Il ministro dell’ambiente Gian Luca Galletti è persona garbata e seria, che da molti anni interpreta con passione l’attività politica (inizia nel 1990 come consigliere comunale a Bologna, la sua città).
Oggi rilascia un’intervista alla bravissima Alessandra Arachi per il Corriere della Sera che contiene una notizia stupefacente e gravissima allo stesso tempo.
In buona sostanza il ministro dice che tra i problemi che rendono difficile una efficace reazione nei casi di nubifragi come quello che ha portato morte e devastazione a Livorno c’è il fatto che le previsioni meteo sono svolte esclusivamente a livello regionale, con il risultato grottesco per cui abbiamo 20 sistemi non coordinati tra loro. Il ministro poi assegna la responsabilità di questo incredibile stato di cose all’attuale formulazione del titolo V della Costituzione, così riformata nel 2001 (ampliando i poteri delle regioni).
Infine il ministro conclude auspicando che i centri meteo regionali vogliano coordinarsi con il costituendo un centro meteo europeo (con sede a Bologna).
Il ministro sa quello che dice e avrà ben ragionato prima di parlare, però sorgono spontanee due domande:
- Il titolo V della Costituzione è lì da leggere e va dall’art. 114 all’art. 133. Non vi è alcun riferimento alle previsioni meteorologiche, neppure in modo indiretto. Come facciamo a dire che è colpa della Costituzione? Non è forse il caso di ammettere che si è voluto interpretare così quel testo per dare vita a 20 uffici regionali anziché uno nazionale?
- Esistono strutture della Repubblica come la Protezione Civile, la Marina e l’Aeronautica Militare che dispongono certamente dei dati utili sul meteo. Cosa impedisce concretamente di farvi riferimento?
Il titolo V della Costituzione è lì da leggere e va dall’art. 114 all’art. 133. Non vi è alcun riferimento alle previsioni meteorologiche, neppure in modo indiretto. Come facciamo a dire che è colpa della Costituzione?
Quella riforma del titolo V fu certamente sciagurata, non c’è alcun dubbio. Ma va ricordato che ci venne raccontata all’epoca come la soluzione di tutti i mali della nazione, grazie al fatto che avrebbe riportato vicino ai cittadini i centri nevralgici della gestione e della programmazione amministrativa su molte materie.
Le cose sono andate ben diversamente, ma non possiamo cedere alla logica secondo cui il problema è sempre un altro, in un ufficio diverso o in una norma in via di approvazione.
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