Sono passati diversi anni, eppure il governo Monti non è stato dimenticato. Anche perché alcuni interventi legislativi di quell’esecutivo sono ancora in attesa di essere attuati. Lentezze burocratiche. Considerando le sole riforme del Professore, mancano all’appello ancora 64 provvedimenti attuativi. Ma devono essere ancora adottati anche 46 provvedimenti relativi al governo di Enrico Letta. Le cifre sono contenute in un report sullo stato di attuazione del programma di governo. Un monitoraggio dell’azione di Palazzo Chigi meritoriamente pubblicato sul sito programmagoverno.gov.it. Numeri e dati che pochi giorni fa sono finiti in un’interpellanza depositata a Montecitorio dall’ex grillino Riccardo Nuti.
La domanda è lecita: che fine fanno i provvedimenti dell’esecutivo? «Negli ultimi anni – denuncia il deputato – si è fatto un ricorso gravemente sproporzionato a strumenti di legislazione secondaria, in particolare i decreti ministeriali». Un fenomeno a dire il vero non nuovo, che «congiuntamente alla lentezza degli uffici governativi nel predisporre i testi, ha prodotto un tangibile ritardo nell’emendazione dei decreti che, conseguentemente, si sono vistosamente accumulati». E così le riforme restano ferme, in attesa di essere eseguite. Un freno che finisce inevitabilmente per rallentare l’azione del governo.
Considerando le sole riforme del governo Monti, mancano all’appello ancora 64 provvedimenti attuativi
Per capire la portata del fenomeno può essere utile partire dalla fine. Dall’insediamento del 12 dicembre al 25 giugno scorso, il governo Gentiloni si è riunito una quarantina di volte. In totale si sono tenute 36 sedute del Consiglio dei ministri e sono stati deliberati 96 provvedimenti legislativi. Ci sono 20 disegni di legge, 15 decreti legge, 61 decreti legislativi. In 58 casi, poco più della metà, i provvedimenti legislativi sono stati pubblicati in Gazzetta Ufficiale. Il lavoro del governo è incessante. Solo nel periodo dal 24 aprile al 25 giugno il Consiglio dei ministri ha deliberato 18 provvedimenti, di cui 6 decreti legge, 10 decreti legislativi e 2 disegni di legge. Eppure non tutti gli interventi sono già in grado di produrre effetti. Il 37,9 per cento dei provvedimenti in esame, come si legge sul report governativo, sono auto applicativi. Il 62,1 per cento, no. «Sono cioè bisognosi – si legge nell’interpellanza Nuti – di un ulteriore provvedimento regolamentare per essere pienamente operativi».
Il governo Gentiloni ha già deliberato 96 provvedimenti legislativi. Il 37,9 per cento sono auto applicativi. Il 62,1 per cento, no
Ecco il nodo. «Sul complessivo di 230 provvedimenti attuativi necessari per l’insieme delle norme approvate dal governo Gentiloni – questo scrive Nuti – ad oggi solo 8 ne sono stati approvati, pari al 3,5 per cento del totale». Andando a ritroso nel tempo, si scopre che sono diverse le riforme ancora in attesa di qualche provvedimento attuativo. Il deputato cita, ad esempio, «il decreto legislativo contenente norme contro il riciclaggio e il finanziamento al terrorismo, la legge sulla revisione dei ruoli nelle forze dell’ordine o la legge sulla formazione e accesso nel ruolo di docente».
Riforma dopo riforma, si arriva fino alla scorsa legislatura. Ai 110 decreti attuativi ancora da adottare rispetto a provvedimenti dei governi Letta e Monti (ma prima dell’arrivo di Gentiloni erano addirittura 154). Qualche tempo fa il Sole 24 Ore ha calcolato lo stato di attuazione delle grandi riforme economiche varate in Italia dalla fine del 2011 a oggi. In questo caso il tasso cresce: nel caso del governo Monti siamo all’89 per cento di attuazione. Per il governo Letta all’85 per cento. E quando si parla del più recente governo Renzi si arriva al 66,5 per cento. In totale si parla di 1.160 atti. «Di questi, 897 sono stati adottati, mentre 263 devono ancora essere varati». Nel frattempo, in 122 casi sono scaduti i termini.