I professionisti dell’indignazione possono tornare a farsi un tuffo in mare. Non era vero niente. Il controllore del treno sulla Milano-Piacenza non è stato accoltellato da un immigrato. Si era inventato tutto. Lo aveva fatto anche una ragazzina che qualche mese fa denunciò un tentativo di violenza sul treno che la riportava a Mortara.
Due bugie in Italia fanno però una verità. È la verità di chi fra gli applausi ha urlato sulla pubblica piazza: “Cacciateli tutti, gli immigrati”. Di fronte alla plateale smentita che gli immigrati c’entravano nulla, nessuno si è poi sognato di chiedere scusa. Non i politici. Non i media a caccia del mostro. Succede quando un Paese si accontenta di raccontare tutto con gli occhi del cronista di nera. La politica. I cambiamenti sociali. I tormenti dell’anima. Ma l’ossessione per la cronaca nera si rivela una bestia peggiore dei mostri che descrive. Lei, sì, che ferisce a coltellate la fiducia nel prossimo.
Due bugie in Italia fanno però una verità. È la verità di chi fra gli applausi ha urlato sulla pubblica piazza: “Cacciateli tutti, gli immigrati”. Di fronte alla plateale smentita che gli immigrati c’entravano nulla, nessuno si è poi sognato di chiedere scusa. Non i politici. Non i media a caccia del mostro. Succede quando un Paese si accontenta di raccontare tutto con gli occhi del cronista di nera. La politica. I cambiamenti sociali. I tormenti dell’anima
Certo, i problemi di sicurezza ci sono. Nelle stazioni come per le strade. L’immigrazione provoca anche tensioni sociali, nonostante l’Italia sia fra i Paesi con la società meno multietnica fra le potenze europee. Ma non è con l’isteria che i problemi si risolvono. Soprattutto non l’isteria collettiva, che arma di veleno e cinismo i professionisti dell’indignazione. E arruola soldati inconsapevoli in una guerra che non c’è.
Sembra di sentire quella canzone di Lucio Dalla su corso Buenos Aires. “Scendeva di corsa le scale, le scale della metropolitana. In mano ci aveva del tonno, un salame e una banana. Poi, sul più bello è spuntato anche il coltello! E un colpo di qua, e un colpo di là…”. Oppure no, meglio quella scena finale di un film trash sugli anni Novanta a Milano. C’è uno che vede un altro correre per strada, di notte. Pensa che stia scappando da qualcuno e si mette a correre anche lui. E così fan tutti gli altri, alla fine tutta la città corre. E non sa più da chi scappa. Probabilmente da nessuno.
@ilbrontolo