, si tenta di far passare già nel titolo come “assurda” e “contro un depuratore” la protesta che da 13 anni le popolazioni di Avetrana, Manduria e comuni limitrofi conducono pacificamente e con determinazione nella totale latitanza di politici ed istituzioni. Al fine di limitare tanto grossolano travisamento di fatti, atti e circostanze si precisa che
1) Le popolazioni interessate non sono contro il depuratore anzi ne chiedono la realizzazione, ma in zone lontane dalla costa e dalle riserve naturali Salina e Chidro, a tal scopo indicando soluzioni alternative e chiedendo alla stazione appaltante un tavolo tecnico per una soluzione condivisa ;
2) l’unico progetto esistente, per il quale si procede, prevede lo scarico in mare di circa 10.000 mc al giorno di liquami in tabella A1 di depurazione, cioè un livello bassissimo che farebbe confluire una quantità enorme di liquami tal quali in uno dei mari più belli di Italia, al centro di due riserve naturali e ad un km dalla Riserva Naturale “Palude del Conte e parco marino di Porto Cesareo”, con la spiaggia di Punta Prosciutto che anche la rivista ‘The telegraph’ ha classificato tra le 29 più belle e suggestive non già del paesello di nimby, ma del Pianeta.
3) la sindrome nimby, ovvero il localismo che secondo l’editorialista, in un vano tentativo di originale (sic!) criticità, caratterizzerebbe il movimento di protesta, è smentita dalle manifestazioni con migliaia di persone e confaloni appartenenti a 16 consigli comunali limitrofi, mentre aderiscono alla protesta Wwf, Legambiente, Verdi, tutte le associazioni di categoria, da Confcommercio a Confagricoltura, persino la Chiesa, mentre la stessa Capitaneria di Porto ha negato autorizzazione allo scarico a mare : un approccio meno fazioso avrebbe permesso all’articolista di sapere quello che può sapere anche “l’uomo della strada”;
4) non esiste alcun affinamento dei reflui per uso irriguo nel progetto contestato, quindi e’ una amena falsita’ affermare che le ‘acque pulite devono per legge essere scaricate in mare’ :‘e’ vero esattamente il contrario, i reflui affinati in tabelle superiori, e non e’ il nostro caso, non possono finire in mare, in fiume e tantomeno in falda, ma riutilizzate per usi irrigui;
5) della vicenda si sono occupate, con altro scrupolo, trasmissioni e testate quali Le IENE, Ambiente ITALIA, Rai 1,Rai2, Rai3, Linea Blu, La7, La Vita in diretta,Telenorba, Studio aperto, Corriere della Sera, Repubblica etc…È quindi volutamente offensivo definire ‘pop’ la presunta aspirazione ad “apparire su ‘Chi’ con Romina Power”, essendo l’articolista evidentemente in sintonia con il detto ‘ciascuno del suo proprio onor l’altrui’… Ciò dovuto, tanto per amore della verità, quanto per senso di responsabilità verso i vostri ignari lettori.
avv. Francesco Di Lauro
Portavoce del Comitato Intercomunale per la manifestazione del 7 aprile 2017 a Manduria contro lo scarico a mare e la localizzazione costiera del collettore di fogna “Sava- Manduria e Marine”.
La nostra risposta
Gentile avvocato Di Lauro,
nella sua lettera ci accusa di “pressappochismo costituito di notizie non veritiere o prive di fondamento”. Cosa che ci impone di difendere quanto scritto e la nostra onorabilità di fronte ai lettori, punto per punto.
1) Dire che si vuole il depuratore lontano dalla costa significa non considerare elementari rudimenti di ingegneria idraulica, se è vero – e lo è – che il depuratore dovrà accogliere anche i liquami delle marine. Liquami che oggi, vergognosamente, vengono scaricati in improbabili pozzi neri privi di tenuta, altamente inquinanti del sottosuolo e del mare contiguo.
Peraltro, non è nemmeno vero che le popolazioni abbiano indicato un’unica soluzione alternativa plausibile. A quanto ci risulta ne hanno indicate diverse. Ammettendo abbiano una ragionevolezza ingegneristica – molto poca, a quanto ci risulta – il problema è che non sono soluzioni condivise: quella che piace ad Avetrana non piace a Manduria e viceversa, quella sponsorizzata dall’associazione x è deprecata dall’associazione y, quella gradita a Romina Power è sgradita a Bruno Vespa. Con il capolavoro di comicità raggiunto in occasione di una manifestazione con in testa i sindaci del comprensorio incatenati, al termine della quale si indicò l’enessima soluzione. Salvo scoprire, all’indomani, che il sito prescelto era di proprietà di uno dei sindaci che avevano manifestato – quello di Erchie, per la precisione. Il quale, ovviamente, si era affrettato a comunicare la propria contrarietà alla soluzione che il giorno prima aveva sponsorizzato con tanto di fascia tricolore.
No, quindi. Le popolazioni interessate, né tantomeno gli animatori del movimento di protesta, non hanno indicato una soluzione alternativa. Semmai, sono uniti solo sul “No” allo scarico a mare, per poi dividersi su qualsiasi proposta alternativa sulla localizzazione del depuratore. Una ricostruzione, questa, che non ci sembra né falsa, né pressapochista.
2) Sì, è vero. L’unico progetto appaltato e dotato di Valutazione d’impatto ambientale è quello previsto nella zona di Urmo Belsito e prevede lo scarico di acque depurate (non di liquami) con il trattamento per il recapito in mare previsto dalla legge. Peraltro – e spiace doverlo spiegare a un avvocato – le tabelle 1, 2 o 3 con cui si cataloga la depurazione del refluo non sono progressioni numeriche che ne descrivono la qualità. Sono riferimenti tecnico-normativi per distinguere le diverse modalità di trattamento delle acque, affinché siano compatibili con il recapito finale prescelto. Nel caso di specie, la tabella A1 è compatibile con il recapito in mare. Se a norma di legge è tutto regolare, dove sta il problema?
3) Spiace ricordare pure questo: il fatto che decine di associazioni e cittadini manifestino non misura la bontà di un’iniziativa. Crediamo sia superfluo scomodare esempi storici che suffraghino tale evidenza.
4) Parliamo di affinamento e di riuso, invece. Il progetto approvato – che forse anche chi protesta non ha visionato per bene nelle sue innumerevoli relazioni tecniche e planimetrie – prevede la possibilità che l’impianto tratti i reflui anche ai sensi del Dm 185/20, cioè attraverso la tecnica dell’affinamento. In altre parole, se non abbiamo letto male, attraverso una linea del processo industriale dell’impianto progettato che si attiva soltanto nel caso vi sia domanda di acqua affinata. E cioè qualora vi sia, per esempio, un comprensorio irriguo – magari ci fosse, non solo a Manduria – disposto a prelevare l’acqua e quindi ad evitare lo scarico a mare. In altre parole, il processo di affinamento, si attiva solo se le acque trattate devono essere utilizzate per irrigare le piante. Se non ci sono consumatori di acqua affinata – che pur l’impianto per come progettato potrà produrre – toccherà depurare le acque rispettando la tabella di trattamento prescritta dalla legge per quel recapito. Che, lo ripetiamo, nel caso della Puglia, regione priva di laghi e fiumi, può essere solo il mare, soprattutto nel caso di specie. Peraltro, anche nel caso di attivazione della linea industriale dell’affinamento, l’impianto non potrebbe mai essere collaudato se privo di un recapito finale a mare, anche solo come scarico di emergenza.
Aggiungiamo un ulteriore dettaglio: a suo tempo, i consigli comunali chiesero la realizzazione di una condotta sottomarina di lunghezza superiore al termoclino (lo strato di transizione tra lo strato rimescolato di superficie e lo strato di acqua profonda). Nonostante l’irragionevolezza scientifica di tale pretesa – il mare è il più grande dispersore naturale – anche questa richiesta fu accolta.
L’articolo da lei contestato si basa su queste informazioni, in questa sede riportate molto sommariamente. Con comprensibili semplificazioni giornalistiche, certo, utili a conseguire i migliori effetti divulgativi. Ma non certo tese a mistificare una realtà che ci pare oltremodo chiara, ancorché paradossale. Che, cioè, uno dei pochi comprensori pugliesi non dotato di un depuratore, blocchi la costruzione di un’opera pubblica che bloccherebbe lo scarico dei liquami nei pozzi neri, così come avviene oggi. Quello sì, uno scempio ecologico contro il quale bisognerebbe scendere in piazza. (FC)
PS: la fotografia mostra i liquami che entrano nelle vasche di depurazione di un impianto di trattamento delle acque. A buon intenditor, poche parole