Alfano non muore mai: così le elezioni siciliane resusciteranno Angelino

Traditore per Berlusconi, senza voti per Renzi, il ministro degli esteri si prende la sua rivincita: senza Alleanza Popolare, in Sicilia non vince né il centrodestra, né il centrosinistra. E a settembre ricomincia la trattativa sulla legge elettorale

GEORG HOCHMUTH / APA / AFP

La Sicilia ribolle e non c’entra solo il caldo torrido agostano. Ribollono gli umori dei politici locali, mentre si scompaginano i valzer delle alleanze, pronti a ridisegnare nuove coalizioni nazionali. La Sicilia è da sempre laboratorio politico. Quello che succede qui indica gli scenari futuri. E non è un caso che Renzi sia venuto a presentare a Mondello il suo libro, magari per cercare lui stesso un nuovo patto di governo.

Il più corteggiato e ambito, manco a dirlo, è il dominus agrigentino, Angelino Alfano. Coerentemente con la temperie da neo Prima Repubblica a trazione proporzionale che si respira a Montecitorio, le scelte dei centristi determinano le alleanze. Con buona pace del centro-destra, che bollava Alfano come “traditore”, e Renzi che, pochi mesi fa, lasciava intendere che il destino del suo partner di governo non gli interessasse, se c’era da alzare soglie della legge elettorale. Ma se Renzi perde Alfano e perde qui, cambia tutto, per lui; incluso quel potere di fare e disfare le liste a suo piacimento, con i peones che temono la competizione della società civile che il segretario dem vorrebbe candidare, mentre Andrea Orlando ha già lanciato la sua associazione dems, qualora Renzi non gli garantisse i posti che il Guardasigilli si aspetta. Alle elezioni del 5 novembre, per bloccare il candidato del M5s, primo partito dell’isola, Giancarlo Cancellieri, allora, servono i voti di Alleanza popolare; voti che qui non sono manco pochi: le proiezioni parlano di un 5 – 6%. Un bottino elettorale che fa gola.

Con buona pace del centro-destra, che bollava Alfano come “traditore”, e Renzi che, pochi mesi fa, lasciava intendere che il destino del suo partner di governo non gli interessasse, se c’era da alzare soglie della legge elettorale. Ma se Renzi perde Alfano e perde qui, cambia tutto, per lui; incluso quel potere di fare e disfare le liste a suo piacimento

Per accaparrarsi Alfano, Renzi dovrebbe garantire ad Area Popolare di tenere basso lo sbarramento della legge elettorale nazionale, o addirittura, fare le liste miste, con piddini e alfaniani al senato insieme, dove c’è da superare una proibitiva soglia dell’8%. Il modello da seguire per il centro-sinistra è Palermo, dove il governo dell’eterno Leoluca Orlando va dalla sinistra ad Area popolare. Peccato in casa dem non ci sia il candidato adatto: Rosario Crocetta è divisivo, è un’anatra zoppa che ha cambiato 50 assessori in 5 anni e Pietro Grasso – profilo in linea di principio perfetto per il centro-sinistra – non ha dato la sua disponibilità a candidarsi.

La difficoltà del rebus è tale che Renzi ha già messo le mani avanti, suggerendo come una sconfitta in Sicilia non avrebbe ripercussioni a livello nazionale, rilanciando lo stillicidio dei congressi permanenti in casa democrat. Ma la verità è un’altra. Se a Berlusconi riuscisse il miracolo di fare il grande federatore un’altra volta, tenendo insieme sovranisti e alfaniani, la maggioranza l’avrebbe lui, non solo in Sicilia, ma a livello nazionale. Il problema principale è trovare a livello locale un leader che possa avere tale forza agglutinante, capace di avere il via libera sia di Alfano e sia di Meloni.

Lo spazio si potrebbe creare con il superamento dell’autocandidatura di Nello Musumeci, ex missino appoggiato da Meloni e proveniente da Storace. Alfano – che pure aveva proposto un suo candidato, Giovanni La Via -, potrebbe convenire con il plenipotenziario azzurro Gianfranco Miccichè su di un nome “centrista”, dunque di Forza Italia, ma capace di parlare pure con i sovranisti. Il profilo ideale potrebbe essere quello di Basilio Catanoso, Fi ma proveniente da An e vicino all’ex ministro Altiero Matteoli. Dal modello Palermo di centro-sinistra, ad un nuovo modello Sicilia di centro-destra. Cambiare, perché nulla cambi. Soprattutto il potere di Alfano nell’Isola.

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