Il mondo dell’arte italiana è in subbuglio da qualche giorno. Da quando, cioè, il Comune e la Regione Liguria hanno proposto ufficialmente Luca Bizzarri, attore teatrale e presentatore televisivo, come neo presidente della Fondazione Ducale di Genova, ovvero l’ente che organizza la programmazione artistica del Palazzo Ducale. L’incarico non è ancora stato ufficializzato, per quello servirà il sì dell’assemblea dei soci che, a quanto pare, formalizzerà la nomina in breve tempo, ma intanto la bomba è stata piazzata nel corridoio e le polemiche sono divampate, come da copione.
Da una parte si levano le voci delle auctoritas, dei critici, degli storici dell’arte, degli esperti di questo sottobosco opaco e quasi incomprensibile ai non addetti ai lavori, dall’altra fa eco il mormorio popolare di chi, talebano della meritocrazia a qualsiasi costo, si accapiglia, si azzufola e si strugge per una nomina che apparentemente è decontestualizzata quanto l’elezione a Presidente della Repubblica di Piero Angela.
«Non ha competenze in materia d’arte, non ha una formazione storico-artistica, non ha conoscenze di settore specifiche», dicono gli esperti. «È un comico, ha fatto le Iene, p un cazzone», dicono le anime belle. Ma la questione è molto più semplice di così, e se per alcuni versi è molto più pacifica — anche se le anime belle non vanno a controllare, il ruolo di presidente, per esempio, non contempla responsabilità artistiche, ma gestionali — per altri, quelli che stanno alla base dell’esigenza di una scelta del genere, è molto, molto più drammatica.
La verità è che Luca Bizzarri, nell’Italia del 2017, è un ottimo nome per la presidenza di una istituzione come la Fondazione Ducale, che ha bisogno di soldi privati, sponsor, partnership, visibilità, pubblico. In un mondo come quello dell’arte poi, il cui paradosso mortale è l’essere assurdamente semplice e contemporaneamente grottescamente complicato, la nomina di un outsider totale come Bizzarri può far bene, anche perché, peggio di prima non è così facile.
Se Bizzarri fosse confermato succederebbe infatti a un altro Luca, Luca Borzani, professore universitario ed ex assessore alla Cultura nel capoluogo ligure, la cui ultima impresa in Fondazione è costata una figura non proprio eccelsa visto che la mostra su Modigliani è stata accusata di contenere tele false e altre di non certa attribuzione, portando alla chiusura anticipata della mostra e al sequestro di alcuni dei quadri che ospitava.
Al di là della ratifica o meno di questa strana nomina, questa storia ha una morale che abbiamo il dovere di capire, evitando di schierarci per tifoserie e cercando di intravedere almeno per una volta la luna in fondo al dito. Una luna di merda, intendiamoci, ma pur sempre più importante del dito che la indica.
Il dito, ovviamente, è il chi, è la nomina di “uno famoso”, un comico, uno che viene dalla televisione; la luna, invece, è il perché. L’obiettivo di questa nomina è infatti ben chiaro: attirare sponsor, nuovo pubblico e far crescere la visibilità mediatica della Fondazione. È questo il problema: dover attrarre sponsor perché privati di risorse pubbliche, o di accrescere l’appeal mediatico perché quello prettamente culturale da solo non basta più. Queste sono cose che meritano qualche riflessione, e vengono molto prima di una nomina che, per quanto curiosa possa essere, è perfettamente in linea con la realtà. Stat Roma pristina nomine, e anche se a noi ci restano solo in nomi, ogni tanto forse è il caso di indignarsi e sbattersi per cambiare le cose.