Orrore migranti: la rotta verso l’Italia è la più mortale al mondo

Diminuiscono gli arrivi (-19,7%) ma aumentano i morti: l’88% di tutti i decessi dei migranti avvengono nel Canale di Sicilia. Uno su 49 perde la vita per raggiungere l’Italia

Se vuoi raggiungere l’Italia su un gommone rischi di morire, se rimani nei campi di detenzione in Libia sei condannato alle violenze: in mezzo il mar Mediterraneo dove dal 2014 a oggi hanno perso la vita 14.500 migranti, la metà di tutti quelli che decidono di emigrare. La rotta per l’Italia è la più letale del pianeta.

Sono questi i numeri del report dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Iom), l’agenzia delle Nazioni Unite, che ha pubblicato oggi il suo studio, come citato anche dal Guardian. Dopo la chiusura della rotta balcanica, con i confini blindati da Macedonia, Croazia e Ungheria, e l’accordo tra Unione europea e Turchia, la rotta per il Mediterraneo è diventata l’unica percorribile per i migranti. Ma anche la più letale.

Un imbuto umano che secondo il report fa morire un migrante ogni 49. E dire che gli arrivi in realtà sono diminuiti: -19,71% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso secondo i dati forniti dal ministero dell’Interno. Quello che aumenta, anzi quasi raddoppia, è la percentuale di morti: 2.1 su 100 nel 2017 contro 1,2 del 2016. E proprio l’anno scorso è stato il più grave mai registrato dal 2000 con 5143 migranti scomparsi.

Se compariamo i dati a livello globale il report dell’Iom fa ancora più riflettere: nei primi sei mesi del 2017, il 72% dei migranti morti o dispersi nel mondo è scomparso nella rotta mediterranea. Sono 2259 e potrebbero essere molti di più, se escludiamo i corpi non recuperati e quelli non identificati. Quindici volte in più rispetto al numero di messicani morti per arrivare negli Stati Uniti e dieci volte di più del numero dei migranti che passano per il Sahara.

Il dilemma mortale dei migranti, soprattutto quelli stanziati nel Nordafrica è questo: rimanere nei campi libici in condizioni disumane o partire per il Mediterraneo verso l’Italia e rischiare la vita, sapendo che l’88% di loro troverà la morte.

Tra le cause, secondo l’Iom c’è la disumanità degli scafisti che continuano a giocare con le speranze dei migranti. Usano imbarcazioni poco adatte al mare, gommoni o barche a vela, come quella che si è schiantata contro il Bastione San Domenico di Gallipoli, lo scorso 9 settembre. Trasportava 63 migranti.

Non solo gommoni o mezzi di fortuna. Secondo il report il problema sono le troppe imbarcazioni che partono dalla costa nordafricana nello stesso momento, con il rischio di scontrarsi. Se aumenta il numero di migranti nella rotta per il Mediterraneo, perché le altre sono bloccate, allora è logico che gli scafisti decidano di partire anche se non ci sono le condizioni climatiche e di navigazione adatte. Tra il novembre del 2016 e il febbraio del 2017 c’è stato un aumento del 61% degli arrivi (35,448) rispetto all’inverno 2015/2016.

Il dilemma dei migranti stanziati nel Nordafrica è atroce: rimanere nei campi libici in condizioni disumane o partire per il Mediterraneo verso l’Italia e rischiare la vita, sapendo che l’88% di loro troverà la morte. Nei campi di detenzione in Libia, frutto dell’accordo tra il ministro degli Interni e 14 tribù nel sud del Paese, i migranti subiscono torture, violenze e altre gravi violazioni dei diritti umani. La denuncia di Medici Senza Frontiere è stata confermata da Zeid Ra’ad Al Hussei, commissario Onu per i diritti umani che ha parlato di torture, violenze e altre gravi violazioni dei diritti umani. In poche parole una chiara violazione del divieto internazionale di “non respingimento”.

Tra l’inferno dei campi e la prospettiva di una morte quasi certa nella rotta per l’Italia, molti migranti ne scelgono una nuova: dal Marocco alla Spagna. Secondo il report dell’Iom il numero di persone che arriva nella penisola iberica supererà quello degli arrivi in Grecia e sono triplicati gli arrivi nei porti dell’Andalusia.

Il report dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni, dà anche una notizia positiva: il numero dei migranti salvati è aumentato del 23% negli ultimi cinque mesi del 2017. È diminuito inveceil numero di morti di massa in mare: quest’anno sono stati solo sette gli incidenti che hanno causato la morte di più di 100 migranti. L’anno scorso succedeva il 60% delle volte, nel 2017 il 40%.

Il numero è importante perché dimostra che le azioni di salvataggio, in particolare delle Ong, sono state più efficaci nel 2017. Le poche navi delle Organizzazioni non governative che, in silenzio, continuano a girare per il Mediterraneo e a salvare vite.