La terra tremò: uno sguardo sulla grande crisi (ora che è finita)

Nei dieci anni della "grande recessione" molte cose sono cambiate: il lavoro non è più come prima, e così i salari. La politica si è giocata molto del suo capitale di credibilità, mentre la finanza si è data una regola. Segnali negativi ci sono ancora, ma è difficile che portino a un altro disastro

Si può prevedere un terremoto da uno scricchiolio? O, allo stesso modo, una crisi economica da alcuni segnali negativi? Il 9 agosto del 2007, Bnp Paribas annunciò di aver congelato due fondi particolarmente esposti sul mercato immobiliare americano. In pochi si aspettavano che sarebbe stato l’inizio della grande crisi degli ultimi anni, il decennio che sarà ricordato come quello della “grande recessione”.

Come tutti i grandi periodi di crisi, ha lasciato segni profondi sui mercati azionari ma anche sulla struttura dell’economia. In più, è stato anche il decennio della rivoluzione digitale, che sta stravolgendo i modelli alla base di moltissimi settori, regalando al tempo stesso grandissimi vantaggi per i consumatori, ma anche crisi il patto sociale che conoscevamo.L’equazione tra capitale, Stato e lavoro – proiettata oggi in un contesto globale – si distorce forzando ai margini la contraddizione, proiettandoci oggi in una fase economico-finanziaria a tratti inedita.

Guardandoci indietro la prima cosa che verrebbe da pensare è che alla fine poteva andare peggio. Il sistema finanziario e l’economia globale hanno reagito con inaspettata prontezza, con l’Europa in questo caso ancora po’ indietro a nuotare nella scia. Non è stato un periodo indolore: i Governi hanno speso oltre a molti dei soldi dei contribuenti (risorse che hanno poi recuperato in gran parte dove si è agito prima e meglio come negli Usa) moltissimo capitale politico, alienandosi la fiducia di una parte della popolazione. Il lavoro sta tornando ma non assomiglia a quello del periodo pre-crisi: i salari continuano a essere stagnanti, la qualità dell’occupazione è calata più o meno ovunque (soprattutto per i giovani).

Per quanto riguarda invece il sistema finanziario, molte cose sono cambiate in meglio. Le banche oggi sono (un po’) più capitalizzate di 10 anni fa e hanno degli strumenti più efficaci per garantirsi liquidità in momenti difficili. I prodotti finanziari più complessi, quelli che hanno magnificato il rischio aumentando la leva nell’economia, sono stati vietati o regolamentati. Certo, non è tutto perfetto: la volatilità (qui spiegato di cosa tratta) è ai minimi storici, i mercati azionari godono di valutazioni piuttosto elevate e la correlazione tra la performance dei vari comparti si sta facendo sempre più lasca. Alcuni temono che si possano ripresentare le condizioni per una nuova crisi, in particolare sul versante del del debito privato, che negli Usa e in Uk è tornato a crescere.

A volte nell’impossibilità di vedere il futuro si cade nella tentazione di guardare al passato Il ciclo economico (e quello finanziario) si invertirà sicuramente, ma questo non vuol dire necessariamente che ci sarà una nuova crisi .Di fronte a fattori di rischio, dopo i 10 anni passati, i risparmiatori dovranno agire d’anticipo e pianificare in anticipo il proprio futuro finanziario, fare le scelte che tengano il rischio sotto controllo per garantire un futuro più solido.

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