A che serve convertire un’azienda alle tecnologie dell’Industria 4.0 se questa opera in un settore tradizionale come la siderurgia e se ha già una quota di mercato tale da imporre le sue condizioni a clienti e concorrenti? Molti protagonisti del panorama industriale risponderebbero che serve a produrre di più spendendo meno. Risposta corretta, per carità. Ma forse non troppo proiettata al futuro. La risposta che invece dà il giovane Ceo dell’azienda siderurgica Aso Sps di Oppeano (Verona) è spiazzante: «Vogliamo dare molte più informazioni ai clienti: metterli nelle condizioni di guardare, attraverso una piattaforma digitale, la disponibilità nei nostri magazzini e fare gli ordini sulla base degli stock». A parlare è Francesco Uberto, Ceo di ASO SPS parte di Aso Group, un gruppo siderurgico che ha la testa a Brescia, terra di alcune delle acciaierie più avanzate in Europa.
La società Aso Sps, che nel gruppo è quella specializzata nella produzione di barre cromate, è alle prese con il piano strategico della Aso del futuro, chiamato “Aso 2020” ed elaborato a quattro mani con la società di consulenza Porsche Consulting. L’obiettivo è raggiungere il traguardo dei 150 milioni di euro di ricavi entro il 2020 che rappresentano una crescita del 50% rispetto al fatturato attuale. Il driver principale della crescita è la trasformazione digitale che sarà un cambiamento di tecnologia ma soprattutto di mentalità. «È finita l’epoca in cui le informazioni dovevano essere tenute all’interno e centellinate ai fornitori e clienti – dice Uberto -. Bisogna pensare che dare informazioni è un servizio, ed il servizio sarà per noi un vantaggio competitivo. Siamo partiti con il piano ancor prima del piano incentivi governativi – continua Uberto – per noi è una questione strategica, non tattica». L’approccio aperto del capo-azienda, molto diverso da quello tipico di un settore maturo, si rispecchia nell’aspetto e nell’atteggiamento. A 43 anni si presenta con una t-shirt bianca con stampati sopra dei teschi neri; un sorriso aperto e dei modi che alternano la provocazione e lo scherzo bonario; ma anche una serenità, di fronte a sfide molto complesse, che può avere solo un atleta. Quando ci parla Uberto è in partenza per l’Islanda, dove si prepara ad affrontare una gara di triathlon, disciplina che pratica in modo semi-professionale.
Prima di affrontare il tema della tecnologia si toccano altri punti. Come la necessità di cambiare approccio al lavoro. «Abbiamo già fatto molti progressi – commenta il Ceo del gruppo – lavorare con Porsche Consulting ci ha permesso di acquisire la metodologia e gli strumenti per far sì che la strategia non rimanga solo su carta. Il mio obiettivo è creare una squadra di manager indipendenti che abbiano voglia di sperimentare. Io voglio dare libertà a chi lavora con me, voglio dare la facoltà di sbagliare ed incentivare l’iniziativa il cosiddetto “errore intelligente”».
Poi, naturalmente, c’è la tecnologia. Il piano Aso 2020 prevede che tutto il processo produttivo sia monitorato attraverso sensori e che gli stessi prodotti, le barre cromate (oggetti che per la loro robustezza tipicamente sono usati per le aste di macchine per il movimento terra) siano sempre tracciati attraverso un sistema Rfid. I vantaggi, in questo modo, sono quelli tipici dell’Industria 4.0: la possibilità di fare manutenzione predittiva, la capacità di gestire meglio la produzione e il magazzino, l’opportunità di avere un sistema di prezzi dinamico. Un esempio? Se c’è un buco di produzione si può agevolmente riempirlo con un lotto destinato a un cliente, con condizioni da trattare in modo agile. Per semplificare questa procedura lo strumento è un “marketplace”, la piattaforma digitale di domanda e offerta a cui si accennava all’inizio. «Avremo grandi vantaggi, anche in termini di costi. Basta pensare a tutte le ore che potremo risparmiare evitando di rispondere a centinaia di email e telefonate», spiega Uberto.
«È finita l’epoca in cui le informazioni dovevano essere tenute all’interno e centellinate ai fornitori e clienti. Bisogna pensare che dare informazioni è un servizio, ed il servizio sarà per noi un vantaggio competitivo. Siamo partiti con il piano ancor prima del piano incentivi governativi per noi è una questione strategica, non tattica»
Un altro passaggio del piano “Aso 2020” è l’integrazione tra le aziende del gruppo ed in particolare la Cromsteel con sede in Romania. Fondata nel 1999 da un imprenditore italiano, originario della Toscana, per qualche anno la Cromsteel ha dato del filo da torcere a tutti gli altri concorrenti europei, divisi tra Italia, Francia e appunto Romania. Ci fu una grande guerra di prezzi, che mise in ginocchio tutto il comparto. Poi la stessa società rumena non resse e fu messa in vendita. La Aso decise di indebitarsi e fare il grande passo dell’acquisizione di un’azienda che contava 535 operai, contro i 100 della Sps di Oppeano. Lo sforzo, tuttavia, ha pagato. Ora il gruppo bresciano-veronese è diventato il primo operatore europeo, con circa il 50% di quota di mercato europeo e statunitense ed il 25% della produzione mondiale. C’era, però, il problema di raddrizzare una società, quella rumena, gestita in modo padronale e con pochi controlli. «La regola lì era che si produceva il più possibile, senza fare troppa attenzione alla qualità», dice Uberto. «Dopo l’acquisizione e i progetti affrontati con Porsche Consulting», spiega il direttore operativo, Enrico Romano, «i resi in termini di costo a bilancio sono scesi dall’1,2 allo 0,4% e il cosiddetto “rework” si è dimezzato, passando dal 30 al 15 per cento.
Grazie al lavoro fatto su qualità e servizio la Aso Sps ha contribuito al riequilibrio dei prezzi, un contributo virtuoso a beneficio di tutta la catena del valore del settore. Altri vantaggi ci sono stati in termini di costi di approvvigionamento della materia prima. Uno dei passaggi chiave del piano strategico è quello di unificare i servizi informativi, cosa che avverrà dal gennaio 2018».
«Il mio obiettivo è creare una squadra di manager indipendenti che abbiano voglia di sperimentare. Io voglio dare libertà a chi lavora con me, voglio dare la facoltà di sbagliare ed incentivare l’iniziativa il cosiddetto “errore intelligente”»
La Aso Sps fa parte di un gruppo, Aso Group, che affonda le sue origini nel 1971. A fondare la società, la cui sigla sta per Acciai Speciali Ospitaletto, fu Aldo Artioli, una figura che per decenni fu uno dei punti di riferimento delle acciaierie bresciane. La necessità di un cambio di passo, dopo i fasti degli anni duemila (nel 2007 la Aso fu la terza società per utili della provincia di Brescia) è venuta dopo le difficoltà nel settore che hanno caratterizzato gli ultimi anni. L’apporto di Porsche Consulting è stato soprattutto quello di dare continuità e ordine nel cambiamento.
«Siamo partner del gruppo Aso da tempo, azienda che abbiamo supportato sia nella definizione della strategia competitiva sia nel miglioramento delle performance degli impianti – continua Giovanni Notarnicola, Principal Porsche Consulting – il piano di trasformazione digitale nasce dall´esigenza di definire i fattori critici di successo della crescita profittevole dell´azienda: ogni caso di utilizzo delle tecnologie è infatti legato ad un preciso obiettivo strategico. Abbiamo già iniziato a lavorare assieme all’implementazione del piano – continua Notarnicola – come responsabile dell´area digital transformation di Porsche Consulting è per me enorme soddisfazione realizzare questo progetto in un settore non convenzionale come quello della siderurgia».