L’esito delle elezioni tedesche ha scatenato reazioni in tutto il panorama politico europeo: opinionisti, analisti politici e think tank si interrogano sul futuro dell’Europa.
Il risultato delle elezioni in Germania e il difficile, nonché lento, processo per la creazione di una coalizione di governo potrebbero bloccare qualsiasi tentativo di introdurre riforme significative per l’UE. D’altra parte, il presidente francese Macron sembra spingere sull’acceleratore per una una rifondazione degli attuali meccanismi di governance dell’Unione.
Gli analisti sono concordi nel sottolineare che il nuovo panorama politico tedesco si sia allontanato sensibilmente dalla stabilità dimostrata nell’ultimo decennio. Con l’avvento di un partito radicale di destra come l’AfD nel Bundestag e la prospettiva di un governo di coalizione multi-partitico, diventa difficile prevedere la capacità di Berlino di guidare l’Unione. Lo scenario più plausibile è quello di una coalizione “Jamaica”, formata dalla CDU di Merkel, dai liberali del FDP e dai Verdi.
Secondo Amandine Crespy (su Social Europe) l’erosione dei cosiddetti partiti di maggioranza (il partito socialdemocratico in primis) e l’ascesa dell’AfD hanno posto fine al sistema politico del dopoguerra. Crespy sottolinea inoltre che le elezioni stanno spianando la strada alla caduta dell’Europa a trazione tedesca. Una “noiosa campagna elettorale” ha avuto conseguenze “tremendamente importanti” per l’UE.
Leopold Traugott, sul think tank liberale Open Europe, ha condiviso la sua opinione sul risultato delle elezioni tedesche. Sul processo di riforma delle istituzioni europee, Traugott sostiene che “Macron porterà innovazione” ma che Merkel “non sarà in grado di rispondere”. I leader britannici invece non dovrebbero aspettarsi alcun miglioramento significativo sul fronte delle negoziazioni per la Brexit. L’economista, in un precedente articolo, ha spiegato che l’FDP al potere implicherebbe un ammorbidimento della posizione tedesca in merito alle negoziazioni con Londra. La presenza dei Verdi nella possibile coalizione “Jamaica” dovrebbe tuttavia controbilanciare il peso dei liberali.
Judy Dempsey raccoglie su Carnegie Europe le riflessioni di diversi esperti sulle conseguenze del voto tedesco. La maggior parte degli interventi si concentra sulla politica estera, ma vengono affrontate anche questioni come la Brexit. Secondo Peter Kellner, giornalista ed ex-presidente di YouGov, l’instabilità dello scenario politico tedesco non rallenterà le negoziazioni della Brexit. Kellner afferma che il Primo Ministro Britannico Theresa May sperava in una forte leadership di Angela Merkel, che le permettesse di raggiungere un compromesso direttamente con Berlino da contrapporre alla Commissione Europea.
Stefan Lehne include Emmanuel Macron tra gli sconfitti alle elezioni tedesche. L’FDP si opporrà a qualsiasi tentativo di riforma che sposti l’UE in direzione di una maggiore solidarietà finanziaria. Tuttavia Lechne sostiene che una maggiore integrazione potrebbe facilmente essere conseguita in campi come la difesa e la sicurezza.
L’altro evento chiave della settimana è stato il discorso di Macron dell’altro ieri alla Sorbona, nel quale ha esposto la sua visione dell’Europa. La redazione del Guardian elogia il discorso definendolo “una visione coraggiosa per l’Europa”, e paragonano l’intervento a quello dei padri fondatori dell’Unione: “i discorsi contano […], [possono] infondere energia, raccogliere consensi, fissare obiettivi”.
Anche Enrico Letta, ex presidente dell’Istituto Jacques Delors ed ex Primo Ministro Italiano, si unisce all’invito lanciato dal presidente francese. Ospite di numerosi programmi televisivi e radiofonici in tutto il continente, Letta sostiene che lo “status quo – in Europa – è insostenibile”. Letta chiede ai leader tedeschi e francesi di assumersi le proprie responsabilità: in diverse occasioni il suo intervento richiama la visione di Macron sul futuro dell’Unione.
Il discorso di Macron non ha raccolto successi solo in Gran Bretagna o in Francia: anche opinionisti e intellettuali tedeschi hanno applaudito il discorso di Parigi. Sasha Lenartz, per Die Welt, scrive: “Macron pretende troppo, ma almeno vuole qualcosa”. Nello specifico sottolinea che su molte questioni, come ad esempio in materia di difesa, ci potrebbe essere spazio di manovra nonostante il risultato delle elezioni in Germania. Lenartz evidenzia il fatto che Macron non ha insistito eccessivamente – come invece aveva fatto in interventi precedenti – su argomenti sensibili, come la mutualizzazione del debito.
Julian Nida-Rümelin, ex ministro e presidente della University Philosophical Society, sul The European, si spinge anche oltre sostenendo che l’opposizione di Berlino alle riforme finanziarie e governative è un errore. Come scrive Enrico Letta, “non si può continuare così”.