Lezioni di cannabis a Montecitorio. I Radicali: «Imparate a coltivarla da soli, non arricchite i criminali»

A quarant'anni dalla prima azione di disobbedienza civile di Pannella, i radicali continuano la battaglia. Il segretario Magi organizza corsi di coltivazione fuori dalla Camera, poi distribuisce semi. «Se fate uso di cannabis, producete da soli, non arricchite la criminalità»

“Se fate uso di cannabis, è meglio se ve la producete da soli. Almeno non arricchite la criminalità organizzata”. A quarant’anni dalla prima azione di disobbedienza civile messa in piazza da Marco Pannella, i radicali proseguono la battaglia. Stamattina il segretario Riccardo Magi ha incontrato un gruppo di cittadini davanti alla Camera dei deputati avviando una piccola coltivazione di marijuana. E così, mentre nel Palazzo le commissioni Giustizia e Affari sociali riprendevano l’esame della proposta di legge sulla liberalizzazione delle droghe leggere, i cittadini interessati hanno potuto ritirare i loro semi di cannabis.

Per l’occasione piazza Montecitorio diventa un giardino botanico. Luca Marola, ideatore di uno dei più antichi grow shop italiani e autore del primo manuale di coltivazione d’erba, sale in cattedra. Sono lezioni di agricoltura molto particolari. Vasi, terriccio e bustine di semi alla mano, l’esperto dispensa suggerimenti per una piantagione di successo, seppure illegale. “Mi raccomando, il seme non deve mai essere piantato a più di mezzo centimetro di profondità”. Qualche giorno dopo la semina, arriva il germoglio. “A quel punto serve la luce, meglio se indiretta. Per veder spuntare le prime foglioline basta poca acqua. L’equivalente di mezza tazzina da caffè, tutti i giorni. Preferibilmente al mattino”. In assenza di vicini indiscreti, la pianta di marijuana può essere messa sul balcone di casa. “Mi raccomando l’esposizione a sud”, insiste Marola.

“Ormai la maggioranza degli italiani è a favore di questa legge, anche se il Paese è tenuto in scacco da una minoranza proibizionista. Si parla di un mercato da 80 milioni di consumatori in tutta Europa: lo strumento penale è inutile”

Dalla pratica alla teoria. Se un tempo la semina avveniva unicamente tra marzo e aprile, oggi è tutto più semplice. Come spiega Marola – da sempre impegnato in campagne antiproibizioniste con i radicali – ormai non ci sono più limiti stagionali. Merito delle varietà di cannabis autofiorente, un ibrido che entra in fioritura automaticamente a tre settimane di vita. Ottimo per chi è alle prime armi e non si intende di agricoltura. Sono piantine piccole e resistenti, che in pochi anni hanno invaso il mercato. Le stesse che vengono seminate a Montecitorio.

È il momento dell’azione dimostrativa. Seguendo le istruzioni dell’esperto, Magi e la presidente di Radicali italiani Antonella Soldo tirano fuori un grande vaso giallo e avviano la loro piccola coltivazione personale. Un buco nel terriccio e i semi vengono ricoperti e annaffiati. I funzionari di polizia presenti si avvicinano minacciosi, discutono tra loro. Alla fine si limitano a prendere i documenti dei responsabili per l’identificazione. Non è uno scherzo. In Italia, spiega il segretario, piantare e coltivare cannabis è un reato punibile con la reclusione da due a sei anni. “In questo modo vogliamo sollevare l’attenzione pubblica su questo argomento” racconta. Nel frattempo vengono distribuiti semi di cannabis. Con un contributo di dieci euro gli interessati possono iscriversi al Radical Cannabis Club, in cambio si ottiene la tessera e un seme. Dall’inizio della campagna le sottoscrizioni sono già un migliaio. Il banchetto di fronte a Montecitorio si colora di verde. I radicali tirano fuori altre due piante di marijuana, il frutto di precedenti azioni di disobbedienza civile. Una è piccolina, l’altra lunga e magra. Non proprio bellissim: «Il fusto lungo e nudo è sintomo di poca luce – spiega Luca Marola – In questo caso il seme ha germinato ma la pianta non è stata prontamente spostata in un ambiente adatto». Sbagliando si impara.

Intanto in Parlamento riprende l’esame della proposta di legge sulla cannabis legale. Il testo è nato su impulso di un vasto intergruppo guidato da Benedetto Della Vedova. Un solo giorno di dibattito, il 25 luglio scorso, poi il ritorno in commissione. In queste ore si decide se stralciare la parte relativa alla sola cannabis terapeutica

Intanto in Parlamento riprende l’esame della proposta di legge sulla cannabis legale. Il testo è nato su impulso di un vasto intergruppo guidato da Benedetto Della Vedova e formato da oltre 300 parlamentari di tutti gli schieramenti. Dopo un lungo esame in commissione, la scorsa estate la riforma è arrivata all’attenzione dell’Aula. Un solo giorno di dibattito, il 25 luglio, poi il ritorno in commissione. In queste ore si decide se stralciare la parte relativa alla sola cannabis terapeutica per quando il provvedimento approderà nuovamente in Aula. Quasi sicuramente in autunno. «Sarebbe un grave errore – spiega Magi -. Ormai la maggioranza degli italiani è a favore di questa legge, anche se il Paese è tenuto in scacco da una minoranza proibizionista. È una riforma urgente e necessaria, perché il fenomeno stupefacenti è fuori controllo». Si parla di un mercato da 80 milioni di consumatori in tutta Europa. Lo strumento penale è inutile. La pensano come noi anche diversi magistrati e la stessa direzione nazionale antimafia«.

Eppure, ecco la novità. Lo scorso novembre i radicali, insieme all’associazione Luca Coscioni, hanno depositato alla Camera una proposta di legge popolare per la regolamentazione legale della produzione, consumo e commercio della cannabis e dei suoi derivati. Oltre 60mila firme per un testo persino più ampio di quello attualmente in discussione. Pochi giorni fa la legge ha superato il controllo degli uffici della Camera. «E presto sarà assegnata alle commissioni competenti», annuncia Magi. È un’ulteriore forma di pressione sul legislatore, ma anche una garanzia per tenere vivo il dibattito. A differenza delle normali proposte di legge, infatti, quelle popolari non decadono con lo scioglimento delle Camere ma restano valide per due legislature. Anche se l’iter della cannabis legale dovesse finire su un binario morto – come è probabile visto il poco tempo a disposizione – il nuovo Parlamento potrà riprendere da subito subito l’esame del provvedimento.

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